La giornata senza immigrati: “I mandarini e le olive non cadono dal cielo”

logoOggi, lunedì 1° marzo, si svolge la prima giornata di sciopero dei lavoratori stranieri nella storia d'Italia. Analoghe manifestazioni di protesta non violente sono programmate per lo stesso giorno in Francia [fr], Spagna [sp] e Grecia [gr].

In Italia, il comitato organizzatore Primo Marzo 2010 (costituito da attivisti della società civile, giornalisti e imprenditori immigrati) ha diffuso la proposta attraverso gli strumenti online sin dal novembre scorso, attraverso un  blog dedicato e numerosi gruppi locali su Facebook. Così il comitato presenta l'evento:

Cosa succederebbe se i quattro milioni e mezzo di immigrati che vivono in Italia decidessero di incrociare le braccia per un giorno? E se a sostenere la loro azione ci fossero anche i milioni di italiani stanchi del razzismo? Primo marzo 2010 si propone di organizzare una grande manifestazione non violenta per far capire all'opinione pubblica italiana quanto sia determinante l'apporto dei migranti alla tenuta e al funzionamento della nostra società.
Questo movimento nasce meticcio ed è orgoglioso di riunire al proprio interno italiani, stranieri, seconde generazioni, e chiunque condivida il rifiuto del razzismo e delle discriminazioni verso i più deboli.
Il colore di riferimento di Primo marzo 2010 è il giallo. Lo abbiamo scelto perché è considerato il colore del cambiamento e per la sua neutralità politica: il giallo non rimanda infatti ad alcuno schieramento in particolare.

Peggioramento delle relazioni

Nel corso dell'ultimo anno le condizioni di vita dei migranti che risiedono in Italia o che cercano di entrarvi sono peggiorate. Si sono verificati diversi episodi emblematici. In maggio, il rifiuto di accettare 227 africani che, attraverso il Canale di Sicilia, cercavano di sbarcare a Lampedusa. In luglio viene approvato dal Parlamento un severo decreto legge sulla sicurezza, con l'introduzione del reato di clandestinità.

Sulla percezione comune degli immigrati in Italia, Mauro Biancaniello scrive su Facebook:

L'Istat conferma dei dati di cui molti di noi erano già convinti: l'immigrato non è il criminale che lo si dipinge, ovvero che, come abbiamo visto, il reato principalmente commesso è la violazione sulla legge dell'immigrazione […]. L'immigrato (regolare o non), non è un santo. Ebbene sorpresa: nemmeno l'italiano è pronto per la beatificazione.

Il momento più difficile coincide probabilmente con la cosiddetta rivolta di Rosarno, in Calabria, tra il 7 e il 9 gennaio 2010: dopo l'assalto a tre braccianti africani da parte di sconosciuti, scatta la furiosa reazione degli immigrati con conseguenti, violente, rappresaglie dei residenti locali. Dietro agli avvenimenti si può intravedere la mano della ‘ndrangheta, mentre il governo egiziano ha ufficialmente protestato [fr] con l'Italia per l'episodio.

Questo il documentario Rosarno: il tempo delle arance, di Nicola Angrisano:

Giuseppe Civati, blogger e politico, pubblica invece un’infografica che mostra attraverso una mappatura la dipendenza del Nord Italia dai migranti. E che illustra la domanda che si pongono molti: è possibile immaginare un'Italia senza i lavoratori immigrati?

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I cittadini si uniscono

I musicisti sono stati invitati a comporre in maniera collaborativa una colonna sonora per il primo marzo. La band Reagenti Limitanti presenta un nuovo video su YouTube, e tanti altri artisti si impegneranno in esecuzioni dal vivo.

A Roma si terrà in piazza Montecitorio un incontro aperto sulla ‘geografia dell'esclusione’ durante la crisi economica, con le Lezioni di clandestinità. Queste le loro intenzioni:

Fare della nostra clandestinità la nostra ricchezza, rivendicare la nostra eccedenza e mettere in comune le nostre esperienze e i nostri saperi [per] renderci visibili e prendere parola contro le politiche e le retoriche razziste, contro lo svilimento del mondo della formazione, contro la precarizzazione delle vite.

In BetweenUn documentario della rivista Carta, dal titolo In Between, sta avendo larga diffusione in vista dell'evento. Intervengono giovani di sei diverse nazioni europee che raccontano le proprie esperienze, la quotidianità in cui devono fare i conti tra la cultura del Paese in cui vivono e quella del Paese da cui provengono le loro famiglie:

Nove città europee di sei differenti Paesi. In ognuna di queste città, alcuni giovani, figli di migranti, raccontano le proprie esperienze, le proprie sensazioni e ricordi, il loro modo di percepirsi e di essere percepiti, la loro quotidianità e le sue sfide. Italia, Francia, Germania, Olanda, Portogallo, Spagna. Nonostante le diversità, tutti i protagonisti del video si raccontano in una situazione che li accomuna: persone che si trovano nel mezzo, portatori di un’identità di confine che li colloca fra il paese da cui provengono i loro parenti e quello dove vivono, seconde e poi terze e poi enne-esime generazioni, sempre ri-conosciuti solo a partire dalla loro provenienza.

Attivisti e cittadini della Rete sono impegnati nella preparazione dell'importante manifestazione di oggi. Sono in programma grandi e piccoli eventi in tutto il Paese. Questa mappa Google predisposta dagli organizzatori del Primo marzo 2010 evidenzia quanto siano numerosi i comitati locali, mentre una Web-TV trasmetterà uno speciale di 24 ore concentrato sull'evento.

Terre Libere, piattaforma di comunicazione online che si dedica alle minoranze e all'attualità, diffonde un appello scritto dai lavoratori africani di Rosarno:

Non siamo venuti in Italia per fare i turisti. Il nostro lavoro e il nostro sudore serve all’Italia come serve alle nostre famiglie che hanno riposto in noi molte speranze. I mandarini, le olive, le arance non cadono dal cielo. Sono delle mani che li raccolgono.

Il team Lingua di GV in italiano ha contribuito a questo post, in particolare: Beatrice Borgato, Bernardo Parrella, Tamara Nigi.

2 commenti

  • Il problema immigrati riguarda cittadini e istituzioni per distinti motivi. I Governi che si sono succeduti non si sono preoccupati della qualità dell’imigrazione nè della quantità, per non avere censure dal Vaticano o dall’UE che non intende farsene carico. Dell’attuale caos urbano è responsabile il Governo che non ha assunto iniziative politiche di controllo sull’immigrazione in massa; vi è anche la responsabilità degli enti locali (Napoli) che hanno consentito, nel caso di Napoli, il forte degrado della città, dovuta anche ad altri motivi. Si è generata una situazione di panico e di intolleranza sia per la qualità dell’immigrazione e sia per le incertezze delle istituzioni.

  • […] questo contesto, locale e nazionale, è intanto ripartita la stagione della raccolta degli agrumi: i braccianti africani dovrebbero tornare nella Piana di Rosarno, ma per loro la situazione non è […]

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