Guatemala: ancora violenza a 12 anni dagli accordi di pace

Dopo anni di negoziati, il 29 dicembre 1996 si firmavano in Guatemala gli accordi di pace per porre fine a 36 anni di conflitti armati di basso livello [in] tra l'esercito e diversi gruppi guerriglieri. A 12 anni da quegli accordi la situazione è tutt'altro che pacifica, con la violenza che continua a giocare un ruolo chiave nella società.

Sul blog del Washington Office on Latin America (WOLA) si legge [in]:

Guatemalan civil society, from human rights workers to journalists, bishops to private sector investors, union leaders to prosecutors, does not have it easy. The country sees increasing rates of crime and violence, and powerful forces operate what many call the “parallel state,” using their influence to shield their activities and ensure outcomes throughout the government that fill their pockets and guarantee their impunity, at the expense of the rest of Guatemalans.

La società civile guatemalteca, dagli operatori per i diritti umani ai giornalisti, dai vescovi agli investitori privati, dai leader sindacali ai pubblici ministeri, non se la passa molto bene. Criminalità e violenza crescono a ritmo vertiginoso, mentre delle potenti strutture gestiscono quel che molti definiscono “lo Stato parallelo”, esercitando forti influenze per coprire le proprie attività, intascarne i benefici e assicurarsi l'impunità tramite il governo, a scapito del resto dei cittadini.

Su Advocacy Project Blog [in] Heidi si esprime sui motivi di tanta violenza in un Paese in pace:

Heightened levels of violence, both in Rabinal and throughout the country, certainly stem from a multitude of sources, only a few of which include staggering unemployment and poverty, or lack of adequate healthcare and education. These societal realities notwithstanding, the internal conflict has left behind a legacy of institutionalized fear and normalized violence that cannot be dismissed.

Gli elevati livelli di violenza, a Rabinal come nel resto del Paese, dipendono sicuramente da una moltitudine di fattori, ben oltre la povertà e la disoccupazione dilaganti o un sistema sanitario e scolastico inadeguati. A prescindere da queste realtà sociali, il conflitto interno ha lasciato in eredità uno stato di paura istituzionalizzata e di violenza normalizzata che non vanno sottovalutate.

Con la firma degli accordi di pace le Nazioni Unite hanno istutuito una commissione a garanzia della loro attuazione: la Missione di Verifica delle Nazioni Unite in Guatemala (MINUGUA) [it] ha operato per dieci anni ma la sua efficacia è tutt'altro che accertata. Il blogger Buscando a Syd [sp] ricorda il “MINUGUA blues”:

La democracia, o libertad colectiva, más que una conquista de la razón, es un estado de gracia de la historia. No es producto del esfuerzo, no es producto del capital, no es producto del discurso, no es producto de la lucha, no es producto de la tecnología, y no es vigilable. De esa cuenta, organizaciones como MINUGUA no pasan de ser meros decorados de la civilización reciente, que es nada sin esos decorados. Se nos educa para pensar que detrás de tales fachadas, esas capas o cáscaras, existe una democracia mesiánica, incluso esencial, transhistórica. Grandísima superstición.

La democrazia o libertà collettiva, più che una conquista della ragione, è uno stato di grazia della storia. Non è un prodotto dello sforzo, né del capitale e neppure della retorica; non nasce dalla lotta o dalla tecnologia, né possiamo starcene lì a “osservarla”. Ecco perché le organizzazioni come MINUGUA non sono altro che meri orpelli della civiltà moderna, che altrimenti non sarebbe nulla. Ci è stato insegnato che dietro questa facciata, al di là dell'involucro o del guscio esiste una democrazia messianica, fondamentale, metastorica. Grandissima superstizione.

Per far fronte al crescente tasso di violenza, per cui molti ormai definiscono il Guatemala uno Stato mancato, è stata istituita una nuova commissione, il cui compito viene descritto su GSN Blog [in], blog del Guatemala Solidarity Network:

The International Commission against Impunity in Guatemala, better known by its Spanish initials CICIG, has now been operating for a year. It was created following an agreement between the United Nations and the Guatemalan government, charged with investigating clandestine organisations and collaborating with the state in prosecuting their members, suggesting ways in which Guatemalan law might be improved to help the fight against them and generally contributing to strengthening the rule of law.

La Commissione internazionale contro l'impunità, meglio conosciuta con la sigla spagnola CICIG, opera da un anno. Costituita in seguito a un accordo tra le Nazioni Unite e il governo guatemalteco, ha funzioni investigative nei confronti delle organizzazioni clandestine, e collabora con lo Stato nel perseguirne i membri, fornisce indicazioni per l'elaborazione di leggi più efficaci nella lotta contro tali organizzazioni e in generale per rafforzare l'applicazione di tali leggi.

Combattere la violenza, soprattutto quella contro le donne, non è compito facile. Le statistiche riguardo questi crimini parlano di un omicidio irrisolto ogni sedici ore [sp]. A tale scopo, il governo ha proposto di incrementare la presenza militare [in], nonostante l'esercito guatemalteco abbia avuto molta parte nelle violenze terminate con gli accordi di pace, che ne prevedono il ridimensionamento. I cittadini chiedono comunque maggiori risultati concreti, piuttosto che trattati controfirmati e commissioni internazionali.

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