Global Voices compie cinque anni: tanti auguri!

Questo post fa parte della campagna di fianziamento 2010 di Global Voices Online. Per versare un contributo, fare clic qui [in]. E grazie mille!

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#GV5In occasione del quinto compleanno di Global Voices, il direttore di Rising Voices [in], David Sasaki, ha scritto quest'ottima retrospettiva [in]. Nel dicembre di cinque anni fa David decise di andare ad Harvard, dalla California, per partecipare a un workshop di un'intera giornata dedicato al global blogging. L'evento, poco più che un brainstorming strutturato, s'intitolava “Global Voices Online.” Il sito che leggete oggi è iniziato come blog avviato da me e Ethan Zuckerman per organizzare quel workshop. Il nostro obiettivo, molto semplicemente, era quello di discutere “su come usare il blogging e i relativi strumenti per favorire, fra le persone di diversi paesi, l'avvio di conversazioni più dirette e significative”. La giornata di discussione rientrava nella più ampia conferenza su Internet e Società organizzata dal Berkman Center for Internet and Society di Harvard. L’Open Society Institute aveva generosamente finanziato il viaggio aereo di alcuni blogger da varie parti del mondo. Abbiamo pubblicizzato l'evento sul web e ne sono arrivati parecchi altri, incluso David. Per fortuna.

Questo l'articolo che scrissi subito dopo l'incontro, mentre qui c'è il post di Ethan del “giorno dopo”. Non ne emerse alcun piano per conquistare il mondo – e neppure un progetto coerente. I partecipanti si dissero d'accordo a mettere su un wiki per condividere informazioni, un canale su Internet Relay Chat (IRC) per ulteriori riunioni online e un aggregatore di blog curati dai presenti e da altri amici per dar vita a quel che definimmo “un circuito di blogger-ponte”. Nessuno sapeva cosa ne sarebbe uscito fuori.

Una cosa però era chiara: intorno al globo andava emergendo una massa critica di blogger con valori condivisi. Sembrava una buona idea “collegare i puntini” (come diceva Jeff Ooi) esistenti tra questi individui e creare una piattaforma per questa comunità emergente. Nelle settimane successive alla conferenza, svariati partecipanti hanno precisato i valori condivisi dal gruppo tramite il wiki. Ne è conseguita la stesura del manifesto di Global Voices [it]. È il caso di riprodurlo integralmente perché l'attività odierna di Global Voices continua a essere trainata da quei valori di base:

Crediamo nella libertà d'espressione: nella difesa del diritto a parlare, e anche ad ascoltare. Crediamo nell'accesso universale agli strumenti di discussione.

Puntando a quest'obiettivo, cerchiamo di fornire a chiunque voglia esprimersi i mezzi per farlo, e al tempo stesso cerchiamo di offrire strumenti di ascolto a chiunque voglia incontrare tali voci.

Grazie alle nuove tecnologie, la parola non può essere tenuta sotto controllo da chi possiede mezzi editoriali e accesso ai canali di distribuzione, né dai governi che vorrebbero comprimere il pensiero e la comunicazione. Oggi chiunque puo’ controllare la forza del giornalismo. Tutti possono raccontare le proprie storie al mondo.

Cerchiamo di costruire ponti tra gli oceani che dividono le persone, per raggiungere una più piena comprensione reciproca. Ci impegniamo a lavorare assieme in modo più efficace, e ad agire impiegando al meglio le potenzialità che abbiamo a disposizione.

Crediamo nel potere della connessione diretta. Il legame tra individui di regioni diverse è personale, politico e potente. Crediamo che il dialogo al di là dei confini sia essenziale per un futuro più libero, giusto, prospero e sostenibile, per tutti i cittadini del pianeta.

Mentre continuiamo a lavorare ed esprimerci come individui, cerchiamo anche di individuare e promuovere gli interessi e gli obiettivi che abbiamo in comune. Ci impegnamo a fornirci reciprocamente rispetto, assistenza, ascolto, a imparare e insegnare a vicenda

Noi siamo le voci del mondo, siamo Global Voices [it].

Oggi possiamo contare su una straordinaria squadra multinazionale che si adopera per coordinare le varie componenti di Global Voices. Ma l'anima del network rimangono le centinaia di volontari che rubano tempo alle proprie attività, studi, e obblighi famigliari per contribuire alla costruzione di un discorso pubblico globale più aperto e partecipativo.

La community di Global Voices al Summit 2006 di New Delhi, India. Foto di Jace.

La community di Global Voices al Summit 2006 di New Delhi, India. Foto di Jace.

Maggiori dettagli sull'evoluzione di Global Voices e sull'operatività dei suoi vari ambiti — tra cui Rising Voices, Advocacy, e il progetto Lingua [it] – sono disponibili in varie sezioni del sito, tra cui la pagina “Chi siamo” [it] e le FAQ. Né manca la rassegna-stampa accumulatasi in questi anni sul progetto, in inglese e in italiano [it]. Dal 2004 abbiamo tenuto incontri faccia-a-faccia a Londra (2005), Delhi (2006) e Budapest (2008). Stiamo organizzando un altro Summit per il 2010 (data e località verranno annunciate quanto prima).

Nel 2006 io ed Ethan abbiamo curato un articolo per la rivista Nieman Reports affrontando la relazione esistente tra Global Voices e il giornalismo. David ha scritto un altro ottimo post delineando l'importanza della formazione, dell'attivismo e delle traduzioni per aiutare la gente a superare gli ostacoli nell'esprimersi, farsi ascoltare e ascoltare gli altri.

Ci sono molte persone nel mondo deluse dal fatto che le testate mainstream di lingua inglese tendono spesso a ignorare il loro Paese oppure ad occuparsene solo per parlare di aspetti negativi o seguire gli stereotipi. Queste stesse persone considerano invece GV un'efficace piattaforma per dare risalto a storie e punti di vista personali e raggiungere così un pubblico globale. Altri, delusi dal fatto che gran parte dei media nazionali non informano più di tanto su quanto accade nel resto del mondo, oppure lo fanno male o in modo non obiettivo propendendo per le posizioni dei rispettivi governi, ritengono che tradurre i contenuti di GV nelle lingue locali possa migliorare la comprensione del mondo da parte delle comunità interessate. Altri concentrano il loro impegno nell'assistere gruppi che stanno imparando ad usare la tecnologia per rilanciare le proprie opinioni. Altri ancora sono impegnati nella causa comune contro la censura e la repressione di chi non vuole altro che esercitare il diritto universale alla libertà di parola in base all'Articolo 19 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani [it] promulgata dalle Nazioni Unite nel 1948.

La comunità di GV non si è lasciata invischiare nelle innumerevoli polemiche sull'opportunità di considerare i blogger giornalisti oppure no, o sull'importanza di Internet per l'imprenditoria mediatica. E neppure GV resta intrappolata nel dibattito sulla capacità o meno di Internet di veicolare la democratizzazione del pianeta. Come community operativa, siamo ben più interessati a tirarci su le maniche e impegnarci per affrontare problemi più tangibili: riempire i non pochi vuoti presenti nel discorso pubblico e fare il possibile per livellare l'enorme quantità di squilibri, le disuguaglianze e le ingiustizie presenti nell'informazione globale. Comunque si voglia definire tale impegno, siamo convinti che il nostro operato sia valido e possa cambiare le cose.

Siamo riconoscenti alle svariate organizzazioni che hanno ritenuto il nostro lavoro meritevole di sostegno economico. Abbiamo allacciato solidi rapporti con testate che seguono il nostro lavoro e si rivolgono a noi perché – in qualsiasi modo vogliate definire la nostra attività – la community di GV è una preziosa fonte di informazioni globali e di prospettive diverse. Per questo nei nostri primi tre anni d'attività la Reuters ci ha fornito un cruciale sostegno economico, e molte testate continuano a richiedere la collaborazione dei nostri editor e a intervistare i nostri volontari. Pur non potendo affermare di avere del tutto trasformato i media globali, riteniamo di aver portato alla loro attenzione una varietà di storie che altrimenti sarebbero passate inosservate, e offerto punti di vista diversi su molteplici eventi di taglio internazionale. Questi risultati sono di per sè sufficienti a validare l'esistenza stessa di GV.

Ancor più stimolante è la centralità che GV è venuto man mano ad assumere nella vita di editor, volontari, e di quanti a vario titolo fanno parte della community. Siamo diventati uno snodo tramite il quale un gruppo straordinario di persone capaci, espressive, e attente scambia riconoscimento e sostegno a livello globale. Questo post, per esempio, spiega come Rising Voices sia riuscito a portare un'eterogeneità di voci nelle conversazioni nazionali e globali, e cosa ciò abbia significato per gli individui e le comunità coinvolte. E per farsi un'idea delle incredibili capacità dei nostri volontari, basta leggere e ascoltare qui i profili di alcuni di loro.

GV ha avuto anche una certa influenza su diverse comunità di blogger intorno al mondo con cui non intrattiene alcuna relazione formale, al di là del tradurne i post di quanto in quanto e fornire i relativi link. Un solo esempio: di recente Ethan ha descritto una stimolante conversazione con un giovane blogger del Kirghizistan, Bektour Iskender su quanto incide la nostra attività in Asia Centrale.

Non è dato sapere quale quadro potrà emergere da un ambiente mediatico un po’ più democratico, aperto, e partecipato a livello globale. Nell'incontro del 2004, il blogger Iraniano Hossein Derakhshan ha espresso la speranza che la diffusione dei citizen media online possa rendere più democratiche le società e più difficile la giustificazione della guerra da parte dei governai nazionali. “Hoder,” com'è conosciuto su Internet, è detenuto da oltre un anno per decisione del regime di Ahmedinejad, e non si può dire se i vasti contatti tra iraniani e le persone in occidente saranno un fattore decisivo per l'eventuale decisione statunitense di attaccare l'Iran. Lo scrittore Evgeny Morozov sostiene che, contrariamente all'ottimismo iniziale su Internet come veicolo di penetrazione della democrazia, le dittature stanno imparando a usare la Rete per consolidare il proprio potere e sopprimere il dissenso – e che in molti Paesi Internet è dominata da manipolazioni, disinformazione e odio. Altri, come Clay Shirky e Patrick Meier, ritengono invece che esistano ancora buoni motivi per essere ottimisti. Altri ancora sottolineano come la maggior parte della popolazione mondiale sia alle prese con problemi più pressanti – la sopravvivenza materiale, per esempio – e tutto il lavoro descritto sopra, compresa l'attività di Global Voices, per loro resta comunque irrilevante.

Cinque anni fa Ory Okolloh – che ha poi lanciato Ushahidi, la popolarissima piattaforma di citizen media – ha avanzato alcune riflessioni che vale la pena di riproporre nel contesto del dibattito in atto. All'epoca rilanciavo così la sua posizione:

Secondo la blogger keniana Ory Okolloh, l'Africa non potrà certo essere trasformata dal blogging. Colmare il digital divide è forse l'ultimo dei problemi che affliggono l'Africa. Ma ritiene comunque il blog qualcosa d'importante – se non trasformativo – per il ristretto numero di africani che ne fanno uso. “Noi giovani non veniamo ascoltati, non abbiamo spazi nella politica o in altri ambiti per poterci esprimere”, spiega Okolloh. “Penso che il blog possa fornire ai giovani strumenti per creare spazi propri. Non credo sia in grado di cambiare la politica di per sé o di far vincere un'elezione, ma penso possa rivitalizzare le comunità secondo modalità mai sperimentate prima”.

I citizen media online stanno dando vita a nuove forme aggregative a livello locale, nazionale e globale. GV è diventato un tessuto connettivo fra la comunità di blogger keniani di Ory e altri blogger sparsi per il mondo che condividono gli stessi valori.

Mentre Global Voices mira a influenzare l'informazione prodotta dalle testate tradizionali – la maggior parte della quale interessa specifiche nazioni o regioni – andiamo costruendo anche una piattaforma per il discorso globale, e una community di cittadini globali intorno a quel discorso. Usiamo Internet non per sfuggire alla nostra umanità bensì per affermarla. Siamo convinti che scelte e azioni individuali possano cambiare le cose. La possibilità per Internet di dare autonomia e potere alle persone anziché renderle schiave dipende dalla responsabilità che sapremo assumerci per il futuro e da come agiremo di conseguenza. Costruire una community inclusiva di una varietà di culture e linguaggi, centrata su specifici progetti che privilegiano i valori umani, è soltanto uno dei piccoli tentativi in questa direzione.

[Tutti i link segnalati rimandano a testi in inglese eccetto dove diversamente indicato]

2 commenti

  • Buon compleanno a Global Voices Online!
    Auguro alla comunità di crescere e diffondersi, di diventare un punto di riferimento per i cittadini globali che vogliono essere informati, di portare alla luce situazioni e notizie che rimangono nascoste o vengono oscurate, di rimanere onesta coerente e imparziale.

  • e auguri anche a tutti coloro che hanno collaborato e a quanti continuano variamente a tradurre e a dar vita al gruppo-redazione italiana, che va forte tanto quanto la community complessiva di GV – nonche’ a quanti ci seguono quotidianamente, a quanti rilanciano i post, commentano, chiedono, etc.

    grazie grazie mille a tutti – e buone feste!

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