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Australia: clamore e incidenti per un film sulle gang libanesi di Sydney

Categorie: Australia, Libano, Arte & Cultura, Etnia, Film, Giovani, Migrazioni

Un film australiano sulla vita delle gang libanesi nella periferia ovest di Sydney ha scatenato ben più che una serie di recensioni.

Intitolata The Combination, la pellicola è stata ritirata da diverse sale di Sydney per le risse scoppiate in seguito alle proiezioni. The Combination è stata poi ri-programmata, predisponendo una maggiore vigilanza per tenere a bada eventuali facinorosi.

Scritto e interpretato dall'attore australiano-libanese George Basha, questo film sui gangster è ambientato durante le rivolte razziali di Cronulla del 2005, che vedevano contrapposte le gang bianche dominanti agli australiani dall'aspetto libanese/mediorientale.

Scopo della pellicola è rappresentare la vita reale dei libanesi della parte ovest di Sydney e i disagi di cui sono vittime. Gli australiani di origine libanese sono grosso modo 400.000, una larga fetta dei quali vive nelle periferie ovest di Sydney.

La controversa pellicola ha sollevato molte discussioni in città, ricevendo ampia attenzione da parte dei media.

Il blogger/critico cinematografico australiano Marc Fennell [1] [in], ha proposto le sue riflessioni sul film:

La pellicola sui gangster australiano-libanese The Combination [2] [in] è speciale – incarna lo spirito del momento e affronta un tema decisamente attuale. Ma soprattutto, è riuscita a vendersi stranamente bene. Fino ad ora, The Combination [2] [in] si sta accaparrando l'interesse dei media a sinistra, a destra e al centro. Va anche generando accesi commenti da, ahem, sinistra, destra e centro, ed è stata perfino accusata di fomentare le risse. [3] [in]

Tutto questo per un film che in realtà non è nemmeno tanto valido.

D'accordo, ciò non è del tutto giusto. Lasciate che mi spieghi: le rivolte di Cronulla fanno da sfondo alla trama di The Combination. La storia parla di un uomo libanese (George Basha, anche sceneggiatore) che, nella zona ovest di Sydney, esce di galera solo per scoprire che il fratello minore ha imboccato la stessa strada che lo ha portato in prigione. (Storia australiana X??). Intanto Basha si innamora di una ragazza bianca con genitori razzisti e – a giudicare dalle sue capacità da attrice – con un debole per i sedativi per equini.

A questo film darei un 10 e lode per l'ambizione. E sono piuttosto sincero. Mi PIACE inoltre il fatto che, finalmente, esista un film sulle aree occidentali di Sydney centrato su un personaggio non anglosassone.

Nella pellicola sono inoltre ravvisabili elementi degni di nota oltre lo stile ‘pop’. Il modo in cui viene resa la cultura libanese – attraverso la danza, il cibo, la famiglia – è brillante. Sono questi i momenti di maggiore vividezza del film. Per non parlare poi di un paio di prestazioni superbe.

Tutto considerato, credo che sia stato importante un tentativo come The Combination. Tratta argomenti scottanti e importanti per i nostri tempi e per il Paese, e sospetto che col tempo diventerà un importante documento sociale in Australia. Ritengo inoltre che gli elementi positivi di questo film siano una forte indicazione del comprovato talento di George Basha e del regista David Field [4] [in]. Non vedo l'ora di vedere il loro prossimo lavoro, ma per il momento mi limito ad assegnare a The Combination un punteggio di 2 su 5.

Scott Henderson, sul suo blog Dark Habits [5] [in], lo recensisce in maniera simile, concentrandosi sui temi che The Combination tenta di sondare:

È tramite Sydney che il pubblico può assaporare gran parte dell'affascinante cultura della comunità libanese, il cibo, la generosità, le danze nei ristoranti. Naturalmente è sempre tramite Sydney, e più specificamente tramite i genitori di Sydney, che siamo testimoni di alcune riflessioni sui pregiudizi e la xenofobia a cui The Combination dichiara battaglia. Il film offre in lungo e in largo riferimenti neanche troppo velati al fatto che i bianchi ritengano che le persone di colore siano tutte musulmane (il che suona come un doppio pregiudizio). Anche gli australiano-libanesi sono australiani, e le generazioni più anziane non contribuiscono alla causa ritenendo che le questioni di cuore debbano unire le due etnie (“Non è razzismo, è come stanno le cose”), e il razzismo, si sa, è una brutta cosa.

La violenza impazza in The Combination e la pellicola richiama esplicitamente le rivolte di Cronulla [6] [in] del 2005 a Sydney che fungono da sottofondo più che da forza trainante della trama. La vita dei principali protagonisti viene indagata a fondo attraverso le risse scolastiche, gli accoltellamenti in strada per i videogame e i tentacoli della violenza delle gang in generale. Tali azioni (e il malaffare con i narcotrafficanti) non restano certo senza ripercussoni, con alcuni ragazzi che finiscono in galera e altri all'obitorio. La violenza non è la risposta, questo, il messaggio perentorio dello sceneggiatore George Basha e del regista David Field. O meglio, almeno fin quando [la violenza] è necessaria per imporre un punto esclamativo narrativo, ovviamente.

Quanto a questa idea culturale che permea “The Combination, il film si prodiga molto per mostrare le conseguenze della violenza, schierandosi a favore dell'azione di una giustizia da ‘vigilante’ secondo cui va bene che qualcuno che merita molto peggio viene umiliato e picchiato selvaggiamente davanti ai membri più onesti della comunità. È un momento che inquina il messaggio e che rivela mancanza di coraggio o intenzione di chiudere il circolo della violenza con un finale dai toni ambigui. Invece “The Combination” opta per una via d'uscita facile, un finale ‘macho’ che si presta ad essere acclamato dal pubblico

Un blogger australiano musulmano, Nurisha Ali su Brisbane Qalam [7] [in], è colpito dai rischi a cui si espone il film:

È incoraggiante vedere come ci siano persone pronte a tutto pur di farsi notare e pronte a correre dei rischi. Spero che questo film possa essere visto oltreoceano, in modo che chiunque possa apprezzare talenti australiani mai visti e mai sentiti

E un libanese del Medioriente, Jad Aoun [8] [in] non appare sorpreso nell'apprendere delle risse scoppiate alla proiezione del film:

Immagino che quando non si riesca a imporsi, si faccia ricorso alla violenza, per difendere la propria dignità e i propri diritti. Nessun posto è come casa propria!