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Brasile: Colombia, Ecuador, Venezuela e la tormentata America Latina

Categorie: America Latina, Nord America, Brasile, Colombia, Ecuador, U.S.A., Venezuela, Citizen Media, Diritti umani, Governance, Guerra & conflitti, Media & Giornalismi, Politica, Relazioni internazionali, Ultim'ora

Negli ultimi giorni, nella blogosfera brasiliana, la tematica più discussa è stata quella della ‘crisi delle zone di frontiera in America Latina’. I Brasiliani sono affetti dalla sindrome del “so tutto io”, così, molti di noi hanno discusso e preso una posizione riguardo questa discussione.

Fortunatamente l'intera questione sembra aver trovato un'apparente soluzione [1] [en]. Alcuni dicono che Chavez dovrebbe essere espulso, o in qualche modo ‘neutralizzato’, in quanto considerato un ‘pericolo’ per la pace in America Latina. Altri dicono che gli USA e Uribe,  il loro ospite colombiano, siano i veri nemici dell'America Latina in questa telenovela. Tra gli interventi radicali e l'eco dei media, possiamo trovare alcune voci, nella Blogosfera brasiliana, che hanno accolto l'intera questione.

Andre Deak ha scritto un articolo per Agência Brasil [2] [pt, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione] nel 2006, sulle basi militari degli USA in Ecuador e in Colombia, intitolato “Geopolitica dell'assedio”, esprimendo le sue considerazioni a riguardo [3]…:

“A maior base norte-americana na América Latina, a base de Manta, fica no país governado por Rafael Correa. Presidente que publicamente é contra a política dos EUA para a região, e disse que não renovará o acordo para manter essa base.”

“La più grande base Nord Americana in America Latina, la base Manta, è governata da Rafael Correa, il presidente che è contro la politica USA. Ha dichiarato che non rinnoverà il contratto per il mantenimento della base.”

…di seguito alcune sue citazioni che riguardano il conflitto e tutto ciò che non è stato detto:

” ‘A partir de 2002, Colin Powell garantiu uma verba adicional de 731 milhões de dólares para financiar a participação do Equador, Bolívia e Peru no Plano Colômbia. O papel do Equador era central, principalmente porque os Estados Unidos utilizavam a estrutura da Base de Manta, com capacidade de controlar o espaço aéreo da região Amazônica, do Canal do Panamá e da América Central. A eleição do presidente Rafael Correa interrompeu o apoio do Equador ao Plano Colômbia, já que uma de suas principais medidas foi anunciar que não renovaria o acordo com os Estados Unidos para o controle da Base de Manta’, conta Maria Luisa Mendonça [4].

[…]

Outra leitura interessante vem do Beto Almeida, no texto Colômbia: Israel sul-americano? [5]: o assassinato de ‘Raul Reyes, conhecido por sua característica de exímio negociador político, também deve ser entendido como um alerta ao governo de Sarkosy para que não se meta em negociações que contrariem a linha estadunidense de militarização da região amazônica’.”

” ‘Dal 2002, Colin Powell ha garantito un finanziamento aggiuntivo di 731 milioni di dollari per la partecipazione di Ecuador, Bolivia e Perù sul piano della Colombia. L'Ecuador ha svolto un ruolo centrale, soprattutto perché gli Stati Uniti hanno usato le risorse della Base a Manta, in grado di controllare l'intera Amazzonia, il canale Panama e lo spazio aereo dell'America Centrale. L'elezione del presidente Rafael Correa ha interrotto il supporto dell'Ecuador per il Piano della Colombia, un tempo una delle prime misure [del presidente] era di annunciare che il trattato che affidava agli USA il controllo della Base a Manta non doveva essere rinnovato’, ha affermato Maria Luisa Mendonça. […] Un altro interessante punto di vista [in questa situazione] è quello di Beto Almeida, che espone nel suo scritto Colombia: l'Israele del Sud America?: ‘l'assassinio di Raul Reyes, conosciuto per essere un gran negoziatore politico, potrebbe essere visto come un allarme per il governo di Sarkozy, che non dovrebbe toccare le negoziazioni che vanno contro la linea d'azione americana per la militarizzazione dell'Amazzonia’.”

João Vergilio scrive, in un articolo [6] pubblicato da Luis Nassif sul blog Projeto.br [7], a proposito della connessione tra questa crisi e l'ipocrisia che riguarda la Guerra sul Narcotraffico e il problema del traffico di droga:

“Insisto: enquanto não pusermos sobre a mesa a questão do narcotráfico, todas as discussões ficam sem lastro. É em torno do tráfico e da política antidrogas americana que todas as questões desse conflito estão articuladas. Sem essa insana War on Drugs patrocinada pelos EUA, não haveria as Farc, nem Uribe. E Chávez não passaria de um reformador social um pouco voluntarista e desastrado.”

“Insisto: finché non discutiamo del problema sul traffico di droga, tutti gli altri non hanno senso. Tutte le problematiche di questo conflitto ruotano attorno al traffico di droga e alla politica anti-droga americana. Se non fosse stato per la Guerra antidroga, sostenuta dagli USA, le FARC o Uribe non ci sarebbero stati. E Chavez non sarebbe stato altro che uno sciocco e un ostinato riformista sociale.

Nello stesso articolo, Hugo Albuquerque è piuttosto pessimistico sulle motivazioni e sulla risoluzione del conflitto. Ci espone i possibili piani futuri degli USA per la Colombia:

“Não creio que a situação acaba por aí.

A Colômbia, que dos anos de 90 pra cá se tornou o cavalo de tróia dos EUA na região, fez essa ação para intimidar a Venezuela, não o Equador.

Isso é o indicativo de que se os EUA tentarem algo contra a Venezuela isso se dará via Colômbia do mesmo modo que o Iraque foi usado nos anos 80 para combater o Irã.”

“Non credo che la situazione si sia realmente conclusa. La Colombia, che negli anni 90 è divetantata ‘il cavallo di troia [8] [en]’ degli USA, ha intrapreso questa linea d'azione per intimidire il Venezuela, non l'Ecuador. Questo sta ad indicare che se gli USA non faranno nulla contro il Venezuela, utilizzeranno la Colombia come delegato, così come hanno fatto con l'Iraq nella lotta contro l'Iran.”

Pedro Doria, che considera la complessità della situazione e del mondo, supporta una certa neutralità, criticando allo stesso modo entrambe le parti [9]:

“Enquanto o mundo anda mais complicado do que jamais foi, esquerda e direita abraçam velhos conceitos. Não importa a evidente violência com que agem as Farc, tampouco o fato de que a sociedade colombiana está exausta delas. Se é uma guerrilha, ainda mais com discurso de esquerda, há de ser bom. Não é. São só golpistas assassinos, torturadores. Uma gente que prende outras por anos a fio. Já passamos desta fase na América Latina. Seria bizarro o suficiente se não houvesse pelo mundo gente à direita que jura combater um comunismo inexistente e que, além de se embaralhar na bandeira religiosa, age com um anti-cientificismo grosseiro.”

“Da quando il mondo è diventato più complesso, destra e sinistra adottano vecchi concetti. Non importa quanto siano violente le FARC o quanto sia stanca la società colombiana. Sarebbe buono se ci fosse una guerriglia e, meglio ancora, una guerriglia con un discorso di sinistra. Ma non c'è. Sono solo degli astuti assassini e torturatori. Sono delle persone che sequestrano e imprigionano gli altri per molti anni. Siamo tutti oltre questa fase in America Latina. Che sarebbe già abbastanza bizzarra, se non ci fossero, in questo mondo, così tante persone di destra, legate alla religione, che agiscono seguendo un clamoroso antiscientismo e giurano di star combattendo un comunismo che non esiste.”

Dato che non è semplice trovare delle risposte in questo momento, Doria si batte contro l'illegalità e l'abuso di potere e vede entrambe le parti con sospetto:

“Não é difícil ter problemas com Uribe e com Chávez ao mesmo tempo. Basta não achar que qualquer ilegalidade é justificada para combater o outro lado.”

“È facile avere delle preoccupazioni sia per Chaves che per Uribe. Bisogna non pensare che ogni provvedimento illegale è una giustificazione per battersi contro l'altra parte.”

Si tratta, infatti, di un mondo complesso che sta vivendo tempi difficili. Sebbene molti stanno ancora dietro a soluzioni semplici e giudizi superficiali, è chiaro che bisogna riflettere a fondo prima di esprimersi o di prendere una posizione. C'è troppa disinformazione che arriva dalle interminabili menzogne politiche e dalle chiacchiere dei media. Andre Deak ha affermato tutto ciò nel post sopra riportato [3] evidenziando che…:

“O momento não pode ser lido apenas pelo que contam os jornais. A primeira vítima desse conflito, como em todos, é a verdade.”

“Questo momento non può essere giudicato da ciò i giornali riportano. La prima vittima di questo conflitto, come molte altre, è la verità.”

Cosa dovremmo fare quando non siamo sicuri di ciò che sta accadendo attorno a noi? Forse la soluzione è ascoltare più voci possibili, sia quelle stridenti come quelle dei governi e dei grandi mezzi di comunicazione, sia i sussurri della gente comune. Bisogna cercare di capire chi e perché sta cercando di ingannarci. Global Voices esiste per questo. Ti stiamo ascoltando. E tu?

In collaborazione con José Murilo Junior [10] [en].