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La blogosfera africana si rispecchia e commenta sulla crisi economica in Grecia

Categorie: Africa sub-sahariana, Europa occidentale, Belgio, Benin, Burkina Faso, Francia, Grecia, Rep. Dem. del Congo, Citizen Media

Le sfide dell'economia greca, e il conseguente intervento del Fondo Monetario Internazionale (FMI) per sostenere l'impatto di ulteriori danni derivanti da ulteriori ricadute, sono qualcosa di familiare per molti blogger africani. Nel corso di crisi precedenti, l'FMI è stato coinvolto con esiti diversi in proposte relative a programmi di aggiustamento strutturale per economie africane in difficoltà. Le reazioni dei blogger africani spaziano da aneddoti ammonitori tratti da esperienze pregresse alle lezioni che dovrebbero essere state acquisite dalle proprie regioni di appartenenza.

Le petit nègre [1] [fr] osserva che l'Europa si è opposta finché ha potuto alla richiesta d'intervento da parte dell'FMI durante la crisi greca. E si domanda perché una tale richiesta di aiuto abbia costituito una decisione così pesante per un Paese europeo, quando invece fino all'altro ieri sembrava un evento all'ordine del giorno in Africa. Ecco perché ritiene che i Paesi europei si preoccupino [2] [fr] di una possibile prescrizione della Grecia da parte dell'FMI:

Le twist dans le cas grec et que, comme on ne peux pas dévaluer l’Euro comme on a jadis dévalué le Franc CFA, les dirigeants européens se retrouvent contraints et forcés d’aider d’une manière ou d’une autre la Grèce

Nel caso della Grecia, il problema è che si avverte una forte resistenza a svalutare l'Euro così velocemente come è stato fatto in precedenza con il franco CFA [3](Comunità Finanziaria Africana) [it]. Di conseguenza, i leader europei si sono trovati con le spalle al muro e costretti ad aiutare la Grecia, in una maniera o nell'altra.

Analogamente, anche Lambert Mbela deduce che dato il livello dei deficit in molti Paesi europei oltre alla Grecia, una sostanziale svalutazione monetaria dell'Euro andrebbe presa in considerazione [4] [fr]:

Admettons quand même que les situations sont similaires : déficit budgétaire, endettement public, taux de chômage élevé, balance commerciale déficitaire, mauvaise gestion des finances publiques, avec comme cerise sur le gâteau, fricotage des données publiques !!!
Sérieux, si c’avait été le Mexique, l’Argentine ou le Burkina-Faso qui présentait de tels manquements, Monseigneur FMI préconiserait déjà une dévaluation « compétitive » et des programmes d’ajustement structurel afin de rétablir les finances publiques.

Almeno abbiano il coraggio di ammettere che le condizioni sono molto simili: deficit di bilancio, debito pubblico, alto tasso di disoccupazione, bilancia commerciale in rosso, cattiva gestione delle finanze pubbliche e, come se non bastasse, dati pubblici manipolati!!
Seriamente, se si trattasse del Messico, dell'Argentina o del Burkina-Faso, il potente organismo FMI avrebbe già prescritto una svalutazione competitiva e un aggiustamento strutturale per sostenere le finanze pubbliche.

Éric Toussaint spiega che le misura apparentemente inspiegabili degli interventi dell'FMI per le diverse regioni potrebbe essere la diretta conseguenza del fatto che i Paesi meridionali non hanno molta voce in capitolo nel processo decisionale dell'FMI [5] [fr]:

l’Afrique subsaharienne occupe une place égale à la France alors qu’elle compte 10 fois plus d’habitants. L’Afrique au Sud du Sahara ne dispose que de deux membres au sein du Conseil d’administration du FMI et ces deux membres doivent exprimer le point de vue de 48 pays [..] Vous imaginez la difficulté des 48 pays africains à se faire entendre si seuls 2 administrateurs les représentent.

Nonostante l'Africa subsahariana abbia un numero di abitanti 10 volte superiore alla Francia, entrambe hanno lo stesso peso all'interno dell'FMI. L'intera regione ha soltanto due rappresentanti nel comitato direttivo dell'FMI e devono dare voce alle opinioni di 48 Paesi [..] Si può immaginare la difficoltà di far sentire la voce di 48 nazioni quando hanno appena due rappresentanti.
[6]

Mappa dei votanti nel FMI, 2006, ripresa da World Mapper con licenza Creative Commons

Musengeshi Katata su “Forum Realisance” indaga ulteriormente sui motivi per cui la crisi greca è passata sotto silenzio per così lungo tempo [7] [fr]. Nonostante l'FMI abbia pubblicato di recente un resoconto ottimistico sullo stato della regione subsahariana [8] [fr], molti sono ancora scettici per l'enfasi posta sulla crescita economica, lasciando molte problematiche ancora inespresse [9] [fr].

Infine, Paul Bara a AfriqueRedaction appare pessimista sulla possibilità di una soluzione sostenibile per la crisi globale [10] [fr]:

Notre modèle de croissance basé, sur la séquence : crédit – consommation – dette, est obsolète. En second lieu parce que les systèmes politiques et les gouvernements semblent incapables de jeter les bases d’un nouveau modèle de développement [..] Un Krach parait donc inévitable en 2010 puisque comme l’explique Kenneth Rogoff, la défaillance d’un état (ou de plusieurs) paraît inévitable : se posera alors de manière aiguë le problème d’un modèle de croissance totalement inadapté (crise systémique).

Il nostro modello attuale, basato sulla sequenza credito-consumo-debito, è obsoleto. Non viene sostenuto dai sistemi politici e dai governi che apparentemente sono incapaci di porre le basi di un nuovo modello di sviluppo […] Pertanto, un crollo nel 2010 sembra ineluttabile poiché, come spiega Kenneth Rogoff, il fallimento di un altro Stato (oppure di altri Stati), appare inevitabile: il problema della crisi sistemica di un modello di crescita inadeguato diventerà presto manifesto in maniera più acuta.