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Turchia: bloccato l'accesso a Blogspot.com

Categorie: Post popolare, Medio Oriente & Nord Africa, Turchia, Diritti umani, Libertà d'espressione, Protesta, Tecnologia

Durante l'ennesimo giro di vite contro i servizi web nella Repubblica turca, è stata bloccata un'altra piattaforma blog, Blogspot.com. Un tribunale di Diyarbakir in Turchia ha bloccato l'accesso a Blogger/Blogspot.com in seguito a un caso di violazione della proprietà intellettuale [1] [in]. In questo suo primo post per GVO, Adam Klempner traduce alcune reazioni della blogosfera turca.

Da Armut [2] [tr]:

T.C. Diyarbakır 1. Sulh Ceza Mahkemesi 20.10.2008 tarih ve 2008/2761 sayılı kararı gereği günlük sayfama erişimin engellendiğini öğrendim, ne bir duruşma çağrısı, ne bir karar, ne bir tebliğ aldım, yargısız infaz edildim, sesim soluğum kesildi sansürlendim.

İki yıldır bağırıyoruz, internet sitelerini TV kanalı gibi gören bir kanun, koltuk sevdasından bu kanuna arka çıkanlar, bu kanun sayesinde Türkiye'de istediği siteyi yasaklatabileceğini bilen hainler ile bunlara maşa olan cahil vatandaşlarımız yüzünden kendi kendimizi mağdur ediyoruz.

Ho saputo che l'accesso al mio diario personale è stato bloccato per ordine della Prima Corte Criminale di Pace di Diyarbakir, numero 2008/2761, in data 20 ottobre 2008. Nessuna notifica, nessun verdetto, nessuna comunicazione scritta; sono stato condannato senza processo. La mia voce, il mio respiro sono stati sequestrati. Sono stato censurato.
Lo stiamo urlando da due anni: per colpa di una legge che equipara i siti web ai canali televisivi, di quanti appoggiano questa legge per tornaconto personale, dei bastardi che sanno di poter proibire qualsiasi sito vogliano grazie a questa legge e dell'ignoranza dei cittadini che rende possibile tutto questo, ne stiamo tutti subendo le conseguenze.

Qual è dunque il criterio per oscurare un sito web in Turchia? Lo spiega Elma+Alt+Shift [3] [in]:

Vietato avere un blog in Turchia!

Dall'inizio fino a oggi…
I gruppi di Google, siti porno, slide.com, WordPress, YouTube… Blogger.com è l'ultimo arrivato nella lista dei siti bloccati in Turchia.
Dopo l'approvazione di una nuova legge, in Turchia i siti web possono essere oscurati senza preavviso e per numerose ragioni:
– Oscenità: ciò comporta ovviamente una serie di domande del tipo “Come definire l'oscenità?”
– Promuovere l'uso di droghe
– Incitare al suicidio: altra clausola aperta a interpretazioni multiple. Un film che parla del suicidio di un adolescente rientra in questa categoria?
– Violenza sessuale su minori
– Insulti all'identità nazionale turca e contro Ataturk [4] [it]
– Prostituzione
– Gioco d'azzardo
– Circolazione di materiale dannoso per la salute pubblica.
Nonostante questa legge sia passata come strumento per combattere la pedopornografia, quando se ne esaminano le statistiche, la ragione principale per l'oscuramento dei siti sembra essere l'oscenità, che è tre volte superiore al numero di provvedimenti presi per molestie ai minori.
A parte queste clausole, gli insulti personali possono comportareil blocco di un sito web come è successo nel caso “Adnan Oktar vs. Richard Dawkins” in cui Adnan Oktar, scrittore religioso, sosteneva che il sito di Richard Dawkins insultava il suo libro. Proprio così. Il sito web di uno scienziato rinomato in tutto il mondo è stato oscurato agli utenti turchi con un semplice click. Adnan Oktar sembra essere la mente dietro la recente chiusura di molti altri siti web, incluso quello di uno dei maggiori quotidiani nazionali (Vatan) e un forum di discussione sull'ateismo.
I siti vengono chiusi, senza alcun preavviso al proprietario e invece di rimuovere il materiale pericoloso in questione, si chiudono direttamente i web server tappando la bocca a milioni di utenti e autori di siti e blog. Questo è successso con geocities.com e sfortunatamente ora con blogger.com adesso (24 ottobre 2008).

Senza ombra di dubbio, l'ennesimo oscuramento di numerosi voci della blogosfera ha oltraggiato un'ampia comunità virtuale. I movimenti di protesta dei netizen turchi sono già attivi a seguito dei precedenti oscuramenti di altri siti; i dettagli delle varie iniziiative si trovano su www.sansuresansur.org [5] [tr]. E sicuramente Global Voices continuerà a seguire gli sviluppi della situazione.