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Cuba: il concerto per la pace

Categorie: America Latina, Cuba, Arte & Cultura, Diritti umani, Migrazioni, Musica, Politica

Il semplice nome “Cuba” risveglia i dibattiti più appassionati, specialmente tra i latinoamericani e la gente dei Caraibi.  Il cantante colombiano Juanes [1] [sp] ha proposto una tregua, un momento per la solidarietà, per la pace, per superare le barriere politiche, geografiche ed emotive. E quale modo migliore di riuscirci se non con la musica? Questa è stata l'idea che ha spinto Juanes a organizzare il concerto “Paz sin Fronteras” [2] [sp] svoltosi domenica 20 Settembre 2009, nell'iconica Piazza della Rivoluzione a L'Avana, Cuba. Quindici artisti provenienti da Cuba, Colombia, Ecuador, Portorico, Venezuela, Spagna, e Italia si sono esibiti (per una lista completa degli artisti vedi il sito ufficiale del concerto [2] [sp]).  Secondo gli organizzatori, 1.150.000 persone hanno riempito Piazza della Rivoluzione per ascoltare musica per sei ore sotto il caldo sole caraibico. La folla immensa sembrava un mare di schiuma: ognuno era vestito di bianco, sia gli artisti che gli spettatori. Su YouTube è disponbile un filmato degli artisti in arrivo al concerto [3] [in].

Ma l'evento è stato circondato anche da controversie.  Gli esuli cubani a Miami lo hanno ferocemente criticato [4] [in] e Juanes — che vive a Miami, come molti altri artisti latinoamericani — ha persino ricevuto minacce di morte [5] [in]. A L'Avana, alcuni artisti hanno lamentato [6] [sp] di essere sotto il controllo della polizia. Vediamo ancora una volta come qualsiasi cosa riguardi Cuba non lasci nessuno indifferente. Anche il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha avuto qualcosa da dire [4] [in] sul concerto in un'intervista a Univisión: “Certamente non penso che ostacoli i rapporti tra Cuba e Stati Uniti… Né stimerei eccessivamente la misura in cui li aiuta.” Il presidente venezuelano Hugo Chávez ha commentato [7] [sp]
che è stato “meraviglioso” aver visto così tanti artisti internazionali participare all'evento. Sebbene gli artisti abbiano parlato principalmente di pace, amore, e solidarietà tra i Cubani, ci sono stati solo anche dei commenti politici durante il concerto, come quando Juanes ha gridato [8] [sp] “Cuba libre”, e quando il leggendario gruppo cubano Los Van Van [9] [sp] — gli ultimi ad esibirsi — ha detto [8] [in], “Nonostante tutto, il concerto per la pace ha avuto luogo!”

La blogosfera cubana è stata molto eloquente. Gli interventi dei blogger cubani, che vivono a Cuba e in altri Paesi, rivelano la diversità di opinioni sulla situazione politica cubana.

Su Generación Y [10] [sp] la blogger cubana Yoani Sánchez ha scritto del concerto la domenica stessa:

Domani il sole sorgerà come ogni lunedì. Il peso convertible continuerà a salire, Adolfo [11] [sp] e i suoi colleghi trascorreranno un altro giorno dietro le sbarre nella prigione di Canaleta, mio figlio sentirà a scuola che il socialismo è l'unica possibilità per il Paese e negli aeroporti continueremo a chiedere autorizzazioni per lasciare l'isola. Il concerto di Juanes non avrà cambiato significativamente le nostre vite, ma non sono andata in Piazza con quest'illusione. Non sarebbe giusto chiedere a un giovane cantante colombiano di incitare a quei cambiamenti che noi stessi non siamo riusciti a realizzare, pur volendoli intensamente.

Sono stata alla spianata per vedere come appaia diverso quello spazio quando contiene folle organizzare dall'alto, rispetto a quando ospita un gruppo di persone che ballano, cantano e interagiscono senza il coinvolgimento della politica. È stata un'esperienza unica esserci, senza gridare slogan e senza dover applaudire meccanicamente quando il tono del discorso contrassegnava il momento dell’ acclamazione. Chiaramente alcuni elementi somigliano a quelli che marciano ogni primo Maggio, specialmente il numero di poliziotti in abiti civili tra il pubblico.

Se consideriamo l'esibizione del 20 settembre come prova generale per il concerto che avremo un giorno, allora dobbiamo congratularci con quanti vi hanno partecipato. Anche se non ce ne sarà un altro, e la Plaza riprenderà la propria solennità e grigiore, almeno questa domenica pomeriggio viviamo qualcosa di diverso. In un luogo dove la divisione tra di noi è stata sistematicamente seminata, Juanes — al tramonto del sole — ha gridato, “Per la famiglia cubana unita!”

Marc Mas Ferrer ha scritto del concerto sul proprio blog Uncommon Sense [12] [in]:

Non castigherò Juanes, né lo maledirò, né chiederò alla gente di bruciarne gli album. Sarebbe tutta energia sprecata, a tutto vantaggio dei fratelli Castro.

Invece, approfitterò dell'attenzione creata per quanti di noi sono impegnati per una Cuba libera, di quella creata per sé e per Cuba, per informare e per dare sostegno a quei cubani per i quali l'unico “confine” che blocca la pace nell'isola è quello posto da un regime assassino verso il popolo cubano.

Mentre Juanes e gli altri cantanti si esibiscono, ricorderò i prigionieri politici [13] [in] e gli altri cubani che hanno sacrificato la vita per portare a Cuba una pace vera — una pace fatta di rispetto per i diritti umani, una pace con giustizia, una pace con libertà.

Ciò sarà molto di più di quanto Juanes potrà probabilmente fare per loro.

Reinaldo Escobar ha commentato così su Desde aquí [14] [sp] :

La plaza estaba llena, no sólo de personas, sino de modos de pensar, de tendencias y credos. Nadie puede dividir en dos bandos a toda una nación. A ver, usted que me está leyendo, ¿en cuál saco quiere que lo echen?, ¿donde van los que hicieron explotar un avión en pleno vuelo en el que viajaba nuestro equipo de esgrima, o en el que están los que hundieron el remolcador 13 de marzo, cargado de inocentes? ¿En el saco de los que ahorcaron al alfabetizador Manuel Ascunce o en el de los que ordenaron derribar dos avionetas desarmadas? La gente que vi en la plaza el pasado domingo no cabía en ninguno. Los jóvenes que acompañaban las canciones tenían sus ojos puestos en el futuro, no digo que fuera un coro de ángeles, pero no seré yo quien los satanice como “cómplices de la dictadura”. Que los cubanos seamos una sola familia es un hermoso y necesario propósito, gústele a quien le guste y pésele a quien le pese.

La Piazza era gremita, non solo di persone, ma anche modi di pensare e convinzioni differenti. Nessuno può dividere una nazione in due fazioni. Vediamo, tu che stai leggendo questo articolo, da che parte stai? Da che parte stanno quelli che hanno fatto esplodere l'aereo su cui viaggiava la nostra squadra di scherma? Da che parte stanno quelli che il 13 marzo hanno affondato il rimorchiatore pieno di persone innocenti? Da che parte stanno quelli che hanno impiccato l'alfabetizzatore Manuel Ascunce o coloro che hanno ordinato di abbattere due aerei disarmati? Le persone che ho visto in Piazza non appartengono a nessuna di queste categorie. I giovani che cantavano guardavano al futuro. Non sto dicendo che fosse un coro di angeli, ma non li demonizzerò come “complici della dittatura”. Pensare che noi cubani siamo parte di una sola famiglia è splendido e necessario, sebbene possa dare fastidio.

Il video dell'intero concerto può essere seguito qui [15] [sp]. Le foto sono disponibili sul fotoblog di Roberto Suárez Cuba en fotos [16] [sp].