Israele: “Ajami”, una nuova prospettiva sulla società israeliana

Il film “Ajami” è stato il grande trionfatore dei Premi Ophir, sabato 26 settembre, e potrebbe continuare a riscuotere successo presso il pubblico internazionale come candidato israeliano ai Premi Oscar del 2010.

“Ajami” è il nome del quartiere di Giaffa dove si svolge la storia narrata nel film. Scritto e diretto dal duo arabo-israeliano composto da Scandar Copti (che vive ad Ajami) e Yaron Shani, la complessità dell'intreccio di “Ajami” replica uno stile narrativo assai popolare nella narrativa e nella cinematografia israeliane.

Ajami [Fonte: pagina fan su Facebook]

A giudicare dall'incetta di premi fatta ai festival di Ophir, Cannes e Gerusalemme, il percorso di “Ajami” sembra ricordare quello di altri film israeliani recentemente candidati agli Oscar, come “Beaufort” [it] e “Valzer con Bashir” [it]. Sinora, “Ajami” ha ricevuto i Premi Ophir per miglior film, migliore regia, miglior copione, miglior montaggio, miglior colonna sonora originale, la menzione speciale “Camera d'or” al festival di Cannes e il premio Wolgin per il miglior film in concorso all'ultima edizione del festival cinematografico di Gerusalemme.

Il trailer del film è disponibile su YouTube in ebraico e arabo con sottotitoli in ebraico (per il momento non sono ancora disponibili sottotitoli in inglese). Per saperne di più, si può visitare questa pagina su facebook [eb].

Yudit, del blog OCCUPIED dice di sentirsi molto toccata dal film, perchè vive nello stesso quartiere in cui si svolge la vicenda. La blogger riflette [in]:

È un bel pugno nello stomaco “Ajami”, il film di Scandar Kopti e Yaron Sheni. Stupendo. E, tra l'altro, è girato nel mio quartiere, anche se non tratta del “mio” quartiere. Certo, la mia non sarà una critica oggettiva del film. Conosco molti, anzi, quasi tutti gli attori, almeno di vista, e alcuni sono invece buoni amici. Il cast ha ricevuto una buona formazione, ma non sono attori professionisti, soltanto i miei vicini, che interpretano se stessi, in situazioni che hanno vissuto, con le reazioni che avrebbero se la storia fosse vera. Certo, avrebbe anche potuto essere tutto vero.

“Ajami” è anche il sottotitolo del blog di Yudit, che spiega:

Ajami, Agami o Adjami, o comunque lo chiamiate, è casa mia. A dispetto di tutto. La parola “casa” comporta molte implicazioni. La mia si trova a Giaffa (in ebraico traslitterato, Yafo), e una volta (vale a dire, del 1948) era considerata “La sposa del mare”: ora, non è che un fatiscente sobborgo meridionale di Tel Aviv.

Carmia, di Kishkushim descrive [in] “Ajami” come:

Un'appassionante storia sul balagan [caos] che si svolge ad Ajami: i rapporti tra vicini arabi e israeliani, arabo-israeliani e cisgiordani, cristiani e musulmani, e tutto ciò che c'è in mezzo.

Ayelet Dekel di Midnight East ci racconta la sua reazione [in] dopo aver visto il film al Jerusalem Film Festival.

Se mi avessero riassunto la trama del film, forse non mi avrebbe interessato, visto che tratta un genere che non amo particolarmente. Eppure, Ajami è molto più della sua trama, proprio come le persone sono ben più di una descrizione delle circostanze della loro nascita, o degli eventi della loro vita.

Dekel ci racconta qualche indiscrezione su Ibrahim Frege, che interpreta Malek, e incontrato dalla blogger nei camerini dopo il film.

Il diciannovenne Frege mi ha detto che non aveva mai pensato a recitare. Quando era ancora a scuola, alcuni amici che frequentavano i workshop di “Peace Child Israel” (organizzazione fondata nel 1988 da David Gordon e Yael Drouyannof per spiegare la tolleranza attraverso il teatro e le arti) lo avevano invitato a parteciparvi per svagarsi un pò. Il ragazzo seguì il workshop per un anno, per poi ricevere una telefonata che l'invitava a recitare nel film. Frege crede che i registi cercassero qualcuno con un accento simile a quello di Nablus, città d'origine del suo personaggio.

Infine, il critico Yair Raveh, del blog Cinemascope si interroga [in] sulle possibilità che “Ajami”  vinca un Oscar.

Riuscirà “Ajami” a diventare il terzo film israeliano a candidarsi agli Oscar come miglior film straniero (dopo “Beaufort” e “Valzer con Bashir”)? Purtroppo, devo confessarvi che ne dubito. Certo, “Ajami” è un film sensazionale, e da molti punti di vista rappresenta una svolta per il cinema israeliano. Ma temo sia troppo realistico, duro, fedele alla realtà, e probabilmente un pò frastornante, per un giurato medio del premio Oscar. Manca poi di quell'attenzione antecedente alla proiezione che aveva “Valzer con Bashir” l'anno scorso, e che ora ha “Lebanon”. Ma chissà.

Letture consigliate –

- Israele: film sulle conseguenze della chiusura dei confini a Gaza [it] (Maya Norton) – Alcuni blogger reagiscono al corto “Closed Zone” diretto da Yoni Goodman.

- Lebanon: Lebanese Bloggers React to Israeli Film “Lebanon” [in] (Antoun Issa) – Reazioni dal Libano a un film israeliano che descrive le storie di soldati israeliani durante la guerra civile libanese (1975-1990). “Lebanon” segue “Valzer con Bashir” come secondo film sull'argomento realizzato negli ultimi due anni da un regista israeliano.

- Cannes Film Festival: Sources of Hope, Amid a Divide [in] (Joan Dupont, New York Times) – quest'anno a Cannes sono stati presentati tre film su israeliani e palestinesi. Joan Dupont intervista Copti e Shani, registi di “Ajami”.

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