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Sudafrica: controversa proposta di legge per regolamentare la libertà di stampa

Categorie: Africa sub-sahariana, Sudafrica, Citizen Media, Governance, Legge, Libertà d'espressione, Politica

I giornalisti sudafricani non sono certo estranei al concetto di censura. Ai tempi dell’apartheid [1] [it], il governo fece spesso ricorso alla censura per limitare la diffusione della verità sulle misure da esso adottate e, di conseguenza, promuovere indisturbato la propria agenda politica. Con la democrazia arrivò [anche] una Costituzione che affermava chiaramente “il diritto di ogni individuo di avere accesso a tutte le informazioni in possesso dello Stato o di un altro individuo necessarie all'esercizio o alla protezione di qualsiasi diritto.” I giornalisti del nuovo Sudafrica poterono così festeggiare la ritrovata libertà di parola.

Oggi, dopo ormai 16 anni, queste tanto acclamate libertà sono nuovamente in pericolo. Al momento, il Parlamento sta discutendo un progetto di legge sulla “protezione dell'informazione” [2] [tutti i link dell'articolo sono en, a parte dove diversamente specificato], con il quale si imporrebbero restrizioni all'accesso alle informazioni governative, prevedendo fino a 25 anni di reclusione per i trasgressori. La nuova legge conterrà anche provvedimenti ben precisi per chi rivelasse segreti di Stato, lasciando ai politici la libertà di stabilire cosa dovrà essere mantenuto segreto e cosa no.

Oltre a questa legge, l’African National Congress [3] [it], [il principale partito sudafricano] ha proposto la creazione di un Tribunale d'appello per i media [4] composto da politici. Alcuni membri del Congresso hanno proposto di conferire al Tribunale il potere di comminare pene detentive a quei giornalisti che, nel raccontare gli scandali, dovessero spingersi troppo oltre.

La CBC News [5] ha chiesto un parere sui nuovi sviluppi della questione ad Anton Harber, ex redattore di un quotidiano. Ecco la sua opinione:

Le implicazioni? Ci saranno forti restrizioni della straordinaria libertà di espressione di cui abbiamo goduto dal 1994. Il conferimento a Parlamento e politici del potere di controllare i media ci preoccupa molto.

I principali giornalisti sudafricani [6], inclusi quelli messi al bando durante l'apartheid, hanno diffuso una dichiarazione comune contro la proposta di legge, in cui si afferma che

(…) la negazione del diritto d'espressione è una presa in giro della professione di giornalista (…).

Il blogger Fred Hatman [7] rincara la dose:

Che voi pensate che i media stiano facendo un buon lavoro nel farci capire se la nostra nazione è guidata in modo adeguato oppure no, sappiate comunque che un governo che non vuole considerarsi responsabile [agli occhi dei cittadini], e che preferisce tenere sotto controllo quella che dovrebbe essere una stampa indipendente è da considerarsi semplicemente marcio. E, per come la vedo io, incostituzionale.

Anche Pierre de Vos [8], sul suo blog, si domanda se il Tribunale d'appello per i media sarebbe costituzionale, e conclude affermando:

C'è veramente poco che il Tribunale potrebbe fare legalmente e costituzionalmente che già non possano fare gli attuali difensori civici della stampa o i tribunali ordinari. Questo suggerisce che i membri del Parlamento perderanno gran parte del loro tempo – tempo che sarebbe forse meglio dedicare all'ascolto delle preoccupazioni degli elettori riguardo le cattive condizioni delle strade, i poliziotti dal grilletto facile, la mancanza di servizi igienici e acqua corrente e le scuole inadeguate. Il Governo approverà quindi una legge che creerà un Tribunale che sarà o del tutto inutile, o incostituzionale, e che quindi verrà poi dichiarato illegittimo dalle nostre corti.

Ayanda Kota, presidente dell’Unemployed People's Movement [9] (Movimento dei disoccupati), afferma che la legge proposta renderà ancora più difficile portare alla luce la corruzione:

Se non fosse stato per il diritto costituzionale all'accesso alle informazioni, non avremmo mai scoperto che il regime di Zuma aveva speso 1.5 miliardi di rand dei propri contribuenti per oggetti di lusso. Le spese includevano per esempio l'acquisto di una Mercedes-Benz da 7 milioni di rand da parte di Lindiwe Sisulu o i 515 000 rand spesi da Siphiwe Nyanda per cenare con ragazze e ragazzi in diversi hotel cinque stelle. Non avremmo neanche scoperto che Duduzane, il figlio di Zuma, sta per raggiungere il suo primo miliardo, così come l'amante di Kgalema Montlante. Portare alla luce fatti come questi sarà pressoché impossibile se il Tribunale d'appello per i media verrà realmente istituito.

I membri del South African National Editors Forum [10] (associazione di categoria dei giornalisti sudafricani), hanno reagito alla nuova proposta di legge creando una “Coalizione a favore della libertà di parola” con l'obiettivo di

(…) promuovere una campagna collettiva appoggiata da media, grandi aziende e gente comune, per sottolineare l'importanza della libertà d'espressione intesa come pilastro della democrazia e non solo come problema che riguarda i media.

Ma diamo ora un'occhiata al rovescio della medaglia. L'ex-presidente sudafricano Thabo Mbeki [11] [it] una volta ha detto:

Noi africani possiamo e dobbiamo approfittare delle critiche, ma chiediamo che siano basate su informazioni accurate e che vengano adeguatamente contestualizzate.

Qualcuno direbbe anche che i media sudafricani hanno le proprie colpe nel non riportare le notizie in modo accurato ed equo. Come ha scitto il First Post [12],

Formazione professionale inadeguata e inesperienza sono problemi endemici [al giornalismo sudafricano] che chiaramente finiscono per compromettere gli standard giornalistici. Negli articoli, troppo spesso la verità è sostituita da accuse infondate e informazioni imprecise, come hanno riconosciuto gli stessi redattori.

Il blogger Siyabonga Ntshingila [13] sostiene che i media sudafricani sono i peggiori nemici di se stessi:

Prendete un giornale qualsiasi e leggete gli articoli su questo tema: sono farciti di isterismi apocalittici sull'intenzione da parte del Congresso di trasportare ogni singolo giornalista del paese a Robben Island [14] [it]  bendato e incatenato: un'analisi da quattro soldi, allarmista e che fa disinformazione.

Rimane da vedere se la proposta di legge sulla “protezione dell'informazione” verrà approvata e trasformata in legge. Questo capitolo della storia del Sudafrica sarà comunque senza dubbio utile nel testare la forza della sua Costituzione e la reattività dei suoi cittadini. Vi lascio ora con l'opinione di Zapiro [15] [famoso vignettista sudafricano] al riguardo:

Vignetta di Zapiro

Vignetta di Zapiro