La terza giornata di proteste post-elettorali [giovedì 8 aprile] nella capitale moldova è stata relativamente tranquilla. Mihai Moscovici ha scritto [in] su Twitter:
Niente ressa, oggi. In questo momento, pochi i manifestanti nella piazza principale di Chisinau, in Moldova […]
E questo è uno degli ultimitweet [in] di Moscovici, lanciato nella prima mattinata di giovedì:
In piazza non ci sono manifestanti. Tutto tranquillo a Chisinau, in Moldova. […]
Il dibattito sul ruolo dei social media nell'organizzazione e nel racconto degli eventi di Chisinau [it], iniziato martedì [7 aprile], è proseguito anche per l'intera giornata successiva, proprio mentre la protesta – inizialmente pacifica – si faceva violenta.
Evgeni Morozov ha pubblicato un aggiornamento [in] al suo post sulla “rivoluzione di Twitter” [in] su Net Effect, rubrica della rivista Usa Foreign Policy:
[…] 3. Molto ha contribuito il fatto che anche quanti hanno poca dimestichezza con la tecnologia, negli Stati Uniti come nell'Europa Occidentale, si siano particolarmente invaghiti di Twitter. È positivo che gli studenti moldavi non abbiano organizzato questa rivoluzione su Friendster, o su LiveJournal (piattaforma ancora assai usata in Europa orientale). Se avessero fatto ricorso a questi due siti, forse non sarebbero riusciti a calamitare una simile attenzione nel resto del mondo. […]
Rootwork ha inserito un commento [in] in cui nota che l'osservazione di Morozov gli è parsa “decisamente viziata”:
[…] Un simile approccio è un degno esempio di come strategia e strumenti possano confondersi. Sarò più preciso: non è detto che l'obiettivo di un movimento votato al cambiamento sociale sia ottenere l'attenzione del mondo.
La maggior parte di quanti operano per il cambiamento sociale lo sa bene. Ci sono momenti in cui si cerca di focalizzare l'attenzione su una maggiore consapevolezza o di calamitare l'attenzione dei media, ma spesso non è questo l'obiettivo primario di chi si mobilita. Nel caso degli studenti moldavi, può darsi che fosse necessario trovare un modo per consentire agli organizzatori di conoscersi e pianificare strategie comuni – in questo caso, Twitter sarebbe stato uno strumento particolarmente inadatto (o quantomeno, incredibilmente spuntato).
Tale approccio è possibile solo considerando Twitter uno dei tanti strumenti utilizzabili, perfetto in alcuni casi ma piuttosto inutile in altri. Affidare ogni strategia in modo quasi fideistico in Twitter (o qualsiasi altra tecnologia) non fa che restringere la portata della strategia vera e propria – e così il vero obiettivo diventa ottenere l'attenzione del mondo, perchè ehi!, è a questo che serve Twitter!
In questo caso, gli organizzatori saranno anche riusciti ad attirare l'attenzione al di fuori del Paese, grazie a poche dozzine di utenti Twitter, ma hanno fallito nel rendere visibile agli altri moldavi l'opposizione al regime.
Qui [in] ci sono altre opinioni di Rootwork sull'argomento.
Anche Daniel Bennett si è unito al dibattito su Twitter in Moldavia, partecipando alla discussione sul blog di Frontline Club [in]. The Lede, blog del New York Times, ha invece pubblicato quest'intervista a Mihai Moscovici [in].
Poche ore fa Moscovici ha infine pubblicato questo tweet [in], che sembra una degna conclusione al dibattito:
I media occidentali non riescono a capire che #pman non c'entra niente con Twitter. #pman ha invece a che fare con le proteste anti-comuniste a Chisinau, Moldova, e con la richiesta di nuove elezioni.