- Global Voices in Italiano - https://it.globalvoices.org -

Miti e storie di paure brasiliane nella lusosfera – Parte 1

Categorie: America Latina, Brasile, Arte & Cultura, Citizen Media, Fotografia, Indigeni, Letteratura, Linguaggi

Dopo esservi fatti spaventare dalle storie conosciute grazie ai due articoli (qui [1] e qui [2]) [en, come tutti i link successivi, salvo diverse indicazioni] scritti per Global Voces da Juliana Rincón [3] che ha presentato una selezione di leggende e miti popolari è ora di buttarsi nuovamente a capofitto nell’ universo dell'immaginario popolare brasiliano [4].

Questo è il primo di tre articoli che ci accompagnano attorno a un fuoco da campeggio virtuale per scoprire storie di fantasmi e magie dall'immaginario brasiliano così come vengono raccontate nella lusosfera, concentrandosi sulle storie riportate da siti dedicati alla cultura e al folclore brasiliano.

Sombra Nocturna [5][Ombra notturna], di O Pirata [6] su Flickr. Utilizzato secondo Creative Commons BY 2.0 Licence [7]

Uno dei migliori siti dedicati alle leggende e al folclore brasiliano è Jangada Brasil [8] [pt], un rispettato quotidiano on-line dedicato alla cultura popolare brasiliana. Il sito ha una piccola ma meravigliosa raccolta [9] [pt] di miti e leggende, una tappa obbligatoria per ogni internauta lusofono che voglia conoscere miti e leggende brasiliani. Ed è con il Jangada Brasil che inizieremo questa notte di racconti con storie che ci parlano del  Negrinho do Pastoreio [10] [pt], della terribile Cuca [11] [pt] e della leggenda metropolitana della Loira do Banheiro [12] [pt].

Negrinho do Pastoreio

Escravo, órfão, o menino pertencia a um fazendeiro rico, cruel e arrogante. Maltratado por todos, principalmente pelos filhos do senhor, sofreu inúmeros castigos e barbaridades. Ao perder a tropilha de cavalos de seu amo, foi surrado sem piedade. Seu corpo moribundo foi, então, jogado à boca de um enorme formigueiro, para que as formigas o devorassem. No dia seguinte, o fazendeiro, atormentado, correu ao local e não mais encontrou o supliciado. Em vez disso, viu Nossa Senhora e o Negrinho, seu afilhado, são e feliz, montado em um cavalo baio, pastoreando uma tropilha de cavalos invisíveis.

O Negrinho do Pastoreio é mito de origem gaúcha, com fundamentos católicos e europeus, divulgado com finalidades morais. A compensação e redenção divinas aos sofrimentos terrenos. A tradição popular concedeu-lhe poderes sobrenaturais, canonizando-o. Possui inúmeros devotos. Afilhado da Virgem, encontra objetos perdidos, bastando prometer-lhe um toco de vela que será dado à madrinha. Em algumas versões, oferece-se também, um naco de fumo para o menino.

Negrinho do Pastoreio [pastorello nero]

Questo ragazzo era uno schiavo orfano con un padrone ricco, crudele e arrogante. Veniva torturato, picchiato e maltrattato da chiunque, compreso il figlio del proprietario terriero. Un giorno, dopo aver perso le tracce di una delle mandrie di cavalli del padrone, il ragazzo fu picchiato senza pietà. Il suo corpo quasi privo di vita fu lasciato sulla cima di un gigantesco formicaio, affinché le formiche lo divorassero. Il giorno successivo, il proprietario terriero, tormentato dal rimorso, tornò al formicaio ma non trovò il corpo del povero ragazzo. Trovò invece Nostra Signora [la Vergine Maria] insieme al suo figlioccio, cioè il piccolo pastore, felice e in salute, su un cavallo selvaggio alla guida di una mandria di cavalli invisibili.

Quello del Negrinho do Pastoreio [che può essere grezzamente tradotto come “il pastorello nero”] è un mito gaucho [13] [it] [sud brasiliano o argentino] con basi cattoliche e europee, raccontato con uno scopo morale: illustrare la compensazione divina e la redenzione dalle sofferenze terrene. La tradizione popolare assegna al Meninho poteri soprannaturali, trasformandolo in una sorta di santo popolare. Ha molti seguaci devoti. Figlioccio della Vergine, aiuta a trovare gli oggetti smarriti in cambio della promessa di accendere un cero alla sua Madrina. In alcune versioni richiede una presa di tabacco in cambio dei suoi favori.

A Cuca

A cuca é um papão, um ente fantástico que mete medo às crianças causando pavor. Sua aparência varia de lugar para lugar, mas a maioria das pessoas diz que ela tem a forma de uma velha, bem velha e enrugada, corcunda,  cabeleira branca, toda desgrenhada, com aspecto assustador. Ela só aparece à noite, sempre procurando por aquelas crianças que fazem pirraça e não querem ir dormir cedo. Então, a cuca as coloca num saco, levando-as embora para não se sabe onde e faz com elas não se sabe bem o que, mas, com toda certeza, trata-se de algo muito terrível.

Ela também é chamada de coca ou coco e assombra crianças de Portugal, Espanha, alguns países africanos e tribos indígenas brasileiras. Em alguns lugares ela é um velho, em outros, se parece com um jacaré ou uma coruja.

Existem muitas canções e versos sobre a cuca. Luís da Câmara Cascudo, em Geografia dos mitos do Brasil, indica a seguinte cantiga, comum no Nordeste brasileira:

Dorme, neném
Se não a cuca vem
Papai foi pra roça
Mamãe logo vem

La Cuca è un babau [14] [it], un essere fantastico che spaventa i bambini terrorizzandoli. Il suo aspetto cambia da posto a posto ma molte persone dicono che assomigli a una megera, molto vecchia e rugosa, curva e gobba, con una massa di capelli arruffati bianchi, una visione spaventosa. Appare solo di notte, cercando i bimbi disobbedienti che non vogliono andare a letto presto. La Cuca mette questi bambini in un grosso sacco, portandoli via, nessuno sa dove. nessuno sa cosa accada loro ma è sicuramente qualcosa di terribile.

Può essere chiamata cocacoco e spaventa i bambini in Portogallo, Spagna, in alcuni paesi Africani e presso le alcune trubù di indigeni brasiliani. In alcuni lei è un uomo vecchio, in altri assomiglia a un alligatore o a un gufo.

Ci sono molte canzoni e versi dedicati alla cuca.  Luís da Câmara Cascudo [15] [it], nel suo libro Geografia dos Mitos do Brazil [“Geografia dei miti del Brasile”] esprime apprezzamento per questa canzone popolare, molto diffusa nel Brasile nord orientale:
“Dormi bimbo
o la cuca arriva
Papa sta lavorando
e la mamma presto arriva”

A loira do banheiro

Ela vive nos banheiros das escolas. Possui farta cabeleira loira, é muito pálida, tem os olhos fundos e as narinas tapadas por algodão, a fim de que o sangue não escorra. Causa pânico entre os estudantes.

Dizem que era uma aluna que gostava de cabular as aulas, escondendo-se no banheiro. Um dia, caiu, bateu com a cabeça e morreu. Agora, seu fantasma vaga à espera de companhia, assombrando todos aqueles que fazem o mesmo que ela costumava fazer. Em outras versões, é uma professora que se apaixonou por um aluno. Terminou assassinada, a facadas, pelo marido traído. Tem o rosto e o corpo ensangüentados, as roupas em frangalhos.

Loura ou loira do banheiro, menina do algodão, big loura. Lenda urbana contemporânea que ocorre, com modificações, em todas as regiões do Brasil. Algumas vezes é uma mulher feita, outras vezes, uma menina. Os locais de sua aparição podem variar: escolas, centros comerciais, hospitais. Entre os caminhoneiros, surge nos banheiros de estrada, de costas, linda, corpo perfeito, belas pernas. Porém, ao se voltar para sua vítima, com o rosto sangrento, causa o horror.

Acredita-se, também, que seja possível invocá-la. Para isto, basta apertar a descarga por três vezes seguidas ou chutar, com força, o vaso sanitário. Então, ela aparecerá, pronta para atacar a primeira pessoa que entrar no banheiro.

A Loira do Banheiro [“La bionda del bagno”]
Vive nei bagni delle scuole. Ha lunghi capelli biondi, è molto pallida, gli occhi sono incavati e ha tamponi di cotone nelle narici per impedire al sangue di colare fuori. Provoca il panico tra gli studenti. Alcuni dicono che lei stessa fosse una studentessa che aveva l'abitudine di bigiare nascondendosi nei bagni. Un giorno, cadde e batté la testa contro qualcosa, annegando. Ora il suo fantasma cerca compagnia e dà la caccia a chiunque piaccia fare le cose che piacevano lei. Secono altre versioni era una professoressa che si innamorò di uno studente. Finì assassinata, uccisa di botte dal marito tradito. Ha il viso e il corpo coperti di sangue e i vestiti a brandelli.Loira do baneiro (la bionda del bagno), menina do algodão [la ragazza di cotone], big loura [“la grande bionda]. Questa leggenda contemporanea è diffusa, con alcune variante, in tutte le regioni del Brasile. Talvolta è una donna adulta, altre è una ragazzina. I luoghi in cui caccia possono variare: scuole, centri commerciali, ospedali. Ai camionisti appare nei bagni pubblici di spalle: è bellissima, con un corpo perfetto e gambe tornite. Ma quando guarda la vittima, la sua faccia è piena di sangue e provoca orrore in chi la guarda.Alcuni credono che possa essere evocata. Per farlo, basta tirare lo sciacquone tre volte e poi tirare un forte calcio alla seduta e lei salterà fuori, pronta ad attaccare la prima persona che entrerà nella toilette.

Alcuni non sono d'accordo col fatto che la Loira do Banheiro possa essere anche Big Loura. Altri sostengono che non esista nessun fantasma di nome Big Loura in Brasile. Una mia amica, profonda conoscitrice della leggenda metropolitana della Loira do Banheiro, mi ha detto che ci sono altri modi per evocarla.  Altre versioni di questa leggenda sostengono che il fantasma sia nato dopo che la ragazza era stata violentata e uccisa mentre bigiava nel bagno. I fatti sono poco chiari e cercheremo di andare più a fondo nella seconda parte di questa serie.

Nel sito PerfeitaUniao.org possiamo trovare molte storie e miti brasiliani [pt] come il Boitatá, la controparte brasiliana dell'anglosassone fuoco fatuo [16] [it] e del latino americano Luz do Mal [1] e la leggenda del Curupira, i miti di Iara Mãe-d'Água [“Iara madre delle acque”] Uratau, l'uccello il cui canto spaventa i caboclos [17] ma delizia gli indigeni Tupi-Guarani.

Boitatá

Esta é uma versão brasileira do mito explicativo do fogo-fátuo ou santelmo, existente em quase todas as culturas. Na Alemanha, ele é a Irrlicht (a luz louca), que é carregada por minúsculos e invisíveis anões. Na Inglaterra é o Jack with a lantern que, em forma de fantasma, guiava os viajantes pelos charcos e banhados; na França é o Sinistro Moine des marais (monge dos banhados), com as mesmas finalidades de guias de pântanos; em Portugal são as alminhas, as almas dos meninos pagãos ou a alma penada que deixou dinheiro enterrado não se podendo salvar enquanto este ficar infrutífero.

No Brasil é um mito dos mais antigos e de origem quase que totalmente indígena. Seria uma cobra-de-fogo que vagava pelos campos, protegendo-os contra aqueles que os incendeiam. Às vezes transformava-se em grosso madeiro em brasas que fazia morrer, por combustão, aquele que queima inutilmente os campos. O boitatá foi citado por Padre Anchieta em carta de São Vicente de 31 de maio de 1560. O padre traduziu o nome por “cousa de fogo, o qiue é todo fogo”. Mbai, coisa e tatá, fogo, davam a versão exata: um fogo vivo que se desloca, largando um rastro luminoso. Como há outra palavra tupi parecida, mboi, cobra; chegou-se a mboi-tatá, a cobra de fogo. Também é conhecido como uma serpente de fogo, que reside na água, ou uma cobra grande que mata os animais, comendo-lhe os olhos; por isso fica cheia de luz de todos esses olhos. Touro ou boi que solta fogo pela boca. Espírito de gente ruim, que vaga pela terra, tocando fogo nos campos ou saindo que nem um rojão ou tocha de fogo, em variantes diversas. É conhecido por diversos nomes em diferentes regiões do Brasil.

No Norte e Nordeste é chamado de batatão, no Centro-Sul de boitatá, bitatá, batatá e baitatá. Já em Minas Gerais também é conhecido como batatal, e ainda como biatatá, na Bahia. Prudentemente, Anchieta dizia: “O que seja isto, ainda não se sabe com certeza”.

Boitatá

Questa è la versione brasiliana dei miti che spiegano i fuochi fatui o il fuoco di Sant'Anselmo, miti che esistono praticamente in tutte le culture. In Germania è l’Irrlicht (la luce pazza), trainata da piccoli nani invisibili. In Inghilterra c'è Jack O’ Lantern, il fantasma che guida i viaggiatori attraverso paludi e acquitrini, In Francia c'è il Sinister Moine des Marais (inquietante monaco delle paludi) che svolge la stessa funzione di guida; in Portogallo ci sono le alminhas (piccole anime), cioè le anime dei bimbi pagani o un'anima che ha lasciato del denaro sotterrato e non può salvarsi se il tesoro non viene trovato da qualcuno.

Questo è uno dei miti più antichi del Brasile e la sua origine è di fatto totalmente indigena. Ha le sembianze di un serpente di fuoco che vaga nei campi, proteggendoli da chi cerca di bruciarli. Talvolta appare come un grosso tronchetto in fiamme che brucia coloro che incendiano i campi senza motivo. Il boitatá  fu citato dal prete Anchieta [18] [it] in una lettera datata il 31 marzo 1560. Il prete lo tradusse come “cosa di fuoco, che è tutta un fuoco”. Mbai significa cosa, e tatá, fuoco, una definizione perfetta: un fuoco vivente che si muove, lasciando una traccia luminosa. C'è una parola tupi [19] simile, mboi, che significa serpente e si arriva a serpente di fuoco. È conosciuto come il serpente di fuoco che vive nell'acqua o come il grande serpente che uccide gli animali e ne mangia gli occhi: i suoi occhi risplendono della luce di quelli che ha mangiato. [Può essere] un toro o un bue che sbuffa fiamme dalle bocca o lo spirito di una persona malvagia che si aggira incendiando i campi o correndo in giro come un petardo o una torcia, a seconda delle versioni.

È conosciuto con differenti nomi in differenti regioni del Brasile. Nel nordest è chiamato batatão,  nel centrosud è boitatá, bitatá, batatá and baitatá,  Nello stato di Minas Gerais è noto come batatal e a Bahia è chiamato biatatá. Anicheta scrisse prudentemente “Non si sa che cosa possa essere esattamente”.

'Curupira, Saci and others', by ~ferigato user at DeviantART

Curupira, Saci and others [20] [Curupira, Saci e gli altri] ~ferigato [21] utente di DeviantART. Utilizzato secondo Creative Commons BY-NC-ND-3.0 Licence [22]

Curupira

A primeira assombração indígena a ser adotada pelos europeus foi o curupira. Anchieta se refere a ele em carta de 30 de maio de 1560, escrita de São Vicente, São Paulo: “É coisa sabida e pela boca de todos corre que há certos demônios a quem os brasis chamam de Corupiras, que acometem aos índios muitas vezes, no mato, dão-lhes de açoites, machucam e matam. São testemunhas disso alguns de nossos irmãos que viram, algumas vezes, os mortos por eles. Por isso, costumam os índios deixarem em certos caminhos, que por ásperas brenhas vai ter ao interior das terras, no cume da mais alta montanha, quando por cá passam, penas de aves, abanadores, fechas e outras coisas semelhantes, como uma espécie de oblação, rogando fervorosamente aos curupiras que não lhes façam mal”. É um dos poucos casos de oferenda propiciatória que se verifica entre os índios brasileiros. A criação de mito semelhante se verifica em quase todas as culturas antigas.

O curupira é descrito como um indiozinho ágil, de pés voltados para trás, cabelos vermelhos ou cabeça raspada, protetor das árvores e da caça, senhor dos animais que habitam a floresta. Antes das grandes tempestades, percorre a mata percutindo o tronco das árvores para assegurar a sua resistência. Personifica o rumor da floresta e as incertezas de quem se aventura mata adentro. Quando quer pode ser bondoso. Mas, em geral, ele voltava-se contras os caçadores em defesa dos animais.

Seu assobio estridente é motivo para o caçador se apavorar e perder-se na mata. Nota-se que não é um gênio bom. É enganador e assassino. Seus pés virados iludem os perseguidores por deixar rastros falsos no chão. Pode, contudo, ajudar a alguns caçadores em troca de comida, dado-lhes armas e transmitindo-lhes segredos que, se revelados, são punidos com a morte.

Curupira

La prima leggenda indigena assorbita dagli europei fu quella del curupira. Anchieta fa un riferiemento nella lettera datata 30 maggio 1560, scritta a  São Vicente, in São Paulo [23]. “è conosciuta e sulla bocca di tutti, che ci sono certi demoni che i brasis [questa è la parola che usa per riferirsi ai nativi] chiamati Curupira che spesso perseguitano gli indiani nei boschi frustandoli, ferendoli e uccidendoli. Alcuni dei nostri fratelli ci hanno testimoniato questo, avendo visto alcuni di questi omicidi. Per questo gli indiani hanno l'abitudine di lasciare penne d'uccello, ventagli, frecce e altri oggetti come offerta sulle colline più alte quando percorrono determinanti percorsi che conducono, attraverso vie tortuose, al cuore del paese. Chiedono con fervore ai curupiras di non far loro del male”. Questo è uno dei pochi casi documentati di offerte votive degli indigeni brasiliani. La creazione di miti simili è diffusa in altre antiche culture.

Il Curupira è descritto come un piccolo agile indigeno, con i piedi al contrario, capelli rosso fuoco o calvo, guardiano degli alberi e signore di tutti gli animali, che vive nelle foreste. Prima delle grandi tempeste, cammina attraverso la foresta battendo i grossi tronchi degli alberi per verificarne la resistenza. Incarna i suoni della foresta e l'incertezza dell'avventurarsi nel selvaggio, Se vuole, può essere generoso ma spesso attacca i cacciatori per difendere gli animali.

Il suo fortissimo fischio acuto scatena il panico nei cacciatori e fa smarrire la strada nei boschi. Si sa che non è uno spirito benevolo, ma ingannatore e omicida. I piedi al contrario confondono gli inseguitori, lasciando false tracce sul terreno. A volte può aiutare i cacciatori in cambio di cibo, dando loro armi e raccontando loro segreti che, se svelati, avrebbero provocato temibili punizioni.

Iara, a Mãe-d'água

Alguns mitos brasileiros misturaram-se a lendas européias. Como exemplo começamos com uma estória que viajantes portugueses encontravam por aqui. Eles ouviam falar de um fantasma marinho, afogador de índios, que espantava pescadores e lavadeiras, era o “ipupiara”, um monstro meio homem, meio peixe, que para se divertir, saía das águas para matar. Tempos mais tarde o ipupiara tornou-se a “uiara”, uma versão portuguesa da sereia. Depois uiara virou “iara” que “significa senhora das águas”, também conhecida como mãe-d'água. Depois de várias transformações a lenda conta que a mãe-d'água é uma bela mulher de longos cabelos loiros e olhos verdes, que vive em um palácio no fundo das águas, para onde atrai os jovens com quem deseja casar.

Iara, a Mãe-d'Água [la madre delle acque]

Alcuni miti brasiliani si mescolano con le leggende europee. Ad esempio, si inizia con la storia che i viaggiatori portoghesi hanno ascoltato qua in Brasile a proposito di un fantasma marino, affogatore di indiani, che porta via pescatori e lavandaie chiamato ipupiara, un mostro metà uomo e metà pesce, che esce dall'acqua per uccidere per divertimento. Successivamente ipupiara diventa l’ “uiara“, una versione portoghese della sirena. Uiara  divenne ‘iara‘, che significa “signora delle acque”, nota anche come “madre delle acque”. Dopo molte trasformazioni, la leggenda racconta come la madre delle acque sia una donna bellissima con lunghi capelli biondi e occhi verdi, che vive in un palazzo sott'acqua in cui attira i giovani uomini che vorrebbe sposare.

Uratau
O uratau é um pássaro solitário e de hábitos noturnos que dificilmente se deixa ver. Pousado na ponta de um galho seco, fitando a lua e estremecendo a calada da noite, emite seu canto tenebroso assemelhado a um lamento humano. Por este motivo, o povo também o chama de “mãe-da-lua”. Seu grito talvez seja o mais assustador de todos, entre as aves. “Meu filho foi, foi, foi…” – interpreta o povo. Por causa de seu grito, o uratau é muitas vezes associado a maus presságios, mas segundo a mitologia tupi-guarani, é uma ave benfazeja.

Segundo a lenda, uma moça guarani chamada Nheambiú, apaixonou-se profundamente por um bravo guerreiro tupi chamado Cuimbaé, que caíra prisioneiro dos guaranis. Nheambiú pediu a seus pais que consentissem o casamento com Cuimbaé. Todos os insistentes pedidos foram negados, com a alegação que os tupis eram inimigos mortais da nação guarani. Não podendo mais suportar o sofrimento, Nheambiú saiu da taba. O cacique mobilizou seus guerreiros na procura da filha e, após uma longa busca, a jovem índia foi encontrada no coração da floresta, paralisada e muda, tal qual uma estátua de pedra, sem dar nenhum tipo de sinal de vida. O feiticeiro da tribo alegou que Nheambiú perdera a fala para sempre, a não ser que uma grande dor a fizesse voltar a ser o que era antes. Então a jovem recebeu todos os tipos de notícias tristes, a morte de seus pais e amigos, mas ela não dava nenhum sinal, até que o pajé falou “Cuimbaé acaba de ser morto”. No mesmo momento a moça, lamentando repetidas vezes, tomou vida e desapareceu dentro da mata. Todos que ali estavam transformaram-se em árvores secas, enquanto que Nheambiú tomou a forma de um uratau e ficou voando, noite após noite, pelos galhos daquelas árvores amigas, chorando a perda de seu grande amor.

Uratau
L’uratu è un uccello solitario con abitudini notturne che non si lascia vedere dalle altre creature. Appollaiato sulla punta di un ramo secco, fissando la luna e rabbrividendo nel cuore della notte, si fa riconoscere dal suo verso, una terribile canzone che sembra un pianto umano. Per questa ragione le persone lo chiamano ‘mãe-de-lua‘ (madre della luna). Il suo pianto è il più spaventoso tra tutti quelli degli uccelli. ‘Meu filho foi, foi, foi…’ [Mio figlio è andato, andato, andato…”]  sentono le persone. A causa del suo pianto l'uratau è comunemente associato con cattivi presagi, ma secondo la mitologia dei Tupi- [24]Guarani [25] [it], è un uccello benevolo.Secondo la leggenda, una ragazza Guaranì nubile chiamata Nheambiú si innamorò perdutamente di un coraggioso guerriero Tupi chiamato Cuimbaé, prigioniero dei Guaraní. Nheambiú chiese ai suoi genitori il permesso di sposarlo. Tutte le sue insistenti preghiere furono rifiutate, poichè i Tupi erano nemici giurati dei Guaraní. Non riuscendo a sopportare il dolore, Nheambiú lasciò la taba [accampamento]. Il cacique [capo indigeno], mobilitò tutti i guerrieri per cercare la figlia perduta e, dopo dure ricerche, la giovane fu trovata nel cuore della foresta, paralizzata e muta come una statua di pietra, senza segni di vita. Lo stregone della tribù  affermò che Nheambiú aveva perso la sua voce per sempre e che solo un grande dolore avrebbe potuto riportarla in vita. Alla giovane furono dette molte cose tristi, ad esempio che i suoi genitori e gli amici fossero morti, ma nulla cambiò. Poi il pajé [guaritore] disse “Cuimbaé  è stato ucciso”. In quel momento la ragazza, urlando più volte, tornò alla vita e scomparve dalla giungla. Tutti furono trasformati in alberi secchi e Nheambiú prese la forma di un uratau e continua a volare, notte dopo notte, tra i rami di quegli amichevoli alberi, piangendo la morte del suo grande amore.

Parlando di cultura brasiliana, il più noto sito collaborativo brasiliano Overmundo [26] [pt], vincitore del Golden Nica [27] nel 2007 al Prix Ars Electronica award [28] nella categoria delle comunità digitali ha molti articoli interessanti sui miti e le leggende brasiliane. Una che mi ha colpito riguarda un gruppo di scrittori e illustratori del sud che stanno lavorando alla graphic novel Um Outro Pastoreio [un altro pastorello” in Portoghese] che mescola disegni, fotografie, collage, prose e poesia per raccontare di nuovo il mito del Negrinho do Pastoreio [29] [pt].

 Fazemos uma releitura da lenda do Negrinho do Pastoreio, mais conhecida pela versão do escritor regionalista João Simões Lopes Neto [30], publicado no livro “Lendas do Sul”, em 1913. A esta trama inicial costuramos elementos da religiosidade afro-brasileira, lendas africanas e pencas de referências das histórias em quadrinhos.

Uma curiosidade: o livro Lendas do Sul [31] foi a primeira obra literária em português publicada pelo Projeto Gutenberg [32], instituto que distribui gratuitamente livros e e-books na internet.

Stiamo raccontando di nuovo la storia del Negrinho do pastoreio, la cui versione più famosa fu raccontata da João Simões Lopes Neto [33] e pubblicato nel suo libro “Lendas do Sul” [“Leggende del sud”] nel 1913. Abbiamo unito elementi delle religioni afro-brasiliane, leggende africane e molti riferimenti al mondo dei fumetti.
Una curiosità: la Lendas do Sul [31] [pt] fu il primo lavoro in portoghese a essere pubblicato da Project Gutemberg [32], un portale che pubblica libri e e-book affinchè siano gratuitamente scaricabili da internet.

Secondo gli autori del post che sono anche gli autori del progetto della graphic novel “il progetto è cambiato molto” e i suoi progressi possono essere seguiti sul blog [34] [pt] e sul sito.

C'è una grande varietà di storie popolari, miti e storie dell'orrore nell'immaginario brasiliano, dalle periferie urbane alle vaste regioni rurali – una varietà che rispecchia il grande e vasto paese che ne è culla. Questi esseri magici e quelli che seguiranno nei prossimi articoli, sono solo alcune delle centinaia che vivono nell'immaginario brasiliano e che di conseguenza si trovano su siti, blogs e forum nell'internet brasiliano. Se per alcune persone i tempi moderni rappresentano la fine dell'immaginazione, dall'altro lato internet è una nuova frontiera, un nuovo spazio per la  diffusione di queste leggende, anche se sono scollegate dai luoghi in cui sono nati e vissuti. A Global Voices continuiamo a osservare con meraviglia questi esseri nella lusosfera brasiliana. Ma teniamo le luci accese mentre li osserviamo, per sicurezza…

L'anteprima del post è basata su img_8055-1_edited-1-cropped [35] di visionshare [36] su Flickr. Immagini utilizzate secondo Creative Commons BY-NC 2.0 US Licence [37].