- Global Voices in Italiano - https://it.globalvoices.org -

I mutamenti climatici contribuiscono alla diffusione delle malattie?

Categorie: Africa sub-sahariana, Asia meridionale, Bangladesh, Kenya, Ambiente, Salute, Scienza

Fioritura dei ciliegi a gennaio
Lo scioglimento delle calotte polari, l'innalzamento del livello del mare e le condizioni meteorologiche estreme non sono le uniche conseguenze possibili dei cambiamenti climatici. Gli scienziati mettono in guardia: contribuendo all'aumento della diffusione delle malattie e di altri problemi sanitari, i mutamenti climatici del pianeta possono compromettere anche la salute pubblica.

Di questi tempi, la questione dell'impatto dei cambiamenti climatici sulla salute è molto sentita. Gli esperti mondiali in materia di sanità si sono impegnati [1] [in] ad approfondire il tema, ampiamente dibattuto sulle riviste mediche [2] [in] e in occasione della Giornata mondiale della Salute 2008 [3] [in]. I ricercatori temono [4] [in] che, se incontrollato, l'andamento attuale del surriscaldamento globale porterà a un drastico incremento dei rischi per la salute. Questi spaziano dalla morte dovuta a temperature eccessivamente alte e dai disastri naturali a un cambiamento nell'evoluzione di quelle malattie che, come la malaria e la dengue [5] [it], risentono delle temperature e dalle precipitazioni. Gli esperti segnalano già i primi esempi [6] [in] di questo impatto, con le epidemie di colera in Bangladesh e la febbre della Rift Valley in Africa.

Laura Grant, su Treevolution, aggiunge [7] [in] che gli effetti dei cambiamenti climatici sono già evidenti anche in Kenya.

“Secondo l’International Panel on Climate Change [8] [in] [Il gruppo intergovernativo dell'Onu che si occupa delle mutazioni climatiche] è probabile che i cambiamenti climatici indurranno una variazione nella diffusione delle malattie a trasmissione vettoriale come la malaria. In Kenya sono già stati registrati dei casi in aree mai colpite dalla malaria prima d'ora.”

Pur se le trasformazioni climatiche rappresentano un fenomeno su scala globale, gli esperti anticipano [9] [in] che le conseguenze più gravi in termini sanitari si avranno proprio tra le popolazioni più indigenti dei Paesi più poveri. Negli anni '90, si sono registrati in tutto il pianeta circa 600.000 casi [10] [in] di morte per calamità naturali legate al clima e 95 decessi su cento sono avvenuti nei Paesi poveri. Nel 2002 inoltre, diarrea, malaria e malnutrizione proteico-energetica – tutte malattie il cui corso viene alterato dal clima – hanno provocato complessivamente più di 3 milioni di vittime [11], di cui oltre un terzo in Africa. Questa galleria fotografica [11] [in] illustra le ulteriori conseguenze dei cambiamenti climatici sulla salute.

Tuttavia il blog Globalisation and the Environment spiega [12] [in] la difficoltà di separare l'impatto dei cambiamenti climatici e quello della povertà sulla salute.

“È in corso un acceso dibattito sugli effetti generati dall'effetto serra sulla diffusione delle malattie. Cerchaimo di tenere sempre a mente che povertà e malattie, così come clima e malattie, sono strettamente correlati. A parte ciò, per uno scienziato sfiduciato è comunque utile indagare sulle cause alternative che portano alla morte.”

È quanto hanno fatto i ricercatori del WCS [Wildlife Conservation Society – Società per la tutela degli animali selvatici], che in ottobre hanno pubblicato un rapporto [13] [in] in cui si elencano 12 malattie animali e umane a potenziale diffusione in nuove aree del globo a causa dei cambiamenti registrati nelle temperature e nel livello delle precipitazioni. Le malattie citate dal rapporto includono influenza aviaria, colera, virus Ebola, malattia di Lyme, tubercolosi e febbre gialla. Per scongiurare l'aggravarsi dei focolai, la WCS consiglia l'attento monitoraggio della salute della fauna selvatica che aiuti a capire le dinamiche di diffusione di queste malattie. Trimurtulu, sul blog MeDiCaLGeeK, ne rilancia ulteriormente [14] [in] i suggerimenti:

“Secondo gli autori, il modo migliore per difendersi da possibili scenari peggiori è individuare il sistema di diffusione di queste malattie tra gli animali selvatici, predisponendo una rete di sorveglianza mondiale basata sull'azione congiunta della scienza occidentale e della saggezza indigena.”

Il rapporto ha spaventato alcuni blogger, tra cui una donna che scrive su ThinkingShift, per via dei possibili legami tra malattia e clima. La blogger scrive quanto segue [15] [in]:

“In questo momento siamo così presi dalla bufera finanziaria in atto che se pensiamo ai cambiamenti climatici ci vengono in mente il surriscaldamento in determinate aree, l'innalzamento del livello del mare, i poveri orsi polari incapaci di trovare blocchi di ghiaccio su cui riposare e via discorrendo. Ma ci fermiamo mai a pensare alle malattie letali cui potremmo andare incontro? Beh, di sicuro questo rapporto mi ha spinto a qualche riflessione, facendomi soffermare sul fatto che gli agenti patogeni, una minaccia per l'umanità, hanno già causato seri danni economici. Il virus della SARS e l'influenza aviaria, per esempio, hanno già comportato una perdita per l'economia mondiale stimata sui 100 miliardi di dollari”.

L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) calcola che, se non si adottano le misure del caso, entro il 2050 i cambiamenti climatici faranno quasi raddoppiare [11] [in] la percentuale delle popolazioni esposte al rischio di morte per fame e per effetti sanitari associati. Maina, che scrive su Baraza, propone [16] [in] molteplici soluzioni per affrontare il problema.

“Primo, dobbiamo adottare uno stile di vita sostenibile per ridurre la gravità dei mutamenti climatici e dei relativi effetti; secondo, ora più che mai, dobbiamo tutelare la fauna selvatica, campanello d'allarme della comparsa dei focolai di queste malattie letali.”

Tuttavia, leg-iron accusa [17] [in] il rapporto del WCS di allarmismo ingiustificato. Su urban blog Peri Urban aggiunge [18] [in] che le ricerche sul tema scarseggiano e che la correlazione tra cambiamenti climatici e salute è ancora tutta da provare.

“Non si ha notizia di ‘effetti collaterali’ da cui l'OMS debba sentirsi tenuta a proteggerci. Né è possibile sensibilizzare l'opinione pubblica su un argomento non ancora sviscerato, salvo voler indurre a credere a priori che esista un problema, in modo da ricevere dei finanziamenti. Anche gli scienziati hanno il mutuo da pagare, proprio come noi comuni mortali”.

Foto di Fioritura dei ciliegi a gennaio [19] di Night Heron [20] su Flickr.