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Rep. Dem. Congo: problemi e creatività dei disabili, nell'assenza dello Stato

Categorie: Africa sub-sahariana, Rep. Dem. del Congo, Arte & Cultura, Citizen Media, Istruzione, Musica, Sviluppo

Nella Repubblica Democratica del Congo, la vita per gli invalidi o i disabili è irta di difficoltà. Senza assistenza statale e con poche prospettive di impiego, le persone con disabilità devono affrontare non poche sfide.

Cédric Kalonji, giornalista congolese e amministratore di Congoblog “Ba Leki” [1] [fr], riferisce di frequente sulla situazione dei disabili e degli svantaggiati del Paese nel tentativo non solo di evidenziare le difficoltà che si trovano a fronteggiare, ma anche per sottolineare la tenacità e lo spirito imprenditoriale di costoro nel superare tali avversità.

Scrivendo riguardo la situazione di Mariam Mapoyi [2] [fr], Congoblog riporta quanto spiega la donna disabile di Lubanga:

“Je fais tout ce que je peux pour assurer le minimum pour mes enfants mais ce n’est pas évident … Je me lève tous les matins vers 6 heures et je prends la pirogue pour traverser de ce côté (rive droite du fleuve) pour mendier auprès de commerçants, hommes d’affaires ou autres autorités politiques. Mes enfants m’accompagnent parce qu’ils doivent pousser mon vélo et manger avec moi ce qu’on me donne”

“Faccio tutto quel che posso per assicurarmi che i miei figli abbiano almeno il minimo, ma non è facile…mi sveglio tutte le mattine alle 6 e prendo la piroga per attraversare il fiume (sulla riva a destra) così posso elemosinare dai commercianti, dagli uomini d'affari o da altre autorità politiche. I miei figli devono venire con me perchè devono spingere la mia sedia a rotelle, e devono condividere con me quel che ricevo da mangiare dalla gente.”

Congoblog aggiunge quanto segue alla sua testimonianza:

Ce que cette dame ne dit pas, c’est qu’aucun de ses trois enfants ne va à l’école. Ils ne savent ni lire ni écrire. Elle a bien conscience du fait qu’un avenir sombre les attend mais elle sait aussi qu’elle n’a aucune marge de manœuvre dans ce pays où les parents doivent payer les études de leurs enfants, l’état ayant démissionné de cette charge depuis des décennies. Et pourtant, les textes de la Constitution de notre chère république stipulent que l’école primaire est gratuite et obligatoire.

Quel che la donna non dice è che nessuno dei suoi tre figli va a scuola. Non sanno né scrivere né leggere. La donna è ben consapevole che li attende un futuro triste, ma sa anche che non c'è spazio per destreggiarsi in questo Paese dove i genitori devono pagare per l'educazione dei figli in quanto lo Stato si è dimesso da questa responsabilità decenni fa. Questa è la realtà, nonostante nella Costituzione della nostra amata Repubblica ci sia scritto che l'educazione primaria è sia obbligatoria che gratuita per tutti.

Tuttavia Mariam, e molti come lei, non sono pronti ad abbandonare la speranza, e stanno facendo dei passi in avanti per sfuggire al ciclo dell'elemosina e diventare indipendenti. Mariam si è iscritta a un corso presso un centro di Kisangani dove sta imparando a cucire. Durante il corso dovrà continuare ad elemosinare, ma spera che una volta finite le lezioni possa procurarsi una macchina da cucire per diventare autosufficiente e guadagnare abbastanza da poter mandare i figli a scuola.

In un Paese dove le opportunità di lavoro sono tutt'al più limitate – e dove la legge non impone l'accessibilità a edifici o servizi pubblici, riducendo ulteriormente le possibilità per persone come Mariam – imparare a cucire e altre forme di artigianato sono un modo per i congolesi disabili di guadagnarsi da vivere da soli senza dover contare sulla carità degli altri.

Recentemente ITNewsAfrica [3] [in] ha raccontato il successo di un gruppo di donne disabili che hanno creato un'attività sostenibile di artigianato chiamata Shona Crafts.

Shona Crafts è stata lanciata a Goma con l'aiuto dell'American Dawn Hurley, ed è diventato fonte di reddito stabile e di successo per le donne coinvolte.
Queste donne creano e vendono una varietà di abiti fatti a mano, borse e altri oggetti tramite il relativo sito [4] [in]. I loro prodotti, il cui profitto va al 100% alle donne, hanno subito avuto successo negli USA, dove solo su ebay hanno venduto più di 100 pezzi. Il loro successo è uno straordinario esempio di come sia possibile sfruttare al meglio internet per raggiungere continenti diversi e avere effetti immediati e positivi per tutti quelli coinvolti.

Negli ultimi anni, gradualmente sono stati compiuti maggiori sforzi nei centri di formazione ed educazione simili a Shona Crafts. Nell'agosto 2008, il primo centro di formazione per sordo-muti, chiamato Espoir des sourds (Sorda Speranza) è stato aperto a Kisangani. Il centro fornisce corsi di cucito e carpenteria per i sordo-muti che vivono a Kisangani, e include inoltre nei loro studi un corso di informatica.
Istituti come questo forniscono alle persone capacità che permettono loro di provvedere a sè stessi e integrarsi nella società. Così non verranno più considerati come un peso, cosa che, come riporta Ernst Mukuli su Syfia-Grands-Lacs [5] [fr], capita alquanto spesso:

le regard de la société change depuis qu'ils apprennent un métier.

L'opinione della società sulle persone disabili cambia una volta che imparano un mestiere.

È stato riportato che gli studenti dell’ Espoir des sourds usano al meglio quanto internet ha da offrire creando relazioni con altri sordo-muti, organizzazioni di sordo-muti e gruppi di sostegno in tutto il mondo tramite cyber-cafè locali a Kisangani.

Nel marzo 2009, Handicap International UK ha ottenuto un fondo di quasi 500.000 sterline per un progetto educativo comprensivo nella RDC. Questo denaro verrà impiegato in un progetto di tre anni che punta a incrementare l'accessibilità all'educazione primaria per i bambini disabili. Ciò avverrà attraverso l'aumento delle iscrizioni dei bambini disabili nelle principali scuole primarie statali, e attraverso la formazione di insegnanti con nuovi metodi di insegnamento adatti ai bisogni dei bambini disabili. Handicap International UK ha inoltre lo scopo di presentare al Ministero dell'istruzione tre nuove direttive didattiche sui diritti all'educazione dei bambini disabili.

Oltre alla ricerca di formazione e istruzione, parecchi congolesi disabili hanno trovato modi innovativi di guadagnarsi da vivere senza dipendere dall'elemosina.
Fin dagli anni '70 le persone disabili sono esenti dal pagare le tasse nella RDC. Ciò ha portato molti imprenditori disabili a usare in maniera creativa le proprie sedie a rotelle. Scrive Congoblog [6] [fr] :

Leur activité consiste à prendre sur leurs chaises roulantes des marchandises (farine, huile, poissons ou viande) et de les faire traverser de part et d’autre. Les commerçants privilégient les handicapés pour faire traverser leurs marchandises parce que ces derniers ne paient pas de taxes. Leurs effets ne sont pas fouillés et ils n’ont besoin d’aucun document pour traverser la frontière.

La loro attività consiste nel prendere della merce (come la farina, olio, pesce o carne) e portarla da un lato (della frontiera) all'altro. Ai commercianti piace usare il servizio dei disabili per trasportare merci perchè i disabili non devono pagare le tasse. I loro averi non vengono ispezionati e non hanno bisogno di nessun documento per attraversare la frontiera.

I commercianti pagano meno di quanto dovrebbero per trasportare le merci, e i disabili possono lavorare indipendentemente, ricavandone uno decente stipendio.

Aggiunge Congoblog:

Manque à gagner pour le trésor public mais moyen de survie pour les handicapés qui trouvent dans cette activité les revenus leur permettant de subvenir à leur besoins. « Nous préférons venir travailler ici plutôt que d’aller passer nos journées à quémander en ville », lâche fièrement Patrick. Ses compères et lui-même ont bien compris qu’il valait mieux se débrouiller, plutôt que d’attendre un hypothétique redressement de la situation politique et économique du pays.

Reddito perso per il tesoro pubblico, ma modalità di sopravvivenza per i disabili, visto che le entrate derivanti da tale attività sono sufficienti a sostenerne le necessità. “Preferiamo venire a lavorare qui che andare in giro a elemosinare tutto il giorno in città”, spiega con orgoglio Patrick (uno di questi imprenditori). Sia lui che i suoi colleghi hanno chiaramente capito che è meglio provare a mantenersi da soli, piuttosto che aspettare un'ipotetica riorganizzazione politica ed economica del Paese.

I due membri più anziani dello Staff Benda Bilili [7] [fr], gruppo di musicisti congolesi paraplegici di Kinshasa, si conobbero mentre trasportavano merce tra Kinshasa e Brazzaville.

Il blog di musica KoToNTeeJ [8] [fr] riassume il contenuto delle canzoni del gruppo:

Coco Ngambali, l’auteur principal du groupe et champion de bras de fer, explique qu’à travers leurs chansons, ils jouent le rôle de journalistes, parlent à ceux qui vivent et dorment dans la rue sur des cartons.

Coco Ngambali, l'autore principale del gruppo e campione di lotta di braccia, afferma che tramite le canzoni svolgono il ruolo di giornalisti, parlando a quelli che vivono e dormoni negli scatoloni per le strade.

Lo Staff Benda Bilili prova nei giardini zoologici di Kinshasa e suona sia in bar locali che in club all'estero, e rappresentano una storia di gran successo. Hanno superato tutte le barriere e sono al momento i primi nella World Music Chart Europe. Lo Staff Benda Bilili ha firmato un contratto con l'etichetta Crammed Discs, e sta preparando un tour europeo.

Mentre esempi come Shona Crafts e Staff Benda Bilili dimostrano il successo raggiunto con duro lavoro e tanto impegno, c'è stato anche un pizzico di fortuna nella loro riuscita. Non va dimenticato che la maggior parte di loro, indipendente dallo sforzo che ci mettono, continua ad affrontare una vita di stenti e handicap.

Come sottolinea ancora Congoblog:

Si déjà la vie est dure pour les personnes valides, pas besoin de s’interroger longtemps sur le sort de ceux qui vivent avec un handicap. Et bien sûr, on ne peut rien demander à l’état, absent, démissionnaire et irresponsable.

Se la vita è difficile per i non-disabili, non c'è bisogno di riflettere a lungo sul destino di coloro che vivono con una disabilità. E ovviamente, non si può chiedere niente allo Stato, che è assente, irresponsabile e rassegnato.