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Sulla libertà di stampa in Russia

Categorie: Russia, Cyber-attivismo, Diritti umani, Governance, Libertà d'espressione, Media & Giornalismi, Politica, Relazioni internazionali

Nella community LiveJournal della versione russa del New York Times [1] si è aperta un'interessante discussione sulla libertà di stampa in Russia: oltre un migliaio i commenti inseriti da vari blogger in coda a un articolo di Clifford J. Levy [2] (tradotto in russo); 45 di questi [3] sono stati a loro volta tradotti in inglese e pubblicati sul sito del New York Times, assieme a circa 100 ulteriori commenti lasciati dai lettori anglofoni del giornale.

Il post che segue [4] [rus], firmato da CINCINNA-C, non fa parte della conversazione ispirata dal New York Times, ma sembra riprenderne al meglio l'essenza:

Proprio oggi mi trovavo in giro per la città con Simon, un amico inglese di Bristol…
Una volta saputo che lavoravo nel campo dell'informazione… mi ha chiesto senza peli sulla lingua: “Non potresti pubblicare sul tuo o su qualche altro giornale un articolo con un punto di vista critico rispetto alle utlime elezioni o con i dati reali dell'inflazione?”
Non sapevo cosa rispondere.
Tempo fa, oltre al mio, c'erano altri giornali a cui avrei potuto inviare un pezzo simile… Oggi non saprei proprio a chi proporlo… Penso che potrei esprimere liberamente la mia opinione (su come il benessere della gente non stia crescendo in maniera così rapida come dichiarano le fonti ufficiali, o sugli scarsi meccanismi rimasti al popolo per controllare l'operato del governo, ecc.) soltanto se il mio redattore-capo fosse ammalato, addormentato o distratto per qualche motivo… E ciò non perchè [l'editor] non capisca niente o non sia incantata dai successi del governo statale…È solo che preferisce essere molto prudente… “Non si sa mai…” Allo stesso modo in cui i maestri d'asilo insegnavano ai bambini a fare i disegni di Putin… “Non si sa mai…” E come gli ufficiali appendevano i suoi ritratti alle pareti… […]

E questo uno dei commenti al post precedente :

ostrov_9:

È accaduto tutto in modo graduale. […]
Dopo il caso di Vladimir Gusinsky [5] [il magnate dei media mandato in esilio], tutti continuavano a ridacchiare, pensando che non si trattasse di una vera e propria guerra. Credo che prima hanno smesso di pubblicare sui quotidiani le vignette a carattere politico con i temi più pungenti, poi hanno bandito i collage. Fu dopo l'arresto di Mikhail Khodorkovsky nel 2003 [6] [e la successiva condanna a 8 anni di carcere] che mi sembra si sia iniziato a mettere mano anche ai titoli dei giornali.