Iraq: ricordando il 9 aprile 2003 – l'impossibilità della neutralità

Il 9 aprile 2003 è una data fondamentale per la storia dell'Iraq contemporaneo, tuttavia la maggior parte degli iracheni fatica a darne una definizione condivisa. Si è trattato della caduta o della liberazione di Baghdad? Scegliere tra queste due opzioni porta a sostenere una parte o l'altra. Stare nel mezzo è impossibile.

In passato il governo iracheno celebrava questa giornata con una festività pubblica, definendola semplicemente ‘Baghdad Day’. Ottimo esercizio di equilibrismo, non trovate? Quest'anno, però, il Baghdad Day non è stata una festa pubblica. Alcune migliaia di aderenti agli opposti schieramenti dell'Islam sunnita [it] e sciita [it] sono scesi in strada per dimostrare, ma milioni di iracheni hanno semplicemente continuato a condurre la propria vita come se fosse un giorno qualunque.

La blogosfera irachena ben rappresenta quest'indifferenza generale. Degli oltre 100 blog elencati dall’Iraqi Blog Count [in], solo 11 hanno scritto qualcosa al riguardo, trattandosi per lo più di blogger residenti all'estero. Ma prima di loro vorrei parlare di un blogger che scrive dall'Iraq.

Baghdad Dentist [in], il cui ultimo post risale esattamente a un mese fa, compila un arguto resoconto della situazione a Baghdad sei anni dopo quella movimentata giornata. Se tra questa panoramica volete leggere un unico blog, questo è l'ideale. Dalla sicurezza al divertimento, c'è tutto e sotto forma di bollettino!

Sulle relazioni interpersonali il blogger commenta [in]:

Ho notato un aumento di coppie che stanno per divorziare.

Sull'istruzione, invece, osserva:

Meglio definirla Distruzione!

Infine, la mia preferita, parlando del comune di Baghdad, il blogger scrive quanto segue:

Il comune ha acquistato palme artificiali. Per l'amor del cielo, abbiamo palme sufficienti da riempire Baghdad. [Quelle di plastica] non sono belle come quelle vere. Sono gialle, di plastica e si illuminano di notte (se c'è corrente)!!!

Una delle mie fissazioni… come può una città che si vanta dei suoi datteri usare palme di plastica gialla con luci intermittenti? Che tristezza. Come ho già detto, se pensate di leggere un solo post, Baghdad Dentist fa al caso vostro.

Sul blog Iraq The Lasting Love [in] MixMax, blogger iracheno residente in Svezia, scrive per ricordare gli ultimi sei anni. Parla della gioia nell'aver seguito l'abbattimento della statua dell'ex leader iracheno Saddam Hussein [it] ma osserva [in] anche come questa sia immediatamente svanita con il caos che ne è derivato.

Dopo il 9 aprile 2003, l'Iraq è diventato un Paese diverso da quello che conoscevo. È totalmente diverso dall'Iraq dei miei sogni.

È un post lungo ma vale la pena leggerlo. Ed è anche in inglese, per cui, cosa aspettate? Il fatto interessante, a mio avviso, è che il blogger parla di come per noi iracheni sia stato difficile, e lo sia ancora, vivere quei momenti – la difficoltà di essere prigionieri di un'epoca a cavallo tra un regime che ha governato con terrore e crudeltà e una guerra che ce ne ha liberati gettandoci però in un caos ben più profondo.

Mentre non è chiaro se il post di MixMax celebri la caduta o la liberazione di Baghdad, Zahra al-Rawi [ar] non va tanto per il sottile. Ha scritto un post appassionato intitolato Lest we forget:

Chi avrebbe mai immaginato che sei anni dopo l'Iraq sarebbe stato ancora occupato? Sappiamo che l'America tentenna e ci prende in giro con quel che chiama ‘piano di ritiro', senza mai farlo. Sono sei anni che soffriamo a causa loro. Si appropriano del petrolio, delle ricchezze del nostro Paese e, cosa ben più importante, del nostro sangue.

C'è un solo commento al suo post. Mahmoud al-Rawi, autore del blog Mahmoud: Muslim Iraqi Pharmacist [ar], commenta sagace:

Cara sorella, queste tragedie non sono il risultato soltanto dell'occupazione.

Il suo post su questa giornata [ar] riporta una preghiera per la guida divina rivolta a tutti i musulmani.

Da Londra, anche Eye Raki parla del 9 aprile. In 6 Years Today [in], il blogger rivisita il post scritto in quella giornata di sei anni fa:

All'epoca ero furioso nel vedere come la gente avesse abbandonato la lotta per l'Iraq. Molti giornalisti dipingevano l'Iraq come uno Stato fallito in modo da rendere appetibile la notizia.

Diversamente da Zahra, Eye Raki è più ottimista e crede che l'Iraq abbia voltato pagina sotto la guida del Primo Ministro iracheno Nouri Al-Maliki [it]. Il suo post pende più verso la ‘liberazione’ che la ‘caduta’ e Hayder al-Khoei, autore di Eye Raki, ritiene che nel 2003 sia nato un nuovo Iraq e che sia fatto per durare:

Non so come l'Iraq sia riuscito a sopravvivere. Non so come abbiano fatto gli iracheni a sopravvivere. Ma ci sono riusciti. Ogni mattina brutte notizie, poi alla sera notizie addirittura peggiori. Probabilmente l'istinto di sopravvivenza è stato tanto forte quanto il surge [in] e il Jihad [it] di Maliki contro i terroristi.

Anche se leggermente prolisso, Layla Anwar pubblica un bel post di commemorazione su An Arab Woman Blues [in]. È un'intervista in due parti con Malcom Lagauche, autore di The Mother of All Battles: The Endless US-Iraq War, in cui i due discutono della ‘caduta di Baghdad vista con gli occhi di un americano’.

Questo è tutto. Ci sarebbe un paio di altri post sul tema ma, come dice giustamente Layla, la nostra soglia di attenzione è pari a quella degli scoiattoli. La blogger ha diviso l'intervista in due parti per non spaventare i lettori e per lo stesso motivo anch'io concludo questo mio post.

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