Le giornate sono [moooolto] più lunghe, eppure questa settimana è passata moooolto velocemente. Con il terremoto, 1+1 =3 [1] [en, come i link seguenti].
Questo commento di @olidups [2] (Olivier Dupoux) su Twitter riassume il modo in cui si sentono gli haitiani a distanza di più di dieci giorni dal terremoto del 12 gennaio [3] che ha distrutto la città capitale di Port-au-Prince e le aree nelle vicinanze. Mentre gli sforzi di soccorso si stanno esaurendo, (anche se ieri sono stati tirati fuori dalle macerie [4] altri due sopravvissuti) “le tendopoli” sono in costruzione per ospitare migliaia di haitiani che ora son rimasti senza una casa e con sforzi di soccorso su larga scala in corso, alcuni stanno iniziando a pensare che cosa ha in serbo il futuro prossimo, quale sarà la durata dei lavori di ricostruzione e che aspetto avranno. Altri sembrano interessati al fatto che gli annunci ufficiali delle autorità e le notizie trasmesse dai media non coincidono sempre con la situazione che si può osservare sul posto.
@troylivesay [5] (l'operatore di beneficenza Troy Livesay), che in precedenza si era chiesto se l'ONU stesse limitando i movimenti delle forze di sicurezza statunitensi [6], il 21 gennaio ha notato che “ [7]I Marines stanno pattugliando le strade… il loro coprifuoco deve essere stato esteso.” [7] Ha aggiunto:
Al mattino seguente, ha pubblicato un breve testimonianza oculare riguardo i soccorsi:
Livesay ha pubblicato anche delle foto da una delle “tendopoli” di Port-au-Prince's sul suo account Flickr [12]. Uno scatto mostrava uomini che caricavano i loro cellulati [13]in una stazione di ricarica improvvisata.
Nella notte del 21 gennaio, @RAMhaiti [14] (il musicista Richard Morse, che gestisce anche Hotel Oloffson [15]) ha descritto una passeggiata nel centro di Port-au-Prince:
Ha sottolineato:
In qualità di personaggio noto in Haiti, che pubblica una gran quantità di informazioni e commenti su Twitter dal giorno del terremoto, Morse è stato citato frequentemente dalla stampa internazionale. Il sito web di viaggi WorldHum ha pubblicato un’ intervista con Morse [20] risalente al 2008, in cui ha detto:
“Quando i giornalisti rimangono qui, io provo ad influenzarli. Prima non lo facevo. Di solito i giornalisti scrivevano storie e poi andavano via”, ha detto. “E se la storia non avesse avuto a che fare con la realtà, avrebbe avuto un grande impatto sulla mia vita. Cominciai a capire che era meglio se il giornalista avesse avuto un'idea migliore di cosa stava succedendo, così avrei provato a guidarli nella direzione di ciò che stava realmente succedendo.”
Fedele alla sua riflessione, Morse (spesso in risposta alle domande su Twitter) ha fatto dei commenti sulla politica haitiana e sull'amministrazione dei soccorsi:
Si è anche chiesto per quanto tempo Haiti avrebbe mantenuto l'attenzione del mondo:
Il blogger haitiano con sede negli Stati Uniti Wadner Pierre è stato esplicitamente critico [26] riguardo i media stranieri:
Sono sopraffatto, frustrato e persino arrabbiato per quello che alcuni giornalisti hanno scritto riguardo la situazione di Haiti dal terremoto del 12 gennaio e non riesco a credere ad alcune delle immagini che ho visto sui canali di notizie come CNN e MSNBC. È vero che alcuni giornalisti stanno facendo del loro meglio per delineare un'immagine reale della situazione di Haiti sul posto….
Ma i media principali, specialmente negli Stati Uniti, hanno focalizzato l'attenzione del loro pubblico sul fatto che Haiti è il Paese più povero delle Americhe e, al contrario, si sono concentrati sugli sforzi da parte degli Stati Uniti, il Paese più ricco delle Americhe, per mobilitare i servizi di soccorso per il disastro.
Pierre ha criticato anche il presidente haitiano René Préval:
Nessuno, a quanto pare, è abbastanza certo di quello che sta facendo. Alcuni pensano che stia negoziando il Paese agli Stati Uniti. Altri pensano che Préval non sia mai stato il leader del Paese; piuttosto, sostengono che è sempre stato un burattino della comunità internazionale.
Havana Times ha pubblicato una lettera aperta [27] da parte di un regista guatemalteco che si trovava a Jacmel al momento del terremoto, contestando alcune delle immagini apparse sulla copertura televisiva internazionale:
I media scelgono le scene più strazianti, le più macabre e sensazionali, e poi le ripetono più e più volte fino a creare gradualmente un'immagine distorta della realtà.
Anche la moglie di Troy Livesay, Tara, che scrive sul blog The Livesay [Haiti], ha espresso la sua frustrazione [28] nei confronti della stampa straniera:
Sono contenta che i media abbiano prestato attenzione ad Haiti e si spera che questo possa portare la gente a prendersene CURA e a voler DARE e AGIRE, ma quelli che non lasciano mai l'aeroporto e riferiscono da lì non fanno altro che occupare spazio e creare maggior caos. Inoltre, sento che questa storia non sta più ricevendo tanta attenzione – che è caduta in fondo al cast delle notizie, perché la storia è appena iniziata..
E Chantal Laurent di The Haitian Blogger è stata turbata [29] dall'ascoltare un rappresentante del programma alimentare mondiale mentre diceva che la distribuzione di provviste alimentari a Port-au-Prince era stata ridotta a causa della “mancanza di sicurezza”. Ha osservato: “la gente sul campo sta riferendo di non aver assistito ad alcun motivo di preoccupazione legato a problemi di sicurezza”.
Nel frattempo, altri hanno continuato a concentrarsi sulla sfida continua delle provviste di cibo, acqua e assistenza medica per un vasto numero di haitiani feriti o sfollati. Il gruppo di beneficenza Pwoje Espwa, con sede a Les Cayes, ha riferito [30] sul suo blog che un centinaio di bambini orfani stavano arrivando da Léogâne, e ha chiesto donazioni. Gwen Mangine, un'operatrice di beneficenza dell'organizzazione ‘Joy in Hope’ con sede a Jacmel, ha fornito un aggiornamento [31] sui soccorsi qui:
Negli ultimi 6 giorni, abbiamo accumulato una buona scorta di cibo e acqua….Ieri abbiamo affittato una casa in un luogo fuori dalla città, con un grande muro intorno e abbiamo assunto delle guardie di sicurezza. Abbiamo iniziato a spostare tutte le nostre provviste ieri e oggi inizieremo il processo per portare via tutto questo che ci è stato distribuito dalle chiese e dalle organizzazioni locali.
Ha anche descritto [32] un momento commovente:
In questo momento sono a casa mia, al piano di sopra….Al piano di sotto la radio a tutto volume, perché che tipo di famiglia haitiana saresti senza una radio al massimo) e i nostri bambini e lo staff cantano tutti insieme Ayiti Cheri, Amata Haiti [una nota canzone patriottica [33], en].
In questo breve momento, la vita sembra di nuovo normale.
E giovedì notte, @tbijou [34] (Thierry Bijou) ha espresso un dilemma pratico che molti haitiani affrontano ogni sera, con continue scosse di assestamento e molti edifici cha sono ancora in piedi ma del tutto instabili: “ [35]11:18. Questa notte la trascorreremo dentro o fuori?” [35]
La pagina di copertura speciale di Global Voices riguardante il terremoto di Haiti è consultabile qui [36].