Sudan: cosa e come fare per stimolare lo scarso interesse in loco per lo sviluppo delle ICT?

In un articolo su Global Voices di dicembre 2009 intitolato “ICT4D: Past mistakes, future wisdom (ICT4D: gli errori del passato, la saggezza del futuro)” [in], Aparna Ray sottolineava il fatto che molti progetti sulle tecnologie per lo sviluppo siano “partiti sulla scia dell'entusiasmo per finire in un mare di lamentele”. Secondo un recente articolo [in] del Financial Times, è proprio questo il destino di un intervento da svariati milioni di dollari della Banca Mondiale per dotare la città di Juba, capitale del Sudan meridionale, di computer e accesso a Internet.

Secondo quanto ha dichiarato in un'intervista Laurence Clarke, responsabile del programma della Banca Mondiale per il progetto, le ragioni del fallimento non sono riconducibili alla mancanza di attrezzature o supporto tecnico. Il problema risiede invece nella mancanza di volontà generale:

Laurence Clarke, responsabile del programma sostenuto dalla Banca nel Sudan meridionale, spiega che i finanziamenti sono stati utilizzati per l'acquisto di computer, software e dispositivi per i collegamenti via satellite a Juba, la sonnacchiosa capitale del sud. Ma a quel punto “ecco sorgere problemi di ogni tipo,” aggiunge Clarke….

“A quanto pare, alcuni ministri hanno deciso di essere troppo vecchi per imparare a usare un computer, e così non hanno dimostrato alcun entusiasmo.” In alcuni casi anche i loro collaboratori più giovani, non sapevano come fare per inserire i dati d'accesso in Rete. “Così, il sistema se ne sta lì… moribondo,” conclude Clarke.

Recentemente, la disponibilità sempre maggiore di telefoni cellulari [in] e accesso a Internet [in] in Africa ha riscosso un notevole successo in relazione all'uso di queste tecnologie per gli impieghi più diversi, dal marketing [in] e dall’e-commerce [in] al monitoraggio delle patologie delle colture [in] e per ricordare ai pazienti affetti da HIV/AIDS e tubercolosi [it] di assumere le medicine. Ma le notizie provenienti dal Sudan meridionale ci costringono a porre questa domanda: è giustificata tutta questa risonanza mediatica sulle Tecnologie dell'Informazione e della Comunicazione (ICT)? E poi: come possono quanti tra noi coinvolti in questo campo essere sicuri che i propri sforzi non vadano a finire nel nulla?

In qualità di ricercatrice per il Technology for Transparency Network [in], io stessa sono particolarmente interessata alle modalità con cui le ICT possano favorire il coinvolgimento dei cittadini nella governance del proprio Paese e incoraggiare i governi ad agire in maniera trasparente e responsabile. Molti progetti impiegano con successo la tecnologia per la trasparenza. La recente rassegna [in] di David Sasaki sui primi otto casi di studio proposta dal network è assai eloquente in questo senso. Tuttavia, come dimostra la situazione a Juba, la tecnologia di per sé non porta per magia a una governance migliore.

Il blogger sudanese e autore di Global Voices Drima ritiene che Internet e i telefoni cellulari non siano sufficienti. “Le ICT sono semplicemente questo, una tecnologia. La loro effettiva utilità, in definitiva, può essere messa in pratica soltanto se gli utenti impiegano tale tecnologia in modo competente per un obiettivo valido,” scrive in una email.

Perchè la tecnologia abbia un impatto, aggiunge Drima, il sostegno deve provenire non soltanto da chi sovvenziona il progetto, bensì dall'interno:

“Quando si tratta di modi di pensare e obiettivi, spetta ai cittadini del Sudan meridionale darsi da fare. E prima di poter entrare nell'ottica complessiva delle ICT come ‘mezzo infallibile’, abbiamo veramente bisogno di affrontare parecchie questioni fondamentali, a partire dalla corruzione nella classe dirigente e dal tribalismo distruttivo.”

Con le prossime elezioni di aprile in Sudan, la tecnologia ha le potenzialità per svolgere un ruolo di primo piano sia nel coinvolgimento dei cittadini sia nel monitoraggio del procedimento politico. Sudan Votes [in], un sito web bilingue patrocinato dall'organizzazione tedesca Media in Cooperation and Transition [in] insieme alle organizzazioni sudanesi Teeba Press [ar] e la Association of Inter-Media, spera di “migliorare la qualità dell'informazione sulle elezioni” e di “promuovere una migliore comprensione, al di là delle barriere linguistiche”. Il sito pubblica articoli che spaziano dalla politica alla salute e alla cultura, così come Sudan Electionnaire [in/ar], serie di schede-quiz per aiutare i cittadini a saperne di più sui partiti politici del Paese.

Sudan votes

Sudan votes

Sudan Vote Monitor [in], patrocinato dal Sudan Institute for Research and Policy [in], sta progettando di utilizzare Ushahidi [in] per consentire ai cittadini di monitorare e al contempo fornire notizie sulle elezioni.

Sudan Vote Monitor

Sudan Vote Monitor

In un'elezione dove “molti cittadini non conoscono le procedure di base, sono contrari a un sistema multipartitico e nutrono dubbi sul fatto che il voto sarà pulito” [in], questi progetti possono svolgere un ruolo critico nel processo formativo della gente e nel documentare possibili problemi nelle procedure di voto. Per avere successo, tuttavia, devono anzitutto trovare il modo di convincere i cittadini della loro utilità.

Sia Sudan Votes che Sudan Vote Monitor sembrano aver coinvolto in modo sostanziale i sudanesi a un livello di base, elemento che può aiutarli ad avere successo laddove la Banca Mondiale ha fallito. Nell'imminenza delle elezioni, continueremo a seguire attentamente l'evoluzione di queste organizzazioni. Faranno fiasco, ignorate e inutilizzate dai cittadini sudanesi, oppure sapranno gestire il processo di traduzione della tecnologia in un autentico coinvolgimento civico?

1 commento

  • La questione e’ abbbastanza risaputa.. senza arrivare a scomodare la corruzione, non basta acquistare tecnologie e pensare che le persone sappiano come utilizzarle, serve alfabetizzazione e formazione per innovare i processi… com’e’ possibile che la banca mondiale finanzi acquisti di tecnologie e non progetti completi?

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