Il 19 maggio scorso la first lady statunitense, Michelle Obama, e Margarita Zavala, consorte del Presidente messicano, Felipe Calderón, hanno visitato una scuola elementare a Silver Spring, in Maryland (USA). Durante la visita, Daisy, una bambina di sette anni della seconda elementare, di origine peruviana, ha posto una domanda alla moglie di Obama, prontamente rilanciata via YouTube e da altre fonti [in]. Come descritto [in] dal Washington Post, la bambina voleva sapere perché il presidente stava “portando via tutti quelli che non hanno i documenti”. E la signora Obama, con la first lady messicana al fianco, ha risposto: “Ecco qualcosa su cui dobbiamo lavorare, giusto? Per far sì che le persone possano stare qui con i documenti giusti”. Al che la bambina ha risposto che la “mamma non ha i documenti”.
L’episodio ha spinto i blogger peruviani a parlare della ragazzina e di altre questioni relative all'immigrazione che la loro comunità sta affrontano negli Stati Uniti.
Il blog Holismo Planetario en la Web definisce Daisy “la faccia dell’immigrazione degli Stati Uniti” [sp]:
[…], la niña de 7 años que le preguntó a la primera dama de Estados Unidos, Michelle Obama, qué se podía hacer para evitar el temor de su mamá a ser deportada al Perú por ser indocumentada, es considerada la “vocera” de más de 12 millones de inmigrantes que viven de manera ilegal en el país. Su inocente comportamiento ha despertado un interés inusitado en la prensa estadounidense por el espinoso tema.
Il blog Libretita de Notas [sp] interpreta l’evento in maniera differente:
Para algunos es una heroína, para otros la hija de una pareja de peruanos que ingresaron ilegalmente a Estados Unidos y que, sin permisos de extranjería suficientes, deberán ser deportados cuanto antes. Lo cierto es que la pequeña Daisy Cuevas también ha puesto en debate una regla de oro del periodismo: aquella que señala que la identidad de los menores de edad no puede revelarse, ni siquiera cuando estos se convierten en protagonistas de la noticia.
[…]
¿Sin embargo, qué pasa cuándo la protagonista pone en aprietos a la esposa del presidente de Estados Unidos al preguntarle si es cierto que su esposo no quiere aprobar la reforma migratoria que permitiría a sus padres quedarse en Norteamérica y no ser deportación por indocumentados?
Per alcuni è un’eroina, per altri la figlia di una coppia peruviana, entrata illegalmente negli Stati Uniti e sprovvista di permesso di residenza, andrebbe deportata il prima possibile. Il fatto è che la piccola Daisy Cuevas ha anche aperto un dibattito su una regola base del giornalismo: quella per cui l’identità dei minori non può essere rivelata, neppure quando sono i protagonisti di una notizia.
[…]
Tuttavia, cosa succede quando la protagonista mette alle strette la moglie del Presidente degli Stati Uniti, chiedendole se è vero che il marito non vuole approvare la riforma sull’immigrazione che permetterebbe ai suoi genitori di restare negli Stati Uniti e non venire deportati perché clandestini?
Su un blog di ABC News, sono apparsi diversi commenti [in] contrari alla posizione dei genitori di Daisy:
PBW scrive: Ciao!! Sono americana e mio marito è britannico. È venuto qui legalmente. Penso che tutti gli immigrati dovrebbero seguire le regole, come ha fatto mio marito. Non è giusto per i bambini, ma è così.
Kim scrive: Per quanto riguarda la bambina, sua madre è stata qui illegalmente per sette anni, perché non ha fatto richiesta per i mettersi in regola?
“Un vagabondo” scrive: Se non continuassimo ad assumerli con salari da fame, smetterebbero di venire.
Secondo DePeru.com [sp], circa tre milioni di peruviani vivono all’estero: il 52% negli Stati Uniti, il 27% in altri Paesi sudamericani, il 13% in Europa e l’8% in Asia. Lo stesso sito sostiene che la maggior parte dei cittadini peruviani residenti negli Stati Uniti svolgono illegalmente lavori manuali.
Come conclude Herberth Castro Infantas [sp] nell'ultimo post del suo blog:
Todos esparamos que este clamor no sirva de pretexto para tomar represalias con su familia ni con los millones de indocumentados.