I bambini invisibili dell'Iran

 

Bambini beluci in Iran. Foto di Mostafameraji (CC BY-SA 4.0)

In Iran ci sono oltre un milione di persone non registrate [fa] e un numero significativo di queste sono bambini. Uno dei principali motivi di questa situazione disumana è una legge, vecchia di decenni, che impedisce alle donne iraniane sposate con persone di altra nazionalità di trasmettere la loro nazionalità ai figli. Ciò significa che per migliaia di bambini iraniani il futuro è già deciso prima ancora della loro nascita. Non solo questi bambini non hanno accesso all'istruzione né all'assistenza sanitaria, ma il loro nome non è nemmeno incluso nel database nazionale.

Il Consiglio dei Guardiani, l'organo che esamina tutte le leggi approvate dai membri del Parlamento, ha approvato un emendamento a questa legge, ma ha specificato anche che la concessione della nazionalità potrebbe essere negata per “motivi di sicurezza”.

Tuttavia, l'emendamento della legge non cancellerà tutte le discriminazioni che questi bambini “senza nome” devono subire. Ad esempio la minoranza beluca [en, come tutti gli altri link, salva diversa indicazione], che in Iran si aggira intorno a due milioni di persone e vive in un'area sottosviluppata vicino al confine con il Pakistan e l'Afghanistan, è stata vittima di terribili discriminazioni da parte delle autorità iraniane, le cui politiche negano a molti beluci la possibilità di godere di tutti i diritti spettanti ai cittadini iraniani.

Nasser Boladai, portavoce del Partito del Popolo del Belucistan nonché Presidente di Unrepresented Nations and People Organisation (UNPO) (Organizzazione delle nazioni e dei popoli non rappresentati), ha raccontato a Global Voices quanto segue:

While there are some Baloch children with foreign fathers who have been denied citizenship, for the majority of Baloch children both mother and  father are Baloch—that is to say Iranian—whose parents have lived in Balochistan province or other part of Balochistan which are now part of the populated of provinces of Kerman and Hormozgan.

Government estimates put children both of whose parents are Baloch and who lack national identity cardse  at about 40,000, while other estimates from local sources put the number at twice that—about 80,000 to 100,000.

Benché ci siano molti bambini beluci con padri stranieri a cui è stata negata la cittadinanza, nella maggior parte dei casi si tratta di figli di genitori beluci, ossia iraniani, che da sempre vivono nella provincia del Belucistan o in altre parti di questa regione che oggi fanno parte delle province di Kerman e Hormozgan.

Il governo stima che il numero di bambini con genitori beluci e che non hanno una carta d'identità siano circa 40.000. Secondo altre fonti, il loro numero sarebbe il doppio e si aggirerebbe intorno a 80.000 – 100.000 bambini.

Testimonianze [fa] rivelano la profonda sofferenza inflitta al popolo beluci: da madri il cui sogno piu grande è mandare i propri figli a scuola, fino a madri che si chiedono perchè le autorità abbiamo confiscato loro la cara di identità, lasciandole senza alcun potere

 Una burocrazia kafkiana

Uno dei motivi per cui alcuni bambini beluci non hanno una carta d'identità iraniana deriva dal fatto che i loro genitori vivono in aree remote ed, essendo analfabeti, non hanno mai avuto una carta d'identità e non l'hanno mai richiesta per i loro figli.

Altri bambini sono vittime della burocrazia kafkiana iraniana. In alcuni casi, ai genitori è stato chiesto di fare un test del DNA che in molti casi non possono permettersi. In altri casi, viene loro confiscata la carta d'identità, apparentemente allo scopo di verificarne l'autenticità. Alcuni attivisti politici e della società civile considerano queste azioni parte di una continua politica discriminatoria nei confronti di determinati gruppi etnici, soprattutto i sunniti e i beluci.

Boladai afferma che in alcuni casi le autorità iraniane hanno confiscato o annullato i certificati di nascita dei beluci al momento del rinnovo o della richiesta di documenti. È opinione di alcuni beluci che queste misure mirino a punire i membri della loro comunità che non hanno aderito alla propaganda del regime. Boladai ritiene anche che queste azioni vengano usate come “pretesto per sviluppare e cambiare le caratteristiche demografiche della regione allo scopo di trasformare i beluci in una minoranza nella loro madrepatria”. Secondo Boladai, per raggiungere questo obiettivo, il governo sta pianificando di trasferire dai 2 ai 5 milioni di persone nella regione costiera del Belucistan, nelle province di Sistane-Belucistan e Hormozgan.

“Non avere una carta d'identità rende difficile sentirsi riconosciuti come persone e come collettività”, ha riferito a Global Voices Azadeh Pourzand, un ricercatore esperto in diritti umani nonché direttore esecutivo della Fondazione Siamak Pourzand. “Per questo, è importante tenere presenti i numerosi problemi emotivi e psicologici che i bambini, privati di una foto su una carta d'identità, devono affrontare”. Senza documenti di identificazione, non è infatti possibile accedere ai servizi pubblici, come quelli sanitari e scolastici. “Benché non sia l'unico, il motivo principale per cui molti bambini beluci non hanno accesso all'istruzione”, ci racconta Pourzand, “è che non hanno una carta d'identità, una realtà che anche i funzionari hanno denunciato sui quotidiani e i media finanziati dallo stato. Ciononostante, è stato fatto molto poco per mettere fine a questa tragica situazione dei bambini beluci”.

Comunque, anche nei casi in cui riescono ad andare a scuola – ci spiega Pourzand – sono costretti a frequentare scuole mal costruite o in cattivo stato di manutenzione. “Corrono il rischio che crollino loro addosso le pareti o il soffitto in qualsiasi momento. Altri problemi che affliggono questa regione impoverita sono lo scarso accesso ad acqua pulita e l'assenza dell'elettricità necessaria per mantenere una temperatura accettabile nelle scuole e garantire adeguate condizioni sanitarie”.

“Viste le precedenti discriminazioni nei confronti delle minoranze etniche e religiose da parte della Repubblica Islamica”, afferma Pourzand, “nonché la persecuzione mirata di questi gruppi, l'assenza di infrastrutture, la negligenza economica e l'estrema miseria sembrano essere intenzionali e quindi una forma di discriminazione in se stessa che, a sua volta, porta ad altre forme di discriminazione”.

L'esodo

Secondo Nasser Boladai, idealmente dovrebbe essere permesso ai beluci di vivere nei loro villaggi e occuparsi delle loro attività tradizionali, ovvero l'agricoltura e l'allevamento di bestiame. Tuttavia, l'assenza di infrastrutture e la difficoltà a coltivare il terreno, hanno forzato molti ad abbandonare i loro villaggi. La loro situazione è diventata di dominio pubblico dopo che i beluci hanno iniziato a trasferirsi nelle periferie di città come Chahbhar, Zahidan e perfino Teheran per lavorare a giornata. “Spesso vengono vessati o aggrediti e obbligati a lasciare le loro case e trovarne un'altra”, racconta Boladai. “Tutto ciò indica che il numero di beluci senza stato sta aumentando, non diminuendo”.

La politica repressiva delle autorità iraniane nei confronti delle minoranze etniche e religiose è radicata nel DNA della Repubblica Islamica fin dalla sua nascita. In questo gioco, che dura da decenni, migliaia di beluci sono stati trasformati non in cittadini di serie B, ma in esseri invisibili.

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