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Bulgaria e Romania: lotta alla corruzione e Unione Europea

Categorie: Bulgaria, Romania, Turkmenistan, Diritti umani, Economia & Business, Governance, Legge, Politica, Relazioni internazionali, Sviluppo

Con cadenza semestrale, la Commissione Europea [1] [it] pubblica delle relazioni [2] [en] “sui progressi compiuti in materia di riforme giudiziarie, lotta alla corruzione e, nel caso della Bulgaria, di lotta al crimine organizzato”. In base alle ultime relazioni sui progressi maturati, risulta che Bulgaria [3] [it] e Romania [4] [it] “si sono impegnate seriamente, soprattutto con riforme giudiziarie, e […] sono stati compiuti dei passi avanti, anche se servono ulteriori interventi”. Entrambi i Paesi hanno aderito all’Unione Europea [5] [it] a partire dal 1° gennaio 2007 [6].

Vediamo i pareri espressi al riguardo sulla blogosfera.

Edward Lucas [in] ha ripubblicato il proprio articolo [7] uscito il 24 luglio sul settimanale The Economist in un post che fornisce un contesto più ampio sulla situazione:

Rispetto allo stile impiegato abitualmente da Bruxelles, i toni sono stati piuttosto aspri. Nelle relazioni pubblicate il 23 luglio dalla Commissione Europea, si esprimevano critiche sui progressi (o mancati progressi) registrati da Bulgaria e Romania nella lotta alla corruzione e nella gestione dei finanziamenti erogati dall'Unione Europea, a dispetto di un grande lavoro di persuasione [da parte dei rappresentanti dei due Paesi] che ha  prodotto un sostanzialmente smorzamento dei toni, in netto contrasto con la perentorietà delle comunicazioni emesse in precedenza.  E la Commissione ha rinunciato a notificare alla Bulgaria un'ammonizione a non compromettere la sua ammissione all'Euro e al trattato di Schengen [che permette la libera circolazione alle frontiere].

Le relazioni hanno comunque colpito nel segno, rilevando la “lampante” mancanza di risultati convincenti nella lotta alla corruzione in Bulgaria, e il “serio problema” della “mancanza di responsabilità e trasparenza negli appalti pubblici” nell'utilizzo dei fondi della UE. La Commissione ha annunciato gravi sanzioni, tra cui la sospensione delle sovvenzioni per un importo pari a 486 mila euro (770 mila USD). In caso di mancata attuazione delle riforme, l'importo della somma trattenuta aumenterà sensibilmente entro novembre.

[…]

Per il cittadino bulgaro medio è scandaloso che il Paese, il più povero dell'Unione Europea, si lasci sfuggire un'opportunità storica per modernizzarsi. La qualità dei servizi pubblici è pessima – prova ne sia la crisi della raccolta dei rifiuti che proprio questo mese ha colpito Sofia, lasciando per le strade cumuli di rifiuti marcescenti. Le critiche provenienti dall'estero, che di solito costringono altri Paesi sulla difensiva, qui sono invece le benvenute. La popolarità dell'UE è aumentata vertiginosamente, mentre la disapprovazione per l'operato del governo è ormai al 73%. […]

[…]

In Romania, al contrario, i politici si sentono sollevati per essere sfuggiti alle sanzioni grazie a una relazione della Commissione dai toni più indulgenti sui tentativi profusi dal Paese contro la corruzione e a sostegno delle riforme giudiziarie. […] La Commissione ha lamentato la mancanza di risultati tangibili apprezzando tuttavia “i passi nella giusta direzione”. In Bulgaria invece, triste a dirsi, gli osservatori esterni hanno difficoltà a intravedere il benché minimo progresso.

[…]

Il 17 luglio, appena una settimana prima che le sanzioni venissero annunciate, la bulgara Maya Markova scriveva quanto segue [8] [in] sul suo blog Maya's Corner:

Nell'accezione bulgara, il termine democrazia indica che il popolo elegge dei governanti implicati in casi di corruzione e collusi con la criminalità organizzata, dopodiché il Paese viene colpito da una serie interminabile di episodi di corruzione e scandali criminali, fino alle elezioni successive.

[…]

Probabilmente, i Paesi in cui la società civile e lo stato di diritto sono realtà evolute possono permettersi i sovvenzionamenti erogati dall'UE alle industrie senza restare invischiati nella corruzione (pur restando comunque impantanati nell'inefficienza). In Paesi come la Bulgaria, al contrario, non è molto in voga il principio di legalità. Così, mentre i comuni cittadini lottano contro una povertà da terzo mondo, i sussidi dell'UE servono solo a rimpinguare ulteriormente le casse della mafia che governa il Paese.

Il 31 luglio, sul The 8th Circle Vitality notava [9] [en] come “la corruzione non [fosse] sufficiente a far cadere il governo bulgaro”:

Facendo seguito a un'incriminante relazione della UE, mercoledì il governo di centrosinistra è sopravvissuto al voto di sfiducia. Tutto ciò a dispetto della delibera dell'UE di congelare oltre 800 milioni di euro destinati al Paese per l'agricoltura, la rete viaria e lo sviluppo regionale. […]

[…]

Vi meraviglia che un governo in Bulgaria possa durare così tanto prima di soccombere? Dal momento che i politici non sono chiamati a rispondere delle loro azioni, c'è poco da sorprendersi se la gente non dà fiducia al governo […].

[…]

Tutto ciò non fa che alimentare il circolo vizioso per cui l'opinione pubblica, disinteressata, si allontana dalla politica, alleviando la pressione sui politici che diventano così sempre più padroni di dedicarsi alle loro trame.

Questo è troppo. I bulgari meritano di meglio.

Tuttavia J. Clive Matthews di Nosemonkey's EUtopia/Europhobia si dice addirittura perplesso [10] [in] sulle ragioni che hanno portato all'ingresso della Bulgaria nell'UE:

È un quesito che mi sono già posto in precedenza [11] [en], quando la stravagante arretratezza balcana è entrata nell'UE [12] [in]. Ora, finalmente, i presunti poteri della UE sembra aver notato che, ahem… forse non è stata una buona idea quella di far entrare un Paese che è risaputo essere corrotto e amministrato dal crimine organizzato, con un'economia instabile e con scarso rispetto dei diritti umani.

[…]

Naturalmente, la corruzione di per sé non è nulla di insolito all'interno dell'UE. Ma la Bulgaria deficita anche in parecchi altri ambiti, come riportato dal Rapporto 2007 del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti sul rispetto dei diritti umani [13] [in]:

La costituzione e la legge vietano il ricorso a tali abusi; tuttavia, la polizia malmena sovente i sospetti criminali, in particolare chi proviene da una minoranza etniche… Le organizzazioni non governative (ONG) hanno raccolto le testimonianze di Rom vittime della brutalità della polizia e troppo intimidite per sporgere regolare denuncia alle autorità… Gli attivisti per i diritti umani hanno spesso denunciato l'insufficiente documentazione degli esami medici effettuati nei casi di abusi da parte della polizia, le mancate indagini seguite alle accuse contro esponenti delle forze dell'ordine per abusi, le rare punizioni per i funzionari di polizia che ne erano responsabili… Le condizioni delle carceri per lo più non hanno rispettato gli standard internazionali e il governo non ha stanziato fondi per apportarvi migliorie… La costituzione e la legge vietano l'arresto e la detenzione arbitrari; tuttavia, da alcuni resoconti emerge che la polizia ha talvolta ignorato tali divieti… L'impunità resta un problema. Tutte le denunce che riguardino il personale del Ministero degli interni e altre forze di polizia, come pure il personale dell'esercito, vengono giudicate presso tribunali militari.

E via di seguito… Avrebbero potuto citare anche gli arresti arbitrari di dissidenti politici [14] [en]. […]

Maya Markova, per esempio, ne riferisce [15] [in] sul suo blog:

[…] Noi bulgari siamo letteralmente sopraffatti dai forti disagi in cui ci troviamo e siamo troppo egoisti per preoccuparci di quelli che stanno persino peggio di noi. Spesso dimentichiamo che a noi almeno è stata concessa la libertà, mentre miliardi di esseri umani vivono tuttora nell'oppressione, e non ci mostriamo abbastanza solidali con loro. Alcuni dei miei primi post pubblicati nel 2006 (per la precisione il 10 [16] [in], il 12 [17] [in] e il 15 maggio [18] [in]) riportavano la storia di un dissidente bielorusso che si era visto negare asilo politico dalle nostre autorità.

[…]

Non sono a conoscenza dei dettagli [sul caso del dissidente turkmeno]; posso solo sperare che non sia vero! Sento comunque la necessità di parlarne per far sì che i turkmeni siano prudenti nel chiedere asilo alla Bulgaria.

Per quanto riguarda la Romania, su Kosmopolit Anda ha scritto [19] [in] come è stata accolta a Bucarest la relazione dell'UE sui progressi del Paese:

[…] Si riesce quasi a sentire il sospiro di sollievo levatosi dagli uffici governativi di Bucarest quando è giunta la conferma che (1) non sarebbe stata attivata nessuna clausola di salvaguardia; (2) non ci sarebbe stata nessuna sospensione dei fondi; (3) la Bulgaria si trova in acque peggiori e quindi la attendono sanzioni più aspre. ‘Schadenfreude’ [termine tedesco che indica il gioire delle disgrazie altrui] e sollievo, questo è tutto.

Putroppo. Ora possono proseguire allegramente le vacanze. L'hanno “fatta franca” anche stavolta. Ciò mi fa dubitare sui possibili effetti di una relazione così neutrale. Magari la prossima volta la Commissione sarà più severa. È triste, ma credo che solo una “terapia d'urto” possa rendere consapevole la classe politica rumena dell'importanza di far fronte ai propri impegni anziché ritenersi soddisfatta per aver fatto appena un po’ meglio del Paese vicino.

In un post successivo, Anda interviene [20] [in] su “uno dei dibattiti più rilevanti suscitati dalla relazione […] in merito ala riconferma di Daniel Morar a capo della Direzione nazionale anticorruzione (DNA)” – e la conseguente reazione della Commissione Europea:

Il mandato di Morar scadeva il 12 agosto e i media avevano profilato vari scenari che auspicavano tutti la sostituzione di Morar. […] Queste posizioni nascono principalmente dai timori di essere perseguiti per corruzione, e dal presupposto, quasi paranoico, che la DNA (e implicitamente chi ne è a capo) sia uno strumento politico del Presidente Basescu.

Non va dimenticato che questo dibattito avviene solo pochi giorni dopo che la Commissione ha criticato aspramente la Romania [19] [in] proprio per la politicizzazione del sistema giudiziario e per la lotta alla corruzione. Dunque, come ci si può immaginare, tutte queste manovre politiche non sono affatto benviste a Bruxelles. […]

[…]

La Commissione ha probabilmente capito che il suo approccio neutrale lascia ai politici rumeni troppo spazio alla libera interpretazione. Accantonando per un momento la diplomazia e chiamando le cose con il loro nome, la Commissione sta esercitando maggior pressione sulla Romania. Per quanto controverso, quest'atteggiamento potrebbe rivelarsi l'unica arma “leggera” a disposizione della Commissione prima di spiegare l'artiglieria delle sanzioni e delle clausole di salvaguardia.