I blogger kenioti parlano di Barack Obama, figlio celebre del Kenya

Il figlio più famoso del Kenya! È un grande giorno per il Kenya! La battaglia del secolo! Questi solo alcuni dei titoli apparsi sui quotidiani kenioti all'indomani della vittoria che assicura a Barack Obama il quorum necessario per la nomination democratica. Anche i media elettronici si sono buttati nella mischia, chiedendo alla popolazione keniota un pronostico sulla vittoria, o meno, di Obama. Altri hanno invece preso in esame i programmi del senatore se dovesse essere eletto presidente.

Nel villaggio di Obama, nella provincia di Nyanza, gli abitanti sono accorsi in gran numero per nell'abitazione di Mama Sarah Obama, la nonna del candidato, per congratularsi con lei. La vittoria di Obama sembra quasi la vittoria del Kenya. E nella blogosfera keniota il dibattito prosegue.

Ad esempio, Siasa Duni ha pubblicato l'intero discorso da candidato, mentre altri come Spin Digest ne hanno reinterpretato il messaggio di speranza, a voler significare che anche il Kenya può risorgere dalle ceneri dell'animosità tribale.

Qui in Kenya, la superlativa prestazione di wuod k’ogelo’s in una sfida così impegnativa dovrebbe ispirare i giovani verso auto-riflessioni capaci di spingerli a portare il cambiamento in questo nostro, potenzialmente grande Paese. Per risollevarci, parafrasando ndugu Obama, potremmo dire che:

“…Questo è il nostro momento. Il momento di voltare pagina sulla politica del passato. Il momento di immettere energia nuova e idee nuove per affrontare al meglio le sfide che ci attendono. È il nostro momento, per dare un nuovo indirizzo al Paese che amiamo. Sarà un viaggio difficile. La strada è lunga. (Possiamo) affrontare questa sfida con infinita fiducia nelle capacità della popolazione (keniota). Perché se siamo disposti ad impegnarci per tutto ciò, a lottare e a crederci, allora (potremo esser certi che) le generazioni future sapranno guardare indietro e dire ai loro figli che questo è stato il momento in cui abbiamo iniziato a prenderci cura dei più deboli, a garantire l'occupazione e un lavoro a chi non ce l'ha; il momento in cui l'innalzamento degli oceani rallenta e il nostro pianeta inizia un processo di guarigione; questo è stato il momento in cui abbiamo messo fine alle guerre, reso sicura la nazione e rinnovato la nostra immagine.

Questo è il nostro momento!, dichiara Kumekucha:

Da politico sconosciuto a primo candidato afro-americano nella storia delle presidenziali americane in meno di quattro anni!
Barack Obama ha raggiunto la massima notorietà quando l'altra sera è ufficialmente diventato il primo afro-americano a ottnere la candidatura alle presidenziali in un grande partito… Obama, a pochi passi dalla Casa Bianca, ora deve affrontare la battaglia più dura, quella contro il Sen. John McCain, candidato repubblicano alla carica più alta degli Stati Uniti.

Fra i molti commenti inseriti che esprimono un'opinione politica, cosa molto comune in Kenya, ne citiamo uno:

Penso che vincerà, con o senza Hillary. Non riesco ad immaginare una situazione dove la maggioranza degli americani sia a favore di un candidato che abbraccia una guerra interminabile che non fa gli interessi della popolazione. Bill Clinton ha ereditato un'economia in ginocchio lasciata dal suo predecessore, Bush padre. L'ha fatta crescere fino a superare livelli mai raggiunti in 50 anni. Ora, con Bush figlio, la situazione è da reparto di rianimazione. Questi fallimenti repubblicani sicuramente agevolano Barack. Li condisce un pò con qualche bel discorso e voilà!….

Businessfocus ritiene che la vittoria di Obama affronterà le questioni razziali tuttora insolute degli USA:

Il trionfo del senatore Obama è tanto più significativo se inserito in un contesto multietnico come quello statunitense, ancor più quanto questi temi rimangono irrisolti. E malgrado siano state volutamente evitate possibili classificazioni fra stati blu o rossi, americani bianchi e afro-americani, è evidente come la popolazione non si veda attarverso la stessa lente che filtra e mostra gli “stati uniti” secondo l'ottica del candidato. Se è vero che esiste un sottoproletariato in America, è fatto dalla gente di colore.

Malgrado tutti i difetti dell'America, l'imprevedibilità della candidatura di Obama ne avvalora la tesi di fondo, e cioè che questa storia poteva essere scritta solo negli Stati Uniti. Sebbene l'abolizione della schiavitù risalga a un secolo e mezzo fa, non sono ancora passati 50 anni dall'abrogazione delle leggi razziali nel Sud, dalla fine di una segregazione o dall'introduzione del suffragio universale in America. Il movimento per i diritti civili raggiunse l'apice prima della nascita di Obama.

Kenya Imagine invita gli americani a cogliere questa opportunità, riportando integralmente l'ultimo discorso di Obama, inclusivo degli stralci citati sopra e con questa conclusione:

America, questo è il nostro momento. … Questo è il giorno in cui ci siamo ritrovati per ricostruire questa grande nazione affinché possa rispecchiare sempre la parte migliore di noi e i nostri ideali più alti.

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