Domenica 29 novembre il 57.5% degli elettori svizzeri ha approvato il divieto [1] [in] di costruire nuovi minareti sulle moschee, aprendo così la strada per una modifica costituzionale. Il referendum riguarda la costruzione di nuovi minareti (non delle moschee) e non i quattro già esistenti nel Paese. Jillian York [2] [in] ha già riportato le prime reazioni [3] [it] della blogosfera arabo-islamica. Ma il divieto continua a generare tensioni tra oppositori e sostenitori.
Mona ElTahawy pone un quesito [4] [in] alla Svizzera e agli altri Paesi europei sedotti dai partiti di destra:
Da quando l'Arabia Saudita è diventato il vostro modello di riferimento?
Ben prima che il 57.5% degli elettori svizzeri vietasse la costruzione dei minareti, l'immagine tollerante della Svizzera era piena di buchi proprio come il suo formaggio. Quando il Partito Popolare Sudtirolese (SVP) [5] [it] è salito al potere nel 2007 ha pubblicato un poster in cui una pecora bianca cacciava a calci dalla bandiera svizzera una pecora nera. La pecora era nera non perché ribelle – la destra non è così raffinata – ma per il colore della pelle e perché straniera.
I poster del SVP mostrati prima del referendum di quella domenica raffiguravano alcune donne coperte di nero dalla testa ai piedi, e sullo sfondo dei minareti di chiara forma fallica. Questo razzismo precede e si nutre di quella bigotterìa che ha animato il referendum.
Ancora infuriata dalla politicizzazione dei minareti, la ElTahawy prosegue:
I minareti servono per chiamare i fedeli alla preghiera, non per reclutare militanti di gruppi islamisti. Se l'SVP ritiene il richiamo alla preghiera troppo rumoroso, mi piacerebbe vederli mentre eliminano le campane dalle chiese.
Mohaly suggerisce [6] [in] invece uno scenario diverso:
gli svizzeri avrebbero potuto dimostrare al mondo oggettività e coerenza e, invece di vietare la costruzione dei minareti, avrebbero potuto semplicemente apporre il prodotto di punta svizzero, “gli orologi”, su ogni nuovo minareto (date un'occhiata alla foto [7]). Sarebbe stato un edificio stupendo e di pubblica utilità, senza doverlo rappresentare come un “missile islamico”!
Nawara Negm punta il dito contro i bigotti [8] [ar]:
Nawara ricorda l'intolleranza passata di quanti adesso predicano la tolleranza:
Nel suo post [4] [in], anche Mona ElTahawy tocca quest'argomento:
Il Gran Mufti [9] [it] dell'Egitto, ad esempio, ha definito il divieto un “attacco alla libertà di religione”. Lo prenderei molto più seriamente se dicesse le stesse cose sui problemi che incontrano i cristiani egiziani per costruire chiese nel suo Paese. Devono ottenere un permesso di sicurezza solo per i lavori di restauro.
L'anno scorso, in Qatar è stata aperta la prima chiesa cattolica – senza croce, campana o campanile – facendo così diventare l'Arabia Saudita l'unico Paese del Golfo Persico che vieta la costruzione di centri di culto non islamici. In Arabia Saudita la vita è difficile persino per quei musulmani che non aderiscono alla setta ultra-ortodossa wahhabita [10] [it]; gli sciiti [11] [it], per esempio, sono quotidianamente vittime della discriminazione.
La bigotterìa deve essere condannata sempre e comunque.
Muslims against Sharia definisce divertente la dichiarazione del Presidente libico Gheddafi [12] [in], secondo cui “il divieto svizzero dei minareti sia un invito agli attacchi di al-Qaeda.”
Ecco l'ipotesi per cui tutti gli atti terroristici jihadisti debbano essere una risposta a qualche sorta di provocazione (reale o immaginaria) dei non musulmani: dopo tutto, gli apologeti continuano a dirci che il jihad [13] [it] “difensivo” va più o meno bene, con califfo o senza.
Il dittatore dall'acconciatura improbabile aggiunge scherzosamente: “Credo che d'ora in poi nessuno nel mondo islamico autorizzerà la costruzione di una chiesa.”
Si tratta di una battuta, ovviamente, dal momento che 1) il mondo islamico non ha accolto chiese e libertà di religione a braccia aperte finora e, 2) le restrizioni sulla costruzione di luoghi di culto non islamici sono contenute nel Patto di Umar [14] [it], che costituisce un precedente notevole in favore dell'oppressione dei non-musulmani. Da questo punto di vista, il divieto dei minareti non vìola la libertà di religione né impedisce la costruzione delle moschee.
Shokeir, invece, segue attentamente le manifestazioni di insofferenza dei Paesi occidentali nei confronti dei simboli religiosi islamici [15] [ar]:
Hassan El Helali, invece, non è così pessimista e rilancia uno dei commenti al suo post [18] [ar]: