articoli mini-profilo di Libertà d'espressione da novembre, 2010
Cina: primo caso di inquisizione (e condanna) per un messaggio diffuso su Twitter
Una donna viene condannata a un anno di "rieducazione tramite il lavoro" con l'accusa di "disturbo dell'ordine sociale", solo per aver rilanciato un messaggio su Twitter. Abbondano commenti e reazioni su un ulteriore caso emblematico delle pratiche repressive attuate dal governo cinese.
Guinea-Bissau: la dittatura del consenso e la tentazione della denuncia
Con il blog 'Ditadura do Consenso', António Aly Silva è diventato il volto più noto e più attivo della blogosfera in Guinea-Bissau. In questa intervista, spiega perché non resiste alla tentazione di ‘denunciare’ e cosa significa essere un blogger sovversivo nel suo Paese.
Iran: siamo tutti criminali informatici
Approvata nel gennaio 2009, la specifica normativa sui reati informatici è stata più volte usata per reprimere e condannare parecchi blogger. E rende possibile bollare come criminali quasi tutti i netizen, vista la scarsa chiarezza di svariati articoli. Eccone un'attenta analisi.
Brasile: Lula intervistato dai blogger brasiliani
Per la prima volta Lula, il Presidente uscente del Brasile, è stato intervistato da un gruppo di blogger, fatto che è stato visto dai più come un importante passo nella continua evoluzione verso il raggiungimento di un sistema di media più democratico. Lula ha promesso di dedicarsi al blogging e ai tweet nel futuro.
Ucraina: i social media canale primario per l'informazione sulle proteste anti-fisco di Kiev
Gli imprenditori locali scendono in piazza per protestare contro il nuovo regime fiscale approvato dal Parlamento. Le testate tradizionali riportano poco o nulla, mentre sono gli utenti dei social network e i blogger a rilanciare e aggiornare sull'evento.
Iran: sotto processo il più giovane blogger mai detenuto
Altro triste primato per il governo iraniano, dopo il primo blogger arrestato della storia, al primo blogger morto in carcere. Il 18enne Navid Mohebbi è detenuto nel carcere della città di Sari, mentre è partita l'ondata di cyber-attivismo in vista del processo a porte chiuse.
Blogger palestinese arrestato per aver criticato l'Islam su Facebook
Arrestato dalle autorità palestinesi per aver creato una pagina su Facebook denominata "Allah", il caso di Waleed Khalid Hasayin rivela la persecuzione nei confronti di una minoranza atea e "liberale" che pure esiste nel mondo musulmano. Online circolano petizioni e monta l'attivismo a sua difesa.
Azerbaijan: scarcerato il video-blogger Adnan Hajizade
Inattesa sentenza della Corte d'Appello di Baku che ha rilasciato l'attivista azero, arrestato (e poi condannato) insieme al collega Emin Milli nel luglio 2009. Abbondano i rilanci di gioia e soddisfazione su Facebook e Twitter.
Cina: banchetto “illegale” e performance dissidente legate alla vicenda dell'artista Ai Weiwei
Improvvisamente condannato agli arresti domiciliari, il noto artista Ai Weiwei era in procinto di recarsi a Shanghai per dare una festa di addio per il suo studio condannato alla demolizione. Non mancano certo le reazioni online, alcune delle quali ritengono trattarsi di una superba performance organizzata dallo stesso artista.
Cile: studenti in marcia per oltre 1000 km a sostegno dell'istruzione pubblica
Tre studenti universitari cileni hanno intrapreso il 30 settembre una marcia a favore dell'istruzione cilena. Percorreranno più di 1.000 chilometri fino ad arrivare a Santiago, onde dare risalto a una protesta pacifica contro la privatizzazione dell'istruzione nel Paese. Molte le reazioni -- e l'incoraggiamento -- online.
Danimarca: canale TV in lingua curda accusato di sostenere i terroristi del PKK
Attiva in Danimarca dal 2004, Roj TV viene ora accusata di sostegno al terrorismo per possibili legami con il Partito dei Lavoratori del Kurdistan. Proteste (e discussioni) proseguono nelle strade e online, mentre Roj TV continua a trasmettere in attesa del processo.
India: bufera su Arundhati Roy dopo le affermazioni sull'indipendenza del Kashmir
Recentemente l'appoggio espresso dalla nota scrittrice indiana Arundhati Roy alla causa separatista del Kashmir ha provocato reazioni discordanti nel Paese, dai media tradizionali alla blogosfera e su Twitter, fino agli ambienti istituzionali.