- Global Voices in Italiano - https://it.globalvoices.org -

Palestina: il dolore dell'esilio

Categorie: Medio Oriente & Nord Africa, Palestina, Citizen Media, Giovani, Migrazioni, Rifugiati

I profughi palestinesi rappresentano una delle popolazioni sfollate più numerose al mondo, con l'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi del Vicino Oriente (UNRWA) che fornisce assistenza a circa 4.7 milioni di profughi registrati [1] [en, come tutti gli altri link salvo ove diversamente indicato] nei territori palestinesi occupati [2], Giordania, Libano e Siria. Qualche altro milione di palestinesi, profughi o emigrati [3], vive in altre parti del mondo. Nonostante tutto però, resta forte l'attaccamento verso la propria terra natale che queste persone, o anche i genitori o i nonni, si sono lasciati alle spalle. Due blogger di Gaza hanno descritto il dolore che si prova in questa condizione di esilio.

Recentemente la nave di aiuti sponsorizzata dalla Libia Al-Amal (“speranza”) aveva provato a dirigersi verso la Striscia di Gaza [4] (ma è stata costretta a cambiare rotta [5] e a dirigersi verso l'Egitto). A Gaza, il blogger Kalam racconta di qualcuno che avrebbe voluto fosse sulla nave [6] [ar]:

ترتدي وشاح الصلاة وتحمل مسبحة بين يديها وتدعو الله عز وجل – أو ربما تفعل فقط كما ترى والديها يفعلان حينما تضيق بهما السبل- فتناجي الله أن يحقق أملها أو بالأحرى أمل جدتها في رؤيتها واحتضانها وتقبيلها.
هي هلا التي لم تكمل سنتها الأولى في الحياة بعد، ولكنها تحمل بالوراثة كل مشاعر الفلسطيني المغترب، فهي ابنة للاجئ لم من يرى من أرضه شبرا واحدا طوال حياته، ولأم تعيش مشتتة الفؤاد بين الوطن والغربة بين الأهل والزوج بين الأم والبيت بين الأخوة والأبناء، فعقلها وجزء مهم من قلبها هناك وأهلها وبقية قلبها وذكرياتها هنا.
Indossa un velo da preghiera e tra le mani stringe un rosario (islamico), sembra stia pregando – o forse imita semplicemente i gesti visti fare ai genitori quando hanno dei problemi – si rivolge a Dio perché faccia avverare il suo desiderio, o meglio quello di sua nonna, di vederla, abbracciarla e baciarla.
È la piccola Hala, che non ha ancora compiuto un anno, ma porta con sé il sentimento ereditato da ogni esiliato palestinese. È la figlia di un profugo che non ha mai visto neppure un centimetro della propria terra in tutta la vita, e di una madre che vive con il cuore diviso tra la propria terra natale e un Paese straniero, tra la famiglia e il matrimonio, tra la propria madre e la propria casa, tra i fratelli e i propri figli. La sua mente e una parte importante del suo cuore sono lì, ma la famiglia e il resto del cuore e dei ricordi sono rimasti qui.
Hala, on http://blog.amin.org/kalam/ [6]

Hala

Kalam continua:

هلا ابنة أختى الصغيرة التي تعيش في ليبيا ولا تستطيع القدوم إلى غزة – التي أصبحت قبلة الجميع هذه الأيام- تسبح الله عز وجل وتدعوه أن يسمح لها بالقدوم إلى غزة، فهي لا تتمكن من القدوم بسبب صعوبة الحصول على إقامة لها في ليبيا، الأمر الذي لا يضمن لها العودة إلى هناك حيث والدها النازح – لا يمتلك رقم هوية – وبقية عائلتها، تبحث هلا عمن يقول لها “يا هلا بيكي في وطنك”، تبحث عن من يوصلها لحضن جدتها الحنون، التي تعشق أي صورة لها أو مقطع فيديو تظهر فيه.
هلا تنتظر وكلها أمل، أمل أكبر من السفينة الليبية القادمة إلينا هنا، والتي كم تمنيت أن تكون معهم لأقبلها، حين يصلون سأرى في كل واحد منهم جزء من صورة هلا، وسأسألهم لماذا لم تأتوا بـ هلا معكم؟؟؟!!!
Hala è la mia nipotina che vive in Libia e non può venire a Gaza – al centro dell'attenzione generale di questi tempi. Pregate Dio e chiedetegli di permetterle di venire a Gaza… Non può raggiungerci a causa delle difficoltà per ottenere la residenza in Libia, vale a dire che non è sicura di poter tornare lì dove si trova suo padre, un profugo – senza numero identificativo – e il resto della famiglia. Hala sta cercando qualcuno che le dica, “Benvenuta nel tuo Paese” e sta cercando qualcuno che le consenta di ottnere l'affettuoso abbraccio della nonna, che adora ogni foto e ogni video dove compare la piccola.
Hala rimane in attesa, piena di speranza, una speranza più grande  di quella nave libica, sulla quale ho sperato fortemente che la piccola si trovasse così da poterla finalmente abbracciare; quando sbarcheranno vedrò in ognuno dei passeggeri un pezzettino di Hala, e chiederò loro perché non l'hanno portata con loro.

Sempre a Gaza, Kawther Abu Hani ascolta i ricordi della madre [7] [ar]:

نفسي اعرف شو صار لبيتنا الصغير اللي تركنا في الناصرة قبل سنين, كيف صار شكل الجبل؟ و يمكن تغيرت ريحة الزعتر؟.. قديش كبرن صحباتي و صرت عندهن مجرد حكاية لاولادهن.. يا الله حتى ما احضرت عرسهن, كان نفسي اعيش مراحل عمري معهن و أكتر شي كنت استنى اليوم اللي نوعى فيه ع الحب و ننسى اللعب تنحب حتى ننهم.. يا الله بس هم الحب مش زي هم الاحتلال. اسا انا اتزكرت.. دايما بتزكر..
“Mi piacerebbe sapere cosa ne è stato della nostra casetta, che abbiamo lasciato a Nazareth [8] [it] anni fa… come saranno le colline dopo tutto questo tempo? E se il profumo del timo è cambiato… Quanto sono invecchiati i miei amici, e se io sono diventata solo una storia da raccontare ai  bambini… Buon Dio, non sono neppure riuscita ad andare ai loro matrimoni. Avrei voluto condividere parte della vita con loro, e soprattutto aspettavo il giorno in cui avremmo scoperto l'amore e dimenticato i giochi, quando ci saremmo innamorate fino a sentirci depresse. Oh cielo, ma le faccende dell'amore non sono nulla di fronte alle preoccupazioni dell'occupazione [israeliana]. Ora ricordo…” È sempre lì che cerca di ricordare qualcosa…