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Mondo: il prezzo degli alimenti, il costo della disperazione

Categorie: Africa sub-sahariana, America Latina, Asia centrale & Caucaso, Asia meridionale, Asia orientale, Caraibi, Medio Oriente & Nord Africa, Argentina, Bangladesh, Bhutan, Brunei, Burkina Faso, Burundi, Cambogia, Camerun, Corea del Sud, Costa d'avorio, Costa Rica, Cuba, Egitto, El Salvador, Filippine, Giappone, Haiti, Rep. Dem. del Congo, Santa Lucia, Singapore, Tajikistan, Trinidad & Tobago, Vietnam, Yemen, Alimentazione, Ambiente, Economia & Business, Sviluppo

Global Food Crisis 2008La crisi dovuta all’aumento vertiginoso dei prezzi degli alimenti sta colpendo tutti i gruppi economici in ogni angolo del mondo. Sembra che, ogni giorno, il caro-alimenti faccia scatenare in Paesi già in difficoltà situazioni di aperta crisi, quali dimostrazioni, insurrezioni, accaparramenti, caduta dei governi, omicidi.

Global Voices [1] segue le sfumature di questo complesso problema grazie a cittadini che monitorano i media quasi in ogni angolo del mondo. Questo articolo è un tentativo di ricapitolazione complessiva sulla crisi alimentare [2] a livello globale, raccogliendo le osservazioni dei nostri autori dalle regioni del mondo. Cliccando sui vari link avrete il quadro dettagliato sulle località interessate.

Partiamo dai Caraibi [3]. Nelle Barbados, le persone del luogo imparano a convivere con aumenti pari al 30% per la farina, insieme alle impennate del prezzo per la benzina e il gasolio. Il Ministro dell'Agricoltura di Tobago e Trinidad nega che esista una crisi alimentare sulle due isole, ma le persone del luogo notano un aumento dei prezzi per il pollo e la farina. Cuba sta cercando di applicare una nuova politica agricola tale da offrire più terreni ai coltivatori privati.

La situazione prezzi e le scarsità di cibo sono evidenti attraverso tutta l’America Latina [4], gettando nella disperazione moltissime persone. La colpa ricade sui coltivatori e sui governi, per le loro azioni fallimentari. Anche molti blogger arabi, in Libano, Siria, Kuwait ed Egitto [5] sono colpiti da questo stato di emergenza e lo descrivono nei loro post.

Le preoccupazioni continuano a crescere in Cambogia [6] dove per quasi 500.000 bambini potrebbe venire a mancare del cibo a causa di un aumento del 20% del prezzo del riso. Pur se un aumento della produzione è chiaramente alla portata degli agricoltori, che possono coltivare due o tre raccolti per anno sullo stesso appezzamento di terreno.

Le proteste più recenti

Manifestanti al Cairo
Manifestanti al Cairo appiccano incendi e lanciano sassi dalle barricate (7 Aprile 2008).
Foto di James Buck [7]

Il 6-7 sprile scorso violente manifestazioni si sono avute in Egitto, dove, dal 2004 il prezzo degli alimenti di prima necessità [8] era raddoppiato (ed in alcuni casi quadruplicato). Almeno due persone sono state uccise e 111 ferite, tra cui alcuni agenti di polizia (si veda il nostro speciale [9] sullo sciopero generale in Egitto).

Ad Abidjan, in Costa d'Avorio, i manifestanti hanno bloccato le strade [10] e dato fuochi a copertoni d'auto, richiedendo il taglio delle tasse governative sulle principali merci d'importazione.

Appena qualche giorno dopo, quattro persone sono state uccise e 25 ferite in sommosse ad Haiti [11], dove, negli ultimi 12 mesi i prezzi di riso, fagioli e frutta hanno subito un aumento del 50%. A meno di una settimana da quelle dimostrazioni violente, il primo ministro di Haiti è stato cacciato [12] a seguito del voto di sfiducia.

Per Natifnatal, cittadino di Haiti che attualmente vive ad Abu Dhabi, la crisi di cibo offre una semplice formula matematica [13]:

Anche coloro che non hanno le necessarie basi possono elaborare una semplice equazione: fame + povertà + incremento prezzi = dimostrazioni + dimissione del Primo Ministro + violenza e lotta sostenendo che un aumento di aiuti alimentari sarebbe sufficiente a ridurre fame.

Quando un aereo-cargo si è schiantato a Kinshasa in aprile, uccidendo 15 delle 75 persone a bordo, Du Cabiau (blogger di Kinshasa) rifletteva piuttosto su un disastro più sottile, meno telegenico che il Paese doveva affrontare: il raddoppio dei prezzi alimentari [14] nella stessa settimana.

Le conseguenze sul commercio

Molti Paesi in via di sviluppo importano un'ampia percentuale di generi alimentari di prima necessità per sfamare le popolazioni. L’aumento dei prezzi impedisce una loro rapida crescita. Anche per gli esportatori di generi alimentari, la crescita dei prezzi rappresenta un problema. In Corea, uno dei maggiori produttori di riso al mondo, un netizen sostiene [15] che il riso dovrebbe essere escluso dalle trattative nel mercato di libero scambio, consentendo al Paese di operare nel modo più opportuno con le merci maggiormente strategiche.

Ma talvolta il protezionismo non è abbastanza. Come l’incremento del prezzo del riso che si è registrato in tutti i Paesi in via di sviluppo del sud-est Asiatico [15], i governi sono stati costretti a lanciare un appello alla calma pregando di far abbassare al più presto tutti i prezzi sul mercato interno. La situazione è doppiamente negativa per gli importatori di riso nelle Filippine, dove i poveri hanno sentito l’effetto dell'aumento dei prezzi. In Indonesia, un altro importatore ha annullato le importazioni per effetto dei prezzi alti. Cambogia e Vietnam hanno abbandonato le attività di esportazione. Alcuni blogger in Malaysia riportano voci sulla scarsità di riso sul mercato. Il Governo del Brunei potrebbe sovvenzionare alimenti di base come olio da cucina, farina, latte, uova e pollo.

latte giapponese title= [16]
Latte nei supermercati giapponesi

Per decenni, in Giappone, i prezzi dei prodotti alimentari sono rimasti fermi e ciò è strano per un paese che importa quasi tutti i generi alimentari in misura maggiore rispetto al riso. Non è più così. Per la prima volta i prezzi sono aumentati [17] in percentuali maggiori di quanto registrato negli ultimi 20 anni. Lo stesso vale per i prodotti caseari [16], per i quali i consumatori stanno pagando un incremento percentuale pari a quello degli ultimi 30 anni. Ulteriori incrementi vengono rilevati per birra, olio alimentare e salsa di soia.

L'assassino silenzioso

In Bangladesh, dove la popolazione spende oltre l'80% dei salari per l’acquisto di generi alimentari, l’alto prezzo del riso ha colpito la classe media [18]. Le cose vanno ancora peggio per i poveri, con i media che confermano molti decessi per fame. Il capo militare del paese sollevò l'ira della popolazione quando suggerì di sostituire il riso con le patate.

In Tajikistan, dove la popolazione deve affrontare il problema della carenza di energia dovuta al lungo inverno, oltre 260.000 persone [19] necessitano di pronta assistenza alimentare. Permane una forte preoccupazione che, in inverno, questo numero possa salire fino a 2 milioni.

Parlando di globalizzazione, in Yemen, i prezzi dei beni di prima necessità sono cresciuti [20] mentre il costo delle attrezzature elettroniche è sceso. Il Kuwait ha visto un aumento dei prezzi, non grazie al calo del dollaro USA.

In Burkina Faso [21], dove la popolazione ha visto il governo starsene con le mani in mano mentre i prezzi in alcuni settori erano aumentati più del 40% dall'inizio dell'anno, a fine febbraio sono esplose violente proteste in molte città del Paese, provocando parecchi danni e oltre 300 arresti.

Nello stesso periodo, in Camerun [22] la rabbia per l'aumento sui prezzi e la contemporanea diminuzione dei salari ha provocato tre giorni di scontri violenti con i militari. La protesta è stata alimentata anche dal tentativo di Presidente Paul Biya di modificare la costituzione in modo da governare il Paese per una terza legislatura.

La storia è ben lontana dalla conclusione. Continueremo a fornire aggiornamenti e vi invitiamo a consultare frequentemente lo speciale sulla Crisi Alimentare Mondiale 2008 [2].