Arabia Saudita: donne indipendenti

Pur se è vero che esistono restrizioni per le donne che vivono in Arabia Saudita, non sempre tali restrizioni corrispondono all'immagine oppressiva che molti stranieri si sono fatti del Paese. In questo post troverete consigli utili per le donne che vogliono visitare Jeddah [Gedda in italiano] da sole, una recensione dell'hotel per sole donne di Riyadh e un appello a quegli stranieri che vorrebbero parlare a nome delle donne arabe oppresse.

Iniziamo con Hala, che attualmente vive negli Stati Uniti e che sul blog HALA_IN_USA dà consigli a un'amica single in visita per la prima volta [ing] a Gedda:

Le donne di Gedda indossano una tunica chiamata “Abaya”; dato che va indossata sopra gli abitii comuni, è consigliabile vestirsi leggeri, specialmente in estate. Anche se per una straniera in visita alla città non è obbligatorio portare il velo, è raccomandabile indossarlo (per sicurezza e praticità) nei luoghi più tradizionali.
Gedda offre svariati posti da visitare, tra cui Balad, la città vecchia, con la sua storica architettura e le case storiche, di cui Naseef è ottimo esempio. Negli antichi negozietti si possono comprare variati oggetti tradizionali assai graziosi e godersi l'aroma di profumi arabi come l'Oud e il Bukhour, ma si trovano anche prodotti artigianali come le lampade o fanoos [lanterne], datteri, dolcetti e tessuti di svariati colori.

Assolutamente da non perdere è il famoso Jeddah Corniche: è bene andarci di prima mattina o verso le sei di sera, per ammirare le sculture all'aperto lungo il mare. Lì si trova la “fontana del mare”, una delle più alte del mondo. La zona delle Corniche offre un'ampia scelta di locali dove mangiare: da ristoranti di lusso a fast-food e persino piccoli stand che vendono biscotti e patatine. I locali trascorrono lunghe ore seduti lungo il mare, guardando i propri bambini giocare o semplicemente la gente passare.

Gli altri consigli di Hala per visitare Gedda si trovano qui [ing].

Invece American Bedu, americana residente in Arabia Saudita, ci racconta la sua opinione riguardo l'hotel per sole donne di Riyadh [ing]:

L'hotel e stazione termale Al Luthan [ing] è la prima struttura per sole donne a Riyadh di questo genere. Si tratta di un hotel e stazione termale di lusso per sole donne, con servizio completo e sistemazioni deluxe sicure e confortevoli, dove possono alloggiare sia donne arabe che non. Qualche donna ha dichiarato alla stampa che l'apertura di questo hotel significa fare un passo indietro. Secondo loro si tratta di un passo indietro per il Regno perché esiste già tanta discriminazione forzata e considerati i pochi diritti di cui godono le donne, la promozione e l'approvazione dell'apertura di un hotel e stazione termale per sole donne ne riducono ulteriormente la possibilità di ottenere maggiori diritti. Sarò sicuramente in minoranza, ma rimango comunque dell'idea contraria. Al Luthan non è certo l'unico esempio simile al mondo. Nelle principali città (e anche in alcune meno grandi) di tutto il mondo esistono alberghi o interi piani riservati alle donne. Un tempo, quando viaggiavo spesso, preferivo una camera su un piano per sole donne, specialmente quando mi trovavo in una città straniera dove non erano abituati a vedere donne d'affari viaggiare da sole. Secondo me, quindi, un hotel riservato alle donne non è affatto un passo indietro, ma un'ulteriore opzione a disposizione delle donne del Regno.

Sweet Anger, blogger di Riyadh, si dice invece stufa degli stranieri che, senza sapere niente della loro vita o della società [ing], ne danno per scontata l'oppressione:

Facendo delle ricerche su google, mi sono imbattuta in un post dove si parlava dello spregevole, vile e miserabile orrore provato da una reporter araba a cui era stato normalmente negato l'accesso all'area riservata agli uomini di Starbucks, hoo hoo hoo. Rimasi colpita non tanto dall'articolo in sè, quanto piuttosto dai commenti. […] Tanto per essere chiari, l'Arabia Saudita non è un insieme di tende piantate per terra, cammelli erranti, uomini con turbanti che cantano “Allah o akbar&#8221 mentre violentano le donne perchè è un loro diritto e hanno un harem con minimo 20 mogli. Ah, e neppure ci divertiamo a circoncidere le donne, andiamo, ciò è disgustoso e sbagliato a ogni livello. Le donne non vengono chiuse a chiave in casa, e se mai capita a qualcuna, ciò dipende dalla cultura della famiglia e non del Paese. Mi seguite? Bene. Non siamo gente all'antica (per voi deficienti!), siamo tradizionalisti. Ciò significa che se vuoi conoscere persone dell'altro sesso va in luoghi appositi.[…] Quello che più mi interessa sottolineare è il fatto di giudicare le persone: “Chiudete Starbucks!! [Questi locali] non vanno sostenuti aprendo delle aree per famiglie! – umm, scusa? Io non mi lamento e voglio il mio caffè, dunque, per favore, SCOMPARI, non ho assunto nessuno perchè parli a mio nome.

Per quanti sono ancora convinti che siamo una nazione di oppressi e che noi, le povere povere donne, abbiamo bisogno di qualcuno che ci insegni a reagire o, se necessario, che vada a combattere in vece nostra, vi racconto una giornata tipo a Riyadh. Allora, ieri mi sono svegliata, ho preparato il caffè…mi sono vestita, ho indossato l'abaya (se vi sembra orribile il solo pensiero di doverla indossare, immaginate si tratti di una giacca), ho preso il mio angioletto, sono salita in una macchina con autista incluso, ho lasciato mia figlia e sono andata a lavoro. Verso le 13:30
ho pranzato da Subway con le altre ragazze e sono tornata al lavoro. Alle 16:30 sono rientrata a casa, mi sono rilassata un po’, ho fatto la doccia, mi sono vestita e ho atteso l'arrivodell'autista che mi ha portato al ristorante cinese, perchè avevo invitato le ragazze a cena fuori. Arrivata verso le 21:45 e andata via intorno mezzanotte. Tornata a casa, sono andata a online, controllato la mia pagina su facebook e hotmail, e per le due ero a letto. O MIO DIO CHE ORRORE, COME POSSO VIVERE IN QUESTA OPPRESSIONE, AAAAHHHHHH!!!! […] Quello che voglio dire è che alcune persone non sanno niente della nostra vita e ciò nonostante si ritengono in diritto di giudicarci ed essere onniscenti. Siamo diversi, eh si, diversi da quello che voi pensate sia il giusto, cosa che pero’ non ci rende cattivi o sbagliati, ci rende noi. Rendetevene conto e fatevi gli affari vostri.

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