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Rep. Dem. del Congo: proseguono i combattimenti

Categorie: Post popolare, Africa sub-sahariana, Rep. Dem. del Congo, Cyber-attivismo, Diritti umani, Guerra & conflitti, Interventi umanitari, Relazioni internazionali

Mentre il mondo celebra la vittoria di Barack Obama [1] [in] quale nuovo presidente degli Stati Uniti, AfroSpear [2] [in] ci rammenta che il conflitto nella provincia di Nord Kivu [3] [it] è tuttora in corso:

In un'epoca in cui un uomo di origini africane ha conquistato lo scettro del Paese più potente al mondo, una tragedia di dimensioni gigantesche continua a imperversare nella Repubblica Democratica del Congo (RDC). È certamente più facile, nella fase di cambiamento politico, vendere “un messaggio di speranza” che offra rimedio a quanto ci affligge… piuttosto che “impegnarsi a intervenire” per cambiare una condizione ricorrente di disperazione e devastazione.

Michael Kavanagh scrive [4] [in] di Goma nel blog Untold Stories del Pulitzer Center on Crisis Reporting:

Sono ormai oltre un milione le persone fuggite dalle proprie abitazioni a Nord Kivu e pochissime ricevono aiuti umanitari. Prima degli scontri della settimana scorsa la maggior parte ce la faceva grazie alla generosità dei vicini, che accoglievano gli sfollati nelle loro case, cortili e fattorie. Ora anche le famiglie che ospitavano i profughi sono state evacuate. La gente si rifugia nelle foreste, nelle chiese, nelle scuole […]

Abitanti di Kibati [5]
Abitanti di Kibati [6] [in] in fuga verso Goma a causa dei combattimenti. Foto di Julien Harneis [7]

L'incontro dei leader africani svoltosi a Nairobi il 7 novembre scorso, promosso dalle Nazioni Unite, ha rivolto un appello per l'immediato cessate-il-fuoco nella RDC orientale e l'istituzione di un corridoio umanitario che consenta di offrire assistenza alle migliaia di persone dislocate dalla recente crisi. Il summit, ospitato dall’Unione Africana (UA) ha riunito il presidente della RDC Joseph Kabila, Paul Kagame presidente del Ruanda, Paese confinante con la regione del Nord Kivu, oltre ai capi di stato di Kenya, Uganda, Tanzania, Burundi e Sudafrica.

Il cessate-il-fuoco unilaterale era già stato annunciato dal CNDP, l'esercito dei ribelli guidato da Laurent Nkunda. Tuttavia, perfino durante il summit si sono verificati scontri violenti tra il FARDC (l'esercito congolese) e il CNDP in alcune aree rurali fra cui Kibati, circa 9 km a nord di Goma, provocando ulteriori evacuazioni. Dawn Hurley, un americano che vive a Goma, commenta così la situazione: [8] [in]

Nkunda sostiene di non aver infranto il cessate-il-fuoco da lui stesso proclamato e di aver semplicemente risposto agli attacchi delle forze governative. Affermazione di difficile interpretazione. I ribelli di Nkunda hanno occupato due città al Nord mettendo in fuga la popolazione. Hanno anche riconquistato Kiwanja, che fino a martedì era sotto il controllo di Nkunda e che poi era passata a un gruppo di ribelli alleato del governo grazie a una sorprendente azione di forza. Ciò ha portato a un ulteriore inasprimento degli scontri fra i due gruppi e alla fine i ribelli di Nkunda hanno avuto la meglio riconquistando la città. Le notizie che si diffondono parlano di molti civili uccisi dall’esercito di Nkunda, apparentemente come atto di rappresaglia, durante i combattimenti per riprendere possesso della città.

Intanto una Missione delle Nazioni Unite nella RDC (MONUC) ha visitato Kiwanja, a nord di Rutshuru, per indagare sugli avvenimenti dopo alcune segnalazioni di parecchi civili uccisi durante gli scontri fra cui un giornalista congolese, Alfred Nzonzo Bitwahiki [9] [in] che lavorava per la radio locale di Ushikira (Racou). Colette Braeckman, giornalista belga e autrice di numerosi libri sull’Africa Centrale, si chiede [10] [fr]:

Des civils massacrés pratiquement sous les yeux de Casques bleus impuissants ou indifférents: Kiwanja sera-t-il un Srebrenica congolais?

I civili vengono massacrati praticamente sotto gli occhi dei caschi blu che restano a guardare impotenti o indifferenti: Kiwanja rischia di diventare la Srebrenica del Congo?

Mappa della RDC realizzata con Ushahidi

Venerdì scorso, per documentare ciò che sta accadendo in questo momento, Ushahidi ha messo a disposizione della RDC il proprio software [11] [in] dopo averlo utilizzato con ottimi risultati lo scorso gennaio durante le violenze post-elettorali in Kenya [12] [in] e a maggio in Sudafrica per monitorare gli attacchi xenofobi sugli immigrati. Ushahidi, che in swahili significa “testimone” è uno strumento che consente a chiunque di fornire informazioni su situazioni critiche con l’invio di SMS, email o moduli web e di visualizzare i risultati [aggregati] su una cartina geografica o temporale. Il numero a cui inviare gli SMS è +243992592111 mentre è possibile reperire i grafici con i risultati sul sito http://DRC.ushahidi.com [13] [in].

Sulla pagina dedicata alla RDC è già presente un resoconto sugli incidenti [14] [in] dove si parla dell'omicidio di un giornalista del luogo nella zona di Kiwanja:

Uno dei facilitatori della nostra comunità radiofonica (Ushirika) è stato ucciso a Rutshuru.

Il Presidente del Comitato Kiwanja Nehemiah è fuggito: la comunità religiosa ora è molto meno sicura.

Abbiamo avuto dei contatti con Kibirizi ma le linee telefoniche laggiù non funzionano bene. Sono costantemente in contatto con il Nehemiah Committee di Kiwanja e Rutshuru. Il nostro supervisore ha ricevuto la visita di uomini in uniforme per tre volte di seguito nella sua abitazione a Kiwanja.

Per ulteriori resoconti dal fronte, si rimanda al post pubblicato dai soccorritori dell'International Rescue Committee [15] [in] di Nord Kivu, o al diario [16] [in] di un altro operatore di aiuti umanitari presente nell'area, e pubblicato sul blog Alertnet.

Qualche giorno fa il programma della BBC Africa Have your say ha chiesto al pubblico: “Come mai nella RDC non si riesce a mantenere la pace? [17] [in]”. Ecco una sintesi delle risposte fornite dagli utenti congolesi:

Joseph, da Goma:

Il problema nasce dall’incapacità del governo della RDC di dare la caccia ai killer del genocidio del Ruanda negli anni ’90. Hanno promesso al Ruanda che avrebbero scovato e ucciso tutti gli Hutu che avevano preso parte al massacro e poi fuggiti in Congo, ma non è stato così. Sia il Ruanda che i ribelli hanno dovuto occuparsene da soli per via della debole leadership congolese che ha fatto marcia indietro. Amo il mio Paese ma la nostra leadership politica non ha speranza.

Davis Tara, da Kinshasa:

Ci sarà pace nella RDC solo quando vi sarà la volontà politica di porre fine al conflitto. Pare che Kabila si diverta a destabilizzare quella parte del Paese per intimidire l’opposizione.

Il dott. Paul Kabasele, congolese residente a Londra:

La comunità internazionale è responsabile della fuga degli Hutu dopo il genocidio, perché adesso questa comunità non cerca di toglierci dai guai?

Michelle F. del blog Stop Genocide ha un’opinione su come riportare la pace alla RDC [18] [in]:

Se anche riuscissimo a ripristinare la sicurezza nella RDC orientale non saremmo in grado di mantenerla senza una seria riforma dell'esercito congolese. Il FARDC, oltre a essere sottofinanziato e in linea di massima incompetente, è responsabile dei peggiori abusi contro i civili congolesi, fra cui l'entusiastica partecipazione al diffuso e brutale rituale degli stupri che è diventato il marchio di questo conflitto.

A proposito del tanto discusso problema degli stupri in Congo, Michael Kavanagh del Pulitzer Center for Crisis Reporting ritiene che giornalisti e attivisti ne parlino “molto meno di quanto non parlino della guerra”, e aggiunge [19] [in]:

Il problema di molti reportage – talvolta anche i miei – su episodi di violenza sessuale in Congo, è che mancano di contesto, spesso perché questo è talmente complesso che giornalisti e redattori decidono di sorvolare.

Eppure va detto e ripetuto, ancora e ancora: gli stupri sono una conseguenza diretta del conflitto. I casi di stupro sono aumentati drammaticamente dopo i combattimenti e in prossimità delle frontiere, quando gli scontri finiscono, cessano anche gli stupri. Lo stupro è una forma di violenza che si diffonde come un'epidemia, e non una malattia endemica della società congolese. Il solo modo di “Fermare gli Stupri” è porre fine alla guerra. Sarà possibile solo a queste condizioni.

Dawn Hurley racconta un aneddoto [8] [in]:

Passeggiavo per Goma e mi sono fermato a parlare con un ragazzo, pensavo che potesse esprimere al meglio lo stato d’animo della città. Gli ho chiesto se avesse paura.

Mi ha risposto “aver paura è un lusso da ricchi”. Se sei povero cosa importa se hai paura? Non puoi farci niente. Non puoi scappare e non puoi cambiare nulla. Continui a vivere, e basta. A che serve aver paura?”

Per un’ampia raccolta di utili informazioni e raccomandazioni operative sulla RDC e sui possibili interventi concreti, si rimanda al blog Individual Responsibility to Protect [20][in].