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Sud Est Asiatico: Pornografia e censura del web

Categorie: Asia orientale, Cambogia, Filippine, Indonesia, Myanmar (Burma), Tailandia, Vietnam, Citizen Media, Cyber-attivismo, Diritti umani, Governance, Legge, Libertà d'espressione, Media & Giornalismi, Politica, Protesta, Tecnologia

Regolare i contenuti internet oggi è visto come una pratica anti-democratica. Tuttavia, i governi del Sud Est Asiatico sembrano essere in grado di giustificarla sostenendo la necessità di difendere i giovani dal flagello dei comportamenti sessuali indecenti.

Il progetto indonesiano di filtrare il web eliminando i contenuti “negativi” attraverso il suo Team per il Controllo dei Contenuti Multimediali [1] [it] era stato accantonato lo scorso febbraio dopo le proteste dell'opinione pubblica. Oggi la proposta è stata ripresentata sulla scia di uno scandalo legato a filmati pornografici di celebrità [2] [it] che continua a scioccare giovani e meno giovani nella nazione a maggiornanza musulmana più popolosa del mondo. Dopo aver approvato, due anni fa, una legge anti-pornografia, l'Indonesia vuole ora adottare una lista nera di internet [3] [en, come tutti gli altri link eccetto ove diversamente indicato] in risposta alle pressioni dei conservatori che intendono difendere la morale dei giovani.

Un simile [4] scandalo sessuale legato a celebrità aveva investito le Filippine lo scorso anno [5] aprendo la strada ad una legge anti-voyeurismo [6]. La rete venne anche accusata della diffusione in tempo reale di filmati pornografici portando i legislatori a redigere un disegno di legge sul crimine cibernetico. [7]

In Cambogia, il governo sta avanzando la proposta di creare uno snodo informatico gestito dallo Stato [8] per controllare tutti i provider internet locali. Tale proposta è pensata per rafforzare la sicurezza della rete contro pornografia, furti e altri crimini cibernetici. La bozza della legge non è ancora definitiva ma ci si aspetta che il governo porterà avanti attivamente questa misura, soprattutto dopo essere recentemente diventato quasi del tutto incapace di fermare l'upload, via internet e cellulare, di un video, registrato illegalmente, [8] di ragazze che fanno il bagno nude in un monastero.

I governi del Sud Est Asiatico non hanno necessariamente bisogno di scandali sessuali per censurare il web, possono infatti sempre addurre altre ragioni quali la sicurezza nazionale, l'intenzione di filtrare e monitorare [9] i contenuti internet. La Tailandia, ad esempio, è diventato il primo paese al mondo ad aver chiuso 100.000 siti web [10] perché contenevano materiale “pericoloso”. Vengono puniti blogger, autori [11] e amministratori di siti web perché accusati di violare la legge contro la lesa maestà [12]. Il Vietnam è stato accusato da Google e McAfee di aver lanciato attacchi cibernetici [13] contro alcuni siti web, in particolare contro siti che sostenevano le proteste contro le miniere di bauxite, tema particolarmente controverso nel paese.

Tuttavia, le regolamentazioni della rete spinte dalla politica incontrano spesso una forte opposizione da parte degli utenti internet e danno spesso adito a condanne a livello internazionale, soprattutto da parte di gruppi mediatici e associazioni a tutela dei diritti umani. I governi possono sempre ignorare le accese critiche, ma a costo di perdere la propria credibilità. I governi che hanno un certo livello di democrazia non possono permettersi di censurare la rete per un lungo periodo; tuttavia, regolare il web per fermare la pornografia ed altri atti immorali dà origine a proteste appena percettibili. Quest'ultimo è perciò diventata lo stratagemma più sicuro per bloccare siti web “pericolosi”. La politica di regolamentazione della rete [14] del Myanmar è stata riconosciuta come una delle misure più severe imposte dalla giunta al governo, ma la decisione di chiudere due settimanali on line [15] per aver pubblicato foto di modelle in pantaloncini non ha sollevato il normale livello di opposizione da parte dei gruppi democratici.

La spinta aggressiva ad eliminare gli immaginari sessuali e sexy dalla rete potrebbe essere un sintomo dell'ondata di conservatorismo che si sta manifestando nei paesi del Sud Est asiatico. La carta della moralità è stata giocata per indurre nella popolazione atteggiamenti, sentimenti e comportamenti, sebbene questa strategia non rispetti le diverse culture presenti nella regione. Quando l'indonesia approvò la legge anti-pornografia, il governatore di Bali protestò apertamente, dal momento che la legge è contraria alla tradizione locale. [16] Tradizione, questa, in cui la realizzazione di statue storiche di nudo e alcune danze erotiche sono alle volte ancora molto popolari. Quando la Cambogia decise di chiudere alcuni siti web [17] che mostravano pornografia o immagine sexy, venne incluso anche reahu.net [18] per il fatto che conteneva immagini artistiche di antiche danzatrici Apsara a seno scoperto [19] e un soldato Khmer.

Un ulteriore problema è costituito dalla vaga definizione di cosa sia da considerarsi immagine o atto pornografico, indecente, immorale ed osceno. Gli attivisti filippini temono che il disegno di legge sul crimine cibernetico [20] renda, in caso di approvazione, illegale [21] pubblicare o diffondere materiale che contraddica l'interpretazione ufficiale dello Stato circa ciò che si possa considerare decente, morale e adeguato.

I governi hanno acquisito padronanza dei mezzi e delle tecniche di censura per quanto riguarda i mezzi di comunicazione tradizionali; stanno ora testando i limiti della regolamentazione della rete. Il progetto indonesiano di adottare una lista nera di internet dovrebbe essere controllato a causa dell'impatto che potrebbe avere nell'intera regione. L'Indonesia ha infatti oltre 40 milioni di utenti internet ed è ampiamente riconosciuta come capitale di Twitter in Asia [22]. Se l'Indonesia sarà in grado di filtrare i contenuti web, è probabile che altri paesi nella regione seguano questo stesso modello.

La censura della rete non riduce soltanto l'accesso alle informazioni, ma indebolisce anche la capacità degli utenti di trovare sostegno on line. Il miglior modo di difendere i giovani e gli innocenti è quello di fornire loro, ai loro genitori, alle loro comunità in generale, un'adeguata formazione e le informazioni necessaria circa il potenziale ed i rischi connessi la navigazione in rete.