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Serbia: i giovani e Facebook

Categorie: Europa centrale & orientale, Serbia, Citizen Media, Cyber-attivismo, Giovani, Istruzione, Media & Giornalismi, Sviluppo, Tecnologia
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Uso di Facebook fra i giovani serbi. Foto di Danica Radovanovic

In Serbia sta per iniziare il nuovo anno scolastico e i quotidiani del paese pubblicano numerosi articoli sugli effetti negativi del più popolare social network, ossia Facebook, finendo per spaventare sia i genitori che i figli con affermazioni negative e catastrofiste sulla tecnologia [2][sr, come tutti i link tranne ove diversamente specificato]. Eppure, recentemente è stata pubblicata anche un'indagine sull'uso di Facebook [3] tra i giovani serbi, e il risultato dimostra come le cose non vadano poi così male.

La Serbia è un Paese in transizione; la turbolenza politica, economica e sociale degli anni novanta ha influenzato la sua cultura e i suoi valori etnici, come anche le tecnologie di informazione e comunicazione e il modo in cui si è andata creando la sfera pubblica online. Non stupisce che nelle aree urbane tanto le generazioni più giovani che quelle più anziane abbiano adottato velocemente le nuove forme di social media. Ma che dire dell'informazione, dell'alfabetizzazione mediatica e digitale e delle abilità di pensiero critico che possono consentire alla gente di utilizzare i servizi forniti da Internet in modo saggio e selettivo?

Nel corso della mia ricerca di dottorato sui dati etnografici presenti su internet ho avuto modo di parlare con Nikola, studente della scuola di ingegneria elettrica dell'Università di Belgrado appassionato di informatica e attivista dell'open source, che mi ha raccontato di come la sua generazione sia costretta a vivere un contesto socialmente (ed eticamente) distorto:

…in Serbia il parametro del successo è dato da alcuni status: un buon lavoro in qualche ente governativo, un matrimonio con uno straniero, un atleta o un uomo d'affari: anche per gli uomini i valori sono simili. Gli idoli sono [i cantanti popolari di Turbo-folk [4], en] Ceca, Karleusa e Seka, Paris Hilton, politici, criminali (di guerra e non). Le uniche cose a cui pensano i giovani sono il denaro, uscire e divertirsi e ottenere successo immediato.

E’ così anche nelle università! Mi sono iscritto da poco a ingegneria. Nel mio dipartimento, durante la festa di benvenuto per le matricole, hanno messo musica house per 2 ore, musica locale e turbo/dance degli anni 90 per altre 4, e musica kitch folk fino alla fine.

Pochi di loro sono interessati ai software open source, il che è drammatico: [stiamo parlando dei] futuri sviluppatori di software, potrebbero imparare molto, ma sembra che riescano a pensare solo alla [Microsoft] e ai soldi. E’ umiliante osservare come alcuni studenti del mio dipartimento non capiscano i concetti base dell'utilizzo dei servizi internet, anche se passano giorno e notte su Facebook.

Non è la prima volta che ho a che fare con giovani serbi che la pensano in maniera completamente diversa rispetto alla maggioranza dei loro coetanei circa le difficoltà di crescere in un ambiente kitsch, privo di cultura della comunicazione e di educazione, dove simili forme comportamentali sono considerate come “corrette” e desiderabili.

Molti di questi giovani hanno lasciato il paese per studi post laurea o per lavorare all'estero. Gli eventi politici, i cambiamenti sociali ed economici, la fuga di cervelli e l'alto tasso di disoccupazione, il visibile distacco tra i nuovi ricchi e le classi più basse, i valori distorti diffusi dai media e dalla propaganda per strada: tutto ciò ha influenzato la situazione nelle famiglie e nelle istituzioni educative, e finisce per riflettersi ogni giorno nell'arte (perduta) della comunicazione.

Tenendo a mente tale contesto, la sfera pubblica online creata sui siti di social networking non appare diversa, e anzi i problemi sono amplificati. Sono molti i siti su cui i giovani serbi passano il loro tempo, e uno dei più popolari è Facebook.

Il 55,9% dei 7 milioni e 300 mila abitanti della Serbia utilizza internet, e più di 2 milioni di utenti usa Facebook. Il 79.2% per comunicare [5] (inviare/ricevere e-mail), il 64% per giocare o scaricare foto, giochi, film o musica, il 42,3% per chattare  in gruppi o forum, mentre solo il 26,4% lo utilizza per cercare informazioni riguardo l'istruzione (corsi di formazione, etc.).

Recentemente la Belgrade open school [6] ha svolto un’indagine [3] chiedendo cosa gli studenti delle scuole superiori preferissero fare su internet. Questa ricerca è stata condotta tra 300 studenti delle classi superiori che frequentavano un corso di formazione della scuola sulla reputazione online. Si dovrebbe tenere a mente che queste 300 persone utilizzano internet ogni giorno, e non devono essere considerate come un campione rappresentativo, come specificato nell'introduzione ai risultati della ricerca: i dati, però, possono essere utili come indicatori di alcune tendenze nel comportamento dei giovani in rete. Secondo il sondaggio, il 59% degli intervistati passerebbe più tempo online che a scuola.

Quando sono su internet, i giovani serbi sono soliti utilizzare i social network (Facebook, MySpace, Twitter) per chattare con i loro amici o scaricare contenuti multimediali. Il sondaggio mostra che il 75%  degli intervistati utilizza questi siti anche per incontrare nuova gente; inoltre circa metà di loro li considera importanti fonti di informazione. Uno su 3 afferma che il tempo passato con un amico per incontrarsi dal “vivo” oppure online sia lo stesso, mentre più di metà degli intervistati utilizza le tradizionali forme di comunicazione.

Ma cosa fanno i ragazzi su Facebook? Le attività più frequenti indicate da questo gruppo di studenti sono: creare un contatto con i propri amici (61%) e mettere “mi piace” ai loro status (66%). Seguono: condividere contenuti e informazioni (56%) e scrivere messaggi privati (47%). Alla domanda se aggiungerebbero i loro insegnanti come amici di Facebook hanno risposto che non ci sarebbero problemi (il 70% ha accettato i propri professori come amici). Lo stesso vale per i genitori (il 18% ha un genitore come contatto).

E’ interessante che solo il 22,4% del campione giochi su Facebook: piuttosto passerebbe più tempo a chattare con gli amici che sono online (78%). Il 13,4% degli intervistati ha risposto che userebbe Facebook per la scuola e la collaborazione con i propri insegnanti, mentre il 31,6% partecipa attivamente a gruppi, cause e fan page.

Ecco uno dei tanti commenti su Facebook apparso su un quotidiano serbo [7]:

Penso che la mania di Facebook sia stata creata dai media che non smettono mai di parlarne! Ogni generazione ha qualcosa che la differenzia dalla precedente. Tanto tempo fa, i giovani erano ossessionati dal cinema, poi dalla musica e i concerti e adesso, nell'era del computer, è il momento di internet e Facebook.

Sanja ha fatto un interessante commento:

Considerando i tempi odierni e l'ambiente che ci circonda…a questo punto è megli stare in casa su Facebook che per le strade con i criminali… almeno sai dove sono i tuoi figli.

Milos dice:

Facebook è un ottimo modo per essere in contatto con gli amici all'estero, e ne ho tanti, così possiamo comunicare molto meglio e posso essere al corrente di come vivono. Inoltre, Facebook fa risparmiare i soldi del telefonino…quando andavo a scuola, era più facile inviare un messaggio all'intera classe su Facebook quando dovevamo organizzare qualcosa piuttosto che inviare a tutti un sms individuale. I difetti di Facebook? Quando lo utilizzi senza un motivo… perdi tempo girovagando da un profilo all'altro.

Comunque, i giovani serbi non sono poi così diversi dai loro coetanei nel resto del mondo o, almeno, secondo i dati di ricerca della mia dissertazione preliminare, dell'Europa sud-orientale. Sono interessati alle stesse cose delle generazioni precedenti, passano il tempo su Facebook e online per delle ragioni sociali molto chiare: vogliono interagire con gli altri, con gli amici già inclusi in una rete preesistente nella vita reale. Vogliono stare su Facebook per essere informati e scambiarsi i pettegolezzi o le notizie, come anche per perdere tempo, scherzare, flirtare, mandare “poke [8]” [en] o mettere “mi piace” agli stati.

Non sono cambiate le dinamiche sociali, bensì le tecnologie: le motivazioni sono sempre le stesse, sono gli ambienti a essere diversi.

E’ molto importante che da un lato genitori ed educatori, e dall'altro i media si rendano conto che internet non è che l'ennesimo canale di comunicazione e non un mezzo malefico. Certo, non è nemmeno una bacchetta magica in grado di risolvere tutti i problemi. I giovani e i loro genitori dovrebbero avere fiducia nella comunicazione e aiutarsi a vicenda per comprendere le nuove tecnologie. Gli educatori potrebbero lavorare con gli studenti sull'informazione e l'alfabetizzazione mediatica, insegnando loro a pensare e rielaborare le informazioni online, e a sviluppare un pensiero critico in modo da farsi strada e crescere come giovani professionisti intelligenti.