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Ambiente: aggiornamenti dai blogger africani

Categorie: Africa sub-sahariana, Kenya, Sudafrica, Uganda, Ambiente, Fotografia, Governance, Protesta, Tecnologia

In questa panoramica d'aggiornamento sulle questioni ambientali, facciamo visita a diversi blogger africani, dove troviamo foto spettacolari, dibattiti sulle tecnologie solari, timori per la concessione ad uso agricolo delle foreste e altre novità su argomenti affrontati tempo fa.

Urbansprout riporta l'annuncio [1] di alcuni ricercatori di energia solare su una nuova tecnologia che prevede l'uso di lastre di vetro rivestite da uno strato di tinture organiche fotoassorbenti. E si pone un interrogativo:

Siamo sicuri che un pezzo di vetro con sopra uno strato di vernice possa assorbire la quantità di luce naturale sufficiente a generare energia, in alternativa al costoso sistema fotovoltaico utilizzato attualmente?

In un post precedente, Urbansprout annunciava [2] la nascita del primo ecovillaggio One Planet nel continente africano. Dopo averne evidenziato i 10 principi alla base della progettazione, illustra i dettagli degli ecovillaggi.

Non parliamo, infatti, dell'ecovillaggio inteso come variante del solito giardino! Il prossimo ecovillaggio che la One Planet ha in cantiere, è Sibaya, appena fuori Durban, il primo del continente africano.

Sibaya sarà una comunità di giardini locali, un posto in cui i residenti condivideranno l'auto, dove i ristoranti e i negozi saranno raggiungibili tramite piste ciclabili, dove tutti i rifiuti verranno riciclati, e molte altre cose simili…

Moses Sserwanga [3], giornalista ugandese, ritiene che il suo governo stia ancora tentando di cedere 7.100 ettari della foresta pluviale tropicale di Mabira. Lo scorso anno, le proteste per i piani di conversione della foresta di Mabira in piantagioni di canna da zucchero sono ricorse agli sms [4] per mobilitare gli ugandesi contro il progetto della società Metha Group. Ecco cosa scrive:

Il governo gioca di nuovo al gatto e al topo.
Sfrontatamente incurante dell'opinione pubblica, il governo torna al suo vecchio piano di concessione di circa 7.100 ettari di un tesoro nazionale come la foresta pluviale tropicale di Mabira al Mehta Group per le piantagioni di canna da zucchero.
Ma l'aspetto più curioso di quest'ultima manovra del governo sono le maldestre e contraddittorie azioni dei tecnocrati del Ministero per l'Ambiente e le Risorse Idriche. Neanche due anni fa, infatti, gli stessi esperti che ora progettano la lottizzazione dei 29.964 ettari di Mabira – preparando così il terreno per la sua distruzione – ammonivano sulle gravi conseguenze di tali azioni.

L'autore del post prosegue poi il discorso alla luce dei previsti mutamenti climatici in Africa:

Riguardo la spinosa questione di Mabira, in cui la gente ha dato prova di una solidarietà senza precedenti per la determinazione dimostrata nella tutela di questa risorsa nazionale, il governo dovrebbe usare molta prudenza, prima di compiere scelte che vanno contro l'interesse nazionale. Il concetto di sviluppo sostenibile ci torna utile, qui: qualunque forma di sviluppo, soprattutto quello industriale tanto enfatizzato dal Presidente dell'Uganda Museveni, deve essere sostenibile dal punto di vista ecologico.

Bisogna evitare che questo tipo sviluppo provochi danni irreparabili all'ambiente. Distruggere la nostra superficie forestale significa compromettere la riserva di biodiversità del Paese. Dobbiamo dimostrare nuova determinazione nella lotta per salvaguardare la foresta di Mabira.

Phil, del Kenya environment news, interviene sul progetto [5] di un impianto per il trattamento dei rifiuti nucleari in Kenya:

Tra qualche giorno, il Kenya ospiterà il primo impianto – tanto temuto quanto poco compreso – per il trattamento di rifiuti radioattivi a Oloolua, presso l'istituto di ricerca sui primati del Distretto di Kajiado. Qualora la costruzione venisse autorizzata, i kenioti pagheranno sicuramente a caro prezzo questa scelta, e la storia, altrettanto sicuramente, giudicherà implacabilmente la nostra generazione.

Phil pubblica anche un post su un'iniziativa per la fornitura di elettricità alle comunità rurali del Kenya [6].

L'Organizzazione delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Industriale (UNIDO), ha da poco inaugurato il primo centro per la produzione di energia da fonti ecosostenibili, solare e idroelettrica, in un villaggio keniota a 150 chilometri a nordest di Nairobi.
Oltre a produrre elettricità, il nuovo centro, situato nel villaggio di Kibai, presso la divisione di Kerugoya, promuove l'utilizzo delle lampadine LED in sostituzione di quelle al cherosene, corresponsabili dell'insorgenza di malattie respiratorie nelle donne e nei bambini che ne fanno un uso quotidiano.

Per maggiori informazioni, si veda il blog Lighting up Kenya [7].

Il Prof. Leakey risponde [8] ad alcuni quesiti del blogger Dipesh Pabari [9] sul cambiamento climatico in Africa orientale.

Per concludere, vi proponiamo alcune immagini [10]della Cobhouse di cui Global Voices si è occupata lo scorso marzo [11]. Si tratta di un edificio ecosostenibile realizzato in argilla, paglia e legno.

cobhouse [10]