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Brasile: Il terremoto di Haiti visto dall'interno e dall'esterno

Categorie: America Latina, Caraibi, Brasile, Haiti, Citizen Media, Disastri, Etnia, Interventi umanitari, Relazioni internazionali

I blogger brasiliani sono uniti nella solidarietà con la vicina Haiti a seguito del terremoto devastante che ha colpito il Paese [1] [en, come i link seguenti, salvo diversa indicazione] e che ha causato tragicamente un numero alto di vittime e di sfollati bisognosi di aiuto. Molti operatori di pace delle Nazioni unite, tra cui 14 ufficiali della polizia militare di stato brasiliana, sono stati trovati senza vita [2] [pt] dopo che un grave terremoto ha colpito Haiti [3], e il Paese è in lutto anche per la scomparsa della dottoressa Zilda Arns Neumann [4] [it], pediatra, operatrice umanitaria e Premio Nobel che ha fondato una pastorale cattolica per i bambini bisognosi.

Oltre a rendere omaggio alle vittime, i blogger brasiliani hanno discusso della portata dell'evento in questione. Alcuni tra i blogger espatriati scrivono da Haiti, mentre a casa discutono delle relazioni diplomatiche tra Brasile e la nazione caraibica.  Contemporaneamente, l'intero mondo dei blog ha dato via alle proteste in seguito ai commenti del console haitiano in Brasile, George Samuel Antoine, unendosi in segno di aiuto, come riportato alla fine di quest'articolo.

Per quanto riguarda la [mancanza di] diplomazia e umanità

I blogger si sono opposti sin da subito ai commenti poco piacevoli del console haitiano in Brasile George Samuel Antoine, ignaro del fatto che la rete televisiva SBT lo stesse riprendendo. La notizia contenente il momento in cui afferma che il terremoto stesse portando maggiore visibilità al suo consolato è disponibile su  YouTube [5] [pt]. Citando [6] il console: “La disgrazia per noi è diventata una gioia, un modo per farci conoscere”; continua dando la colpa di questa tragedia alla religione africana predominante del paese: “Penso che tutto questo abbia a che fare con i riti vudù, io non so di cosa si tratti ….” […] ” Gli stessi africani sono maledetti. Ovunque ci siano africani è tutto una m****”.

In un altro video [7] [pt], il console si pente dei suoi commenti e giustifica il malinteso con la sua scarsa padronanza della lingua portoghese. Ciononostante, i blogger hanno lanciato una petizione in cui gli chiedono di abbandonare il suo mandato consolare in Brasile [8] [pt]. In una lettera aperta scritta a George Samuel Antoine, DiAfonso spiega attraverso il blog Terra Brasilis [9] [pt] il motivo per cui supporta la petizione e mette a confronto i commenti del console con l'atteggiamento più degno di nota del funzionario brasiliano delle Nazioni Unite in Haiti, che ha deciso di rimanere nel Paese dopo aver mandato a casa i suoi figli, che erano tra i pochi ad essere sopravvissuti al crollo dell'albergo in cui stavano trascorrendo le loro vacanze [pt]:

A brasileira Eliana Nicolini, funcionária da ONU, poderia seguir com seus filhos de volta ao Brasil e esquecer a tragédia que se abateu sobre o país que o sr. representa como cônsul-geral: o Haiti. Mas ela, sr. George Antoine, não o fez. Resolveu ficar por lá e honrar a missão que foi a ela delegada. A decisão de Eliana Nicolini nada tem a ver com “visibilidade”. A missão dessa grande mulher tem sintonia com ajuda humanitária e respeito aos que estão sendo duramente castigados por um fenômeno natural, aliado a problemas de ordem política, econômica e social. A missão dessa grande mulher, sr. George Antoine, não se relaciona à autopromoção. Essa mulher não esboçou nenhum juízo de valor nefasto, como o sr. fez. Ao afirmar, categoricamente, que ESCOLHEU A MISSÃO E VAI FICAR, ela mostrou ser digna e solidária. Os filhos dela estão bem, mas muitos haitianos, NÃO ESTÃO. Eis a razão da grandeza dela.

Eliana Nicolini, funzionario brasiliana delle Nazioni Unite, avrebbe potuto tornare in Brasile con i suoi bambini e lasciarsi alle spalle l'intera tragedia che ha colpito il paese da lei rappresentato come console, Haiti. Ma non l'ha fatto, Signor George Antoine. Piuttosto ha deciso di rimanere lì e onorare la missione che le era stata affidata. La decisione di Eliana Nicolini non ha niente a che fare con il concetto di “visibilità”. La missione di questa grande donna è coerente con l'aiuto umanitario e il rispetto per chi è stato duramente colpito da questo fenomeno naturale, oltre che da problemi legati allo sviluppo politico, economico e sociale. La missione di questa grande donna, Signor George Antoine, non è affatto collegata all'autopromozione. Questa donna, a differenza sua, signore, non ha espresso alcun giudizio negativo. Affermando categoricamente di aver SCELTO LA MISSIONE E DI RIMANERE, questa donna ha dimostrato di essere degna del suo incarico e di essere premurosa. I suoi bambini stanno bene, ma molti haitiani no. Da qui nasce il motivo della sua grandezza.

Tuttavia, il console haitiano non è stato l'unico come figura della diplomazia internazionale a sconvolgere i blogger per le loro affermazioni scortesi. Un gruppo di operatori umanitari e ricercatori brasiliani rimasti senza casa dopo il terremoto non è stato ben accolto dall'ambasciatrice brasiliana a Port-au-Prince, dove erano andati in cerca di supporto e aiuto [10] in modo da poter rimanere lì e contribuire con il loro aiuto. Il gruppo è andato via imbarazzato [pt]:

Ela não nos perguntou nada. Não sabia quem éramos, ou o que fazíamos aqui. Quando soube que de um grupo da Unicamp se tratava, não titubeou: “A EMBAIXADA NÃO TEM NENHUM COMPROMISSO COM A UNICAMP. O EMBAIXADOR PROIBIU QUE FOSSEM HOSPEDADOS EM NOSSAS DEPENDÊNCIAS. ELE É O EMBAIXADOR, ELE MANDA; SE HOSPEDAMOS VOCÊS TEMOS QUE HOSPEDAR TODOS”.

E seguiu, com pérolas: “A EMBAIXADA NÃO VAI EVACUAR NINGUÉM PORQUE EU NÃO VOU SAIR DAQUI. VOCÊS DEVEM VOLTAR PARA O BRASIL COMO VIERAM. VOCÊS SABEM ONDE FICA O AEROPORTO, COMPREM PASSAGEM; VOCÊS SABEM ONDE FICA A RODOVIÁRIA, DE LÁ SAEM ÔNIBUS PARA A REPÚBLICA DOMINICANA”. E prosseguiu com a máxima: “NÃO TEMOS NENHUMA RESPONSABILIDADE SOBRE VOCÊS. VOCÊS ESTAVAM NO LUGAR ERRADO NA HORA ERRADA, SINTO MUITO”.

[…]
O que o Haiti pode esperar de embaixador e embaixatriz que atuam desta maneira? O que aconteceu conosco não tem a menor importância. Só é revelador do lugar que o Haiti parece realmente ocupar no universo de nossas relações internacionais.

Lei non ci ha chiesto niente. Non sapeva chi fossimo né cosa stessimo facendo lì. Quando sentì che eravamo un gruppo dell'Università di Campinas [UNICAMP], non ha esitato un attimo: “L'AMBASCIATA NON HA IMPEGNI CON UNICAMP. L'AMBASCIATORE HA VIETATO A CHIUNQUE DI ESSERE OSPITATE NELLE NOSTRE STRUTTURE. LUI È L'AMBASCIATORE, LUI COMANDA, E SE DOVESSIMO OSPITARE VOI, ALLORA DOVREMMO OSPITARE TUTTI”.
A seguire: “L'AMBASCIATA NON EVACUA NESSUNO, PERCHÈ IO NON ANDRÒ VIA DA QUI. DOVETE TORNARE IN BRASILE COSÌ COME SIETE ARRIVATI FIN QUI. SAPETE DOV'È L'AEREOPORTO, ANDATE E COMPRATE UN BIGLIETTO. SAPETE DOV'È LA STAZIONE DEGLI AUTOBUS, CI SONO BUS CHE VANNO IN REPUBBLICA DOMINICANA”. Continuò dicendo: “NON ABBIAMO ALCUNA RESPONSABILITÀ NEI VOSTRI CONFRONTI, SIETE ARRIVATI NEL POSTO SBAGLIATO AL MOMENTO SBAGLIATO. MI DISPIACE.”
[…]
Cosa si può aspettare Haiti da un ambasciatore e un'ambasciatrice che si comportano in questo modo? Quello che ci è successo non ha alcuna importanza, serve solo a rivelare il posto che Haiti pare occupare nell'universo delle nostre relazioni internazionali.

Nel post “Haiti: We Are Abandoned [11]” Otávio Calegari Jorge si chiede cosa abbiano fatto per il Paese le Nazioni Unite e l'esercito brasiliano, membri del MINUSTAH (Missione di stabilizzazione delle Nazioni Unite ad Haiti) [12], in tutti questi anni di occupazione per il mantenimento della pace [13] [pt]:

O que presenciamos ontem no Haiti foi muito mais do que um forte terremoto. Foi a destruição do centro de um país sempre renegado pelo mundo. Foi o resultado de intervenções, massacres e ocupações que sempre tentaram calar a primeira república negra do mundo. Os haitianos pagam diariamente por esta ousadia.

O que o Brasil e a ONU fizeram em seis anos de ocupação no Haiti? As casas feitas de areia, a falta de hospitais, a falta de escolas, o lixo. Alguns desses problemas foram resolvidos com a presença de milhares de militares de todo mundo?

Quello che abbiamo visto ieri ad Haiti è stato molto più forte di un terremoto. Si tratta della distruzione del nucleo di un Paese che è sempre stato rinnegato dal mondo. È stato il risultato di interventi, massacri e occupazioni che hanno sempre cercato di far tacere la prima repubblica nera del mondo. Gli haitiani continuano a pagare quotidianamente per quest'audacia.

Cosa hanno fatto Brasile e Nazioni Unite durante i sei anni di occupazione in Haiti? Le case di sabbia, la mancanza di ospedali e di scuole, la spazzatura. Qualcuno di questi problemi è stato risolto dalla presenza di migliaia di militari provenienti da ogni parte del mondo?

I report sul posto

La Citadelle [14] [pt], un blog dei ricercatori dell'Università di Campinas, pubblica il resoconto della loro situazione subito dopo il terremoto. Il 13 gennaio, in uno dei primi post in portoghese sul temadi Haiti,  Werner dice [15] che la popolazione non sta ricevendo l'aiuto necessario:

A situação está se complicando: saindo às ruas em busca de água, o pessoal viu muitas pessoas feridas na rua, mortas, casas desabadas e pessoas retirando os escombros, além de briga por comida, saques, um tiroteio, e o pior, aparentemente, tudo isso sem a presença de nenhum tanque, carro ou oficial da ONU nesses primeiros momentos de pavor a população. Apenas soubemos que as tropas estavam removendo os escombros do Hotel Montana, um dos hotéis da alta classe, onde deveria estar personalidades da ONU. Torcemos para que as tropas já presentes no Haiti, e outras que devem ser enviadas imediatamente, não demorem a agir no seio da população, orientando-a na organização do socorro, antes que tal população tenha um acúmulo ainda maior de frustração e de pânico.

La situazione sta diventando ancora più complicata: dopo essere usciti in cerca d'acqua, i ragazzi hanno visto molti feriti, molte vittime lungo le strade, molte case distrutte e persone che rimuovevano i rottami, oltre ad aver assistito a litigi per il cibo, saccheggi e sparatorie, il che è ancora peggio se si considera che tutto questo è accaduto durante l'assenza di un carro armato, un veicolo o un ufficiale delle Nazioni Unite, nei primi momenti di orrore della popolazione. Abbiamo sentito parlare solo di truppe che rimuovevano i detriti all'hotel Montana, uno degli hotel a cinque stelle, dove si supponeva che fossero i rappresentanti delle Nazioni Unite. Ci auguriamo che le truppe già presenti ad Haiti e quelli che ci arriveranno a breve non impieghino molto tempo per aiutare la popolazione e guidarla nei soccorsi, prima che frustrazione e panico prendano il sopravvento tra la popolazione.

Ci sono più di mille membri dell’ esercito brasiliano che attualmente vivono nel Paese [13]. Sul blog Missão de Paz [16]  [pt], Lieutenant Couto ha pubblicato una testimonianza molto toccante:

Foi literalmente a pior sensação que ja senti em minha vida, pois me senti totalmente inútil sem poder fazer nada diante da grandeza daquele fato.

E acompanhado disso um sensação de desespero que tive que controlar por ter sido de certa forma, preparado para isso como Policial Militar.

È stata letteralmente la peggior sensazione che io abbia mai sentito nella mia vita, mi son sentito completamente inutile, privo di mezzi per poter fare qualcosa contro questo fenomeno così  imponente.

In seguito, ho provato un sentimento di disperazione che ho dovuto contenere; in un certo modo ero stato addestrato per questo nella polizia militare di stato.

Gli aiuti

Fino ad ora, il governo brasiliano ha inviato più di 10 tonnellate di cibo in Haiti, oltre ai team di soccorso e salvataggio. Un terzo dell'importo monetario promesso dal Presidente brasiliano Lula da Silva (pari a 2,8 milioni di dollari) è già stata versata al Fondo di Emergenza delle Nazioni Unite come aiuto al Paese. inoltre, Volontari online mettono a disposizione i loro consigli [17] [pt] per tutti i brasiliani che vogliono andare in Haiti per dare assistenza.

VivaRio [18], una OGN brasiliana per lo sviluppo sociale che lavora nelle baraccopoli di Port-au-Prince dal 2004, ha avviato una campagna di raccolta fondi in Brasile per aiutare le vittime del terremoto [19]. Il terzo giorno dopo il terremoto, le donazioni provenienti dal Brasile hanno sorpassato la somma di 62.000 dollari:

Desde 2004, o Viva Rio desenvolve projetos sociais voltados para a segurança, o desenvolvimento e o meio ambiente no Haiti. Os nove brasileiros que trabalham no projeto estão bem. A sede do Viva Rio em Bel Air sofreu apenas rachaduras e está abrigando milhares de vítimas.

Faça a sua doação na conta:
Banco do Brasil
Agência 1769-8
Conta 5113-6

CNPJ: 00343941000128

Para doações efetuadas de outros países, informe o código BRASBRRJRJO.

Dal 2004, Viva Rio si occupa di progetti sociali di sicurezza, di sviluppo e ambientali in Haiti. I nove brasiliani che lavorano sul progetto sono sani e salvi. La sede di Viva Rio di Bel Air ha subito solo delle crepe e ha accolto molte delle vittime. Donate sul seguente conto:
Banca del Brasile
Agenzia 1769-8
Conto 5113-6
CNPJ: 00343941000128
Per le donazioni dall'estero, utilizzate il codice: BRASBRRJRJO.

Un gruppo di giornalisti indipendenti ha dato il via a Haiti.org.br [20] [pt], un progetto che fornisce contenuti informatici, articoli e analisi su quanto accaduto in Haiti, con uno sguardo attento sulla cittadinanza, sulla politica, diritti umani, economia e cultura. Essi hanno anche diffuso informazioni su come donare [21] per dare il proprio contributo alle vittime del terremoto. Per accedere alle informazioni in inglese, consulta questo file pdf [22].

Per maggiori informazioni sull'evento, visita la pagina di Global Voices Terremoto di Haiti. [3]