Un gruppo di blogger sudafricani sta pensando a quali azioni positive intraprendere a seguito della crisi di xenofobia in Sud Africa.
Stii chiede: “Che cosa possiamo fare noi blogger sulla questione della xenofobia?” mentre Mike Stopforth propone ai blogger sudafricani di intervenire concretamente. Al contempo Afrigator ha lanciato una pagina speciale sulla crisi della xenofobia.
Ho letto l'appello di Mike. Ha perfettamente ragione: ce ne stiamo qui, seduti sui nostri culi, dietro ai nostri computer, dicendo cose come “vergogna, poveri stranieri” [sic] e quello che facciamo in realtà è zero. Stiamo dando una bella mano, vero?
È da un po’ che rimugino una proposta, anzi è da parecchio, ma non ho la più pallida idea di come lanciare questa cosa e non so come fare per farla funzionare. La mia idea è quella di creare un fondo fiduciario, tipo ONG o qualcosa del genere, a cui blogger e appassionati di tecnologia possano contribuire finanziariamente. Io sono più che disponibile a versare denaro a qualche organizzazione, ma sarebbe bello farlo in modo collettivo verso un'organizzazione in cui mi riconosco, quale la blogosfera a cui mi sento di appartenere. Lo che questo è un argomento terribilmente delicato e che comporterebbe un mucchio di lavoro, ma mi piacerebbe tanto che diventasse realtà!
I blogger devono fare qualcosa di più che limitarsi a scrivere:
Ieri ho scritto di come sentissi la necessità di fare qualcosa in più come blogger (nel senso qualcosa di più che semplicente scrivere dei post) in merito alla crisi sulla xenofobia del nostro paese. Ho ricevuto numerose risposte. Stii ha già avanzato alcune proposte e mi sembra anche che sia stata organizzata una marcia di protesta.
Ho appena ricevuto un messaggio dal mio amico Dion Forster, che è un blogger prolifico, un leader rispettato della chiesa metodista, oltre che un appassionato del Mac e della Vespa, il quale rimanda al suo post odierno. Dove si trovano altre proposte pratiche per contribuire alla situazione…
SA Rocks propone un elenco di cose che i sudafricani possono fare per aiutare gli stranieri:
Ecco una serie di proposte che ho trovato su un gruppo di Facebook:
Contatta il consigliere comunale del tuo quartiere, da solo o in gruppo, e assicurati che lui/lei convochi subito un consiglio di zona per condannare la violenza.
Avvia conversazioni con familiari, vicini, colleghi, allievi e studenti, etc., in merito alla xenofobia e alla violenza, e sulla necessità di dichiarare pubblicamente la propria posizione contro queste pratiche.
Convoca un'assemblea nel tuo posto di lavoro e organizza un incontro aperto sulla xenofobia e sulla violenza.
Unisciti ai comitati locali e assicurati che il CPF agisca in modo da proteggere gli stranieri e chiunque altro sia minacciato o preso di mira nella tua zona.
Denuncia alla polizia ogni movimento o minaccia contro stranieri o gruppi di sudafricani.
Informati presso le stazioni di polizia, i centri comunali e le chiese che accolgono le vittime della violenza, su cosa ci sia bisogno e cerca di procurare loro coperte, cibo e vestiti.
Partecipa ad ogni discussione pubblica a cui puoi accedere, incluse telefonate ai programmi radiofonici, conferenze, lettere ai giornali, etc.
Il blog My Afritude descrive “La bolla che divide il Sud Africa”:
Dopo aver parlato via chat con varie persone credo che la bolla sia cresciuta, perché certi settori della popolazione hanno “chiuso le comunicazioni” in merito a quello che capita loro intorno in modo da “sopravvivere”… Fino a quando potremo tollerare il rapporto con pubblici ufficiali corrotti, la mancanza di leadership, l'ingordigia, il crimine, la violenza, lo stupro (incluso quello sui bambini), etc… è come se per qualcuno tutto ciò sia troppo da sopportare.
….Al di là di quanto si dice in giro, i fatti recenti hanno dimostrato che questa volta, noi siamo una parte di quell'Africa che va solo commiserata, e che chiaramente non abbiamo la tolleranza e il controllo che dovremmo avere verso i nostri fratelli e sorelle africani o per i loro figli. Posizione poco corretta vieppiù considerando che perfino la nostra gente (in passato) è stata ospite di altri Paesi africani quando ne ha avuto bisogno. Qualcuno ha detto che il governo dovrebbe vergognarsi perché addossa ulteriore povertà alle comunità povere. Sono d'accordo con questo, ma noi in quanto sudafricani abbiamo ancora la possibilità di scegliere: perché allora tutta questa violenza?
Waiting in Transit si chiede, “Come può capitare tutto ciò in Sud Africa?”:
Questo problema della xenofobia ci sta scappando di mano. I media più importanti hanno sbagliato a non dare sufficiente copertura per una riflessione su questo clima di terrore che si sta creando nel paese. Non è solo a causa della violenza che sta dilagando da provincia a provincia e da città in città. Solo in questo weekend, uno dei miei amici, la cui famiglia è originaria del Malawi, non ha potuto uscire di casa perché suo padre è stato minacciato di morte al telefono. Ciò è veramente terrificante, ci sono così tanti espatriati da altri Paesi con cui lavoro e ho rapporti quotidiani che ora devono tenere un basso profilo onde evitare che qualcuno faccia del male a loro e alle loro famiglie. Siamo arrivati al punto in cui questi “xenofobici” parlano la lingua Zulu per capire se una persona è straniera o meno. Molti cittadini sudafricani sono attaccati perché non parlano Zulu e persino trattati come immigrati.
Un aggiornamento dal blog Waiting in Transit segnala il sito United for Africa, che è stato lanciato usando un mashup di Google Maps per tracciare in diretta gli attacchi di xenofobia, in modo che chiunque possa segnalare altri attacchi nel Paese.
Fred pubblica le statistiche relative agli stranieri presenti nel Paese:
Siamo interessati a scoprire maggiori dati possibili sui visitatori in SudAfrica provenienti dal nostro continente. Secondo (il sito australiano specializzato in statistiche) Eighty-20, dei 779.094 turisti e visitatori del Sud Africa nel febbraio 2008, 549.429 provenivano dall'Africa. Il 69% dei sudafricani urbanizzati è d'accordo con l'affermazione: “Gli immigrati sono una minaccia per il lavoro dei sudafricani e non dovrebbe essere loro concesso l'ingresso nel Paese”; due terzi dei sudafricani sono daccordo con l'affermazione: “La maggior parte dei problemi in SudAfica è causata dai clandestini/stranieri”.
Anche questo dato credo sia interessante: Il numero delle persone che l'ANC ha fatto rientrare dall'esilio dalla fine dell'apartheid era fra i 13.000 e 16.000. Cosa dovrebbero pensare oggi gli abitanti di quei Paesi?
In The News sposta il focus su come gli attacchi in Sud Africa interessino Robert Mugabe:
Prima che si verificassero gli attacchi, il focus era su come le decisive elezioni nello Zimbawe potessero svolgersi nonostante la violenza in atto nello Zimbawe. La violenza nello Zimbawe stava peggiorando nel corso della campagna elettorale, così il partito di maggioranza è stato accusato di provocare la violenza allo scopo di diffondere la paura nel paese e convincere la gente a votare per Mugabe. Ci sono stati appelli dal leader dell'MDC all'opposizione, Morgan Tsvangirai, per un monitoraggio internazionale sul voto e per l'invio di truppe ONU nel Paese per alleviare la violenza. La regione del SADC stava osservando molto da vicino lo Zimbawe per vedere quale sarebbe stato l'esito delle elezioni ma ora deve tenere d'occhio sia il Sud Africa sia lo Zimbawe. Mugabe dovrebbe sentirsi più a suo agio con un occhio solo su di lui invece di due. Con un occhio solo lui può aumentare gli attacchi violenti sui membri dell'opposizione e forse riuscire a truccare i risultati elettorali. Mugabe ora si può permettere anche il lusso di rivolgersi al governo del Sud Africa per respingere i commenti e i tentativi di interferire in Zimbawe, dato che non è grado di risolvere i disordini causati nel paese dagli attacchi di xenofobia.
Un blog basato all'Università di Cape Town fornisce informazioni di come l'Università stia intraprendendo iniziative per sostenere coloro che sono oggetto di attacchi xenofobi, offrendo aiuto in vari modi:
Ci sono alcune iniziative in corso, come la creazione di un apposito registro di addetti in grado di fornire sistemazioni di emergenza per il personale e gli studenti che debbano spostarsi a causa della violenza, la pubblicazione di dichiarazioni che vadano oltre l'espressione di indignazione, la raccolta di capacità analitiche, intellettuali e professionali della comunità universitaria, la mobilitazione di reti e contatti in grado di incrementare la pressione politica. Inoltre, agli studenti e al personale universitario viene richiesto di dare massima pubblicità a episodi di xenofobia all'interno del loro ambiente ed in altri contesti dove vigono pratiche e atteggiamenti non ortodossi.
La situazione al momento sembra essersi stabilizzata, tuttiavia ci sono ancora stranieri che vivono come rifugiati e hanno un disperato bisogno di aiuto.