- Global Voices in Italiano - https://it.globalvoices.org -

Caraibi: aiutare Haiti

Categorie: Caraibi, Bahamas, Barbados, Giamaica, Guyana, Haiti, Montserrat, Trinidad & Tobago, Citizen Media, Disastri, Governance, Interventi umanitari, Politica, Ultim'ora

Poche ore dopo il terremoto [1] [en, come i link seguenti] del 12 gennaio che ha devastato Port-au-Prince e altre zone di Haiti, i blogger di altri paesi caraibici hanno iniziato a rispondere e commentare. Il giorno seguente, non appena l'entità del terremoto divenne più chiara, i blogger caraibici iniziarono a pubblicare aggiornamenti rivolgendosi ai propri lettori al fine di supportare i soccorsi (è stato stimato che un terzo della popolazione haitiana, che ammonta a 10 milioni di abitanti, potrebbe essere stata colpita, con decine di migliaia di vittime).

In molti paesi caraibici, le OGN, i gruppi occupati sul sociale e i cittadini hanno  avviato rapidamente delle iniziative in supporto ai soccorsi. In Giamaica, Silicon Caribe ha pubblicato [2] auna lista di agenzie internazionali che accettano donazioni in contanti, oltre a informazioni sui punti di raccolta per altre donazioni a  Kingston. I blogger caraibici del MEP  hanno pubblicato informazioni simili [3] per i lettori di Trinidad e Tobago. Il blogger giamaicano Long Bench ha suggerito [4] sei cose che “i giamaicani possono fare oltre a pregare”. Lo scrittore giamaicano Geoffrey Philp, che vive a Miami, oltre ad aver notato che “Alcune cose sono più importanti della letteratura,” ha suggerito [5] anche dei modi in cui i lettori interessati avrebbero potuto contribuire con il loro aiuto. Nelle Barbados, Cheese-on-bread ha pubblicato [6] delle notizie relative ad una maratona radiofonica di raccolta fondi insieme al testo della dichiarazione del primo ministro David Thompson sul caso di Haiti. Live in Guyana ha pubblicato [7] una dichiarazione simile del presidente della Guyana Bharrat Jagdeo. Le isole hanno così fornito una carrellata [8] di misure di soccorso annunciate da altre nazioni caraibiche.

Altri blogger caraibici anno esaminato le reazioni dei rispettivi governi in merito alla tragedia in corso. Il governo di Trinidad e Tobago in particolare ha subito attacchi dai blogger che hanno notato quanto tempo fosse passato prima che il Primo Ministro Patrick Manning commentasse la situazione (quasi un giorno intero) e hanno ritenuto che il primo milione di dollari destinati ad Haiti fossero una risposta inadeguata, considerando l'entità del disastro haitiano e la relativa ricchezza di Trinidad e Tobago. ” Tutto quello che abbiamo sentito è stato che Trinidad e Tobago, un paese il cui PIL pro capite supera i 25.000 dollari di Trinidad e Tobago, potrebbe donare solo 4,67  dollari di TT per capita,” ha scritto [9] kid5rivers. Ha aggiunto:

In T&T, consumiamo circa un milione di dollari al giorno in “bevande dolci” gassate, 5,5 milioni al giorno per sovvenzionare il carburante dei veicoli e 1 milione di dollari al giorno per messaggi e chiamate superflue sui cellulari.

Considerando il momento, non potremmo mettere da parte una somma di denaro speso in questi comfort superflui per aiutare volentieri i nostri vicini devastati dal terremoto?

“Come possiamo ballare quando i loro letti stanno bruciando?” [10] ha chiesto Guanaguanare. Ha anche pubblicato un video e il testo della canzone “Haiti” di David Rudder [11] del 1988, che è stato un grido di battaglia per molti nei caraibi durante gli scorsi due giorni:

Haiti, mi dispiace
Ti abbiamo frainteso
Un giorno ci volteremo verso di te
E guarderemo dentro di te

Alcuni utenti Twitter trinidadiani hanno espresso la loro frustrazione in merito alla risposta del loro governo. @basantam ha scritto [12]:

Tutte le notizie a livello internazionale riportano che Haiti ORA ha bisogno di ricerca e soccorsi, macchinari pesanti e elicotteri. Il PM Manning ha detto “Vedremo cosa succede”

@blahblohblog ha risposto [13]:

Ricordate che non è importante la quantità o la velocità dei soccorsi ma la qualità.

Nel frattempo, il giornalista e blogger Andre Bagoo ha pubblicato [14] la scansione di un comunicato stampa diffuso dall'ufficio del Primo Ministro di Trinidad e Tobago nel pomeriggio del 13 gennaio, contenente informazioni relative ad una festa che si terrà quella stessa notte presso la residenza del Primo Ministro. “In quella giornata, non vi è stata alcuna comunicazione ufficiale da parte del governo riguardante il disastro Haitiano,” ha notato sarcasticamente Bagoo. Ha anche suggerito ai suoi lettori di contribuire ad una campagna di soccorso della YMCA.

Nelle Bahamas, Nicolette Bethel ha espresso la sua indignazione [15] sul modo in cui i giornali del suo paese avessero riferito della tragedia di Haiti:

I titoli dei nostri giornali più importanti … piuttosto che scuotere i nostri profondi, profondissimi pregiudizi nei confronti dei nostri vicini più vicini, dei nostri cugini, fratelli e sorelle a sud, al contrario sta rafforzando inostri pregiudizi e le nostre paure. “PANICO, SACCHEGGIO E TRIAGE DOPO IL FORTE TERREMOTO DI HAITI”, urla il giornale locale “The Tribune”; “the Guardian” avverte, “IL GOVERNO SI PREPARA AI FLUSSI IN ARRIVO DA HAITI”.

…i messaggi comunicati al nostro pubblico sono messaggi che rafforzano le nostre idee secondo cui gli haitiano sono persone degenerate, senza legge, persone inermi che vengono e rubano il benessere altrui (delle Bahamas), e messaggi che ci preparano all'influsso di queste persone che non vogliamo e di cui non abbiamo bisogno. Questi messaggi stanno avendo il loro effetto. Le risposte naturali tra gli abitanti delle Bahamas sono varie, alcuni di noi esprimono dolore per la tragedia mentre altri si preoccupano per la nostra sicurezza, pensando al fatto di dover ospitare più rifugiati.

Vivere nelle Barbados esprimeva [16] un senso di impotenza di fronte alla catastrofe:

Ma cosa avremmo potuto fare? Parlandone brevemente la scorsa notte, è apparso chiaramente che, oltre ad offrire un aiuto finanziario, la maggior parte di noi avrebbe potuto fare ben poco. Sento il bisogno di andare ad aiutare nella rimozione delle macerie e magari a ritrovare corpi, ma so anche che la volontà non è sufficiente in queste situazioni.

La blogger statunitense di origini Guyanesi, Charmaine Valere, ha riflettuto [17] sui parallelismi tra gli eventi di Haiti e la disastrosa attività vulcanica della vicina Montserrat negli ultimi 15 anni, stimolata dalla sua lettura recente del defunto scrittore di Montserrat E.A. Markham [18].

Per altri, il terremoto di Haiti è stato un campanello d'allarmeper l'intera regione dei Caraibi. Il trinidadiano Taran Rampersad ha scritto [19]:

Mentre tutti sono allarmati per i soccorsi di Haiti — come dovrebbero — dovrebbero fermarsi un momento per guardarsi intorno nel proprio paese. Dato che le luci della ribalta sono accese, le nazioni caraibiche dovrebbero esaminare gli standard di costruzione e l'applicazione di tali standard…. I Caraibi, nel loro insieme, non dovrebbero essere preparati al meglio?

La pagina di copertura speciale di Global Voices relativa al terremoto di Haiti è consultabile qui [1].