Sin dal suo esordio nel settembre 2006, Nichane [2] [en] è divenuto il settimanale in lingua araba più popolare del Paese, con pagine piene di articoli su argomenti tabù, al pari della francofona TelQuel [3] [fr], appartenente al medesimo gruppo editoriale. In quanto unico settimanale pubblicato nel dialetto arabo locale, il darija, Nichane aveva conquistato una sua nicchia nella crescente industria editoriale, affrontando gli argomenti da un punto di vista generalmente riservato alle numerose pubblicazioni francesi presenti nel Paese.
Nichane ha dovuto affrontare vari problemi sin dall'inizio. Dopo appena quattro mesi dal lancio, il giornale è stato colpito da una sospensione di due mesi [4] [en] e il suo redattore capo, Driss Ksikes, insieme al giornalista Sana El-Aji, furono multati e condannati a tre anni, con sospensione della pena, per aver pubblicato un servizio sulle più popolari barzellette marocchine. Nel 2009 la polizia marocchina distrusse 100.000 copie [5] [fr] del settimanale come ritorsione per aver pubblicato un sondaggio non autorizzato sul Re Mohammed VI. Oggi, a seguito del lungo boicottaggio pubblicitario dell’ONA Holding Group, controllato della famiglia reale, Nichane è costretta a chiudere i battenti, non potendo rimanere a galla senza inserzioni.
In generale, in questi anni i blogger marocchini hanno mostrato solidarietà/a> [en] con Nichane, anche quelli meno favorevoli alla linea della rivista ma comunque sostenitori della libertà di parola. Nel 2009, la campagna “Je Suis 9% [6]” (“Io sto con il 9%”) [fr] riuscì a raggiungere la stampa internazionale: con quell'azione i blogger protestavano contro il sequestro di Nichane e TelQuel. E oggi sono parecchi i blogger a lamentare la chiusura della rivista.
Issandr El Amrani, di The Arabist, esprime concerto [7] [en] sulle circostanze della chiusura:
È sconvolgente notare che il regime marocchino, che nello scorso decennio puntava così tanto sull'immagine di democratizzazione sia in patria che all'estero, si sta comportando in maniera così aggressiva contro una testata indipendente. La contemporanea diffusione di altre testate solo apparentemente indipendenti come Actuel e Le Temps, così come l'addomesticamento di Rachidi Nini e del suo (bisogna dirlo, orribile) al-Massae, sta portando a uno scenario mediatica soporifero e appiattito, là dove prima c'era molta vivacità. Ma la posta in gioco può essere ben più alta della mera libertà di stampa: la chiusura delle riviste sembra più la diretta conseguenza dell'appetito insaziabile della monarchia a livello imprenditoriale.
Più avanti lo stesso blogger aggiunge:
È già una brutta situazione essere uno Stato senza libertà di stampa, ma ancor peggio è essere un Paese in cui non c'è trasparenza in ambito economico e dove la popolazione è stritolata dai monopoli artificiali. Nel caso di Nichane, compaiono entrambe le situazioni.
Su Bahmut, Kacem El Ghazzali si interroga sulla logica [8] [ar] che porta alla chiusura di una rivista così popolare:
“Nichane” è la prima rivistamarocchina diretta alle minoranze, interessata alle loro questioni e che ne trasmette il punto di vista tramite audaci inchieste. Opera in un ambiente negativo prodotto da uno status quo illetterato e schizofrenico. Oggi “Nichane” è stato sepolta e non comparirà più, vittima di un ostruzionismo pubblicitario che l'ha portata alla bancarotta. Non posso accettarlo! “Nichane” è una delle riviste più vendute, come può fallire?
Il popolare blogger Larbioffre [9] [fr] un dettagliato resoconto della censura e delle vessazioni perpetrate da polizia e magistratura ai danni dei proprietari delle testate indipendenti:
Doucement, et assez intelligemment, le paysage de la presse écrite s’est métamorphosé ces deux dernières années. Le pouvoir a diversifié ses méthodes de prise de contrôle, direct et indirect, de la presse écrite au Maroc, si bien qu’aujourd’hui personne n’attends plus la sortie des hebdos le week-end et leurs dossiers qui, il n’y a pas si longtemps, pimentaient la vie politique marocaine.
Au fil des années, le pouvoir s’est constitué une panoplie riche d’outils pour museler la presse écrite et la garder sous contrôle.
Nel forum C.J.D.M. (“Cercle des Jeunes Débiles Marocains”, ovvero “Circolo dei Giovani Stupidi Marocchini”), il blogger aboulahab [10] riporta la “lettera” satirica [11] [fr] di un importante esponente del Makhzen [12] [en] (élite al potere in Marocco). Eccone un estratto:
Vous comprenez maintenant les raisons de ma joie. Nous avons réussi en dix ans à faire taire à peu près toutes les voix dissidentes de ce pays. Nous avons diversifié nos actions, procès, saisies illégales, intimidations … Nous avons monté les journalistes les uns contres les autres. Vous vous rendez compte, dans une profession souvent accusée de corporatisme primaire, rares sont les journalistes qui soutiennent leurs collègues quand ils subissent une injustice. N’est ce pas le plus beau pays du monde ? Vous m’en voyez heureux.
Non tutti i blogger vedono la faccenda così in bianco e nero. Xoussef ammette senza problemi di non essere “un fan sfegatato” della rivista e aspetta di vedere [13] [en] cosa accadrà ora:
Quello che mi infastidisce sono le lamentele. Non da parte dei seguaci di Nichane, ma di quelli che commentano qui e la la situazione. È fastidioso, vorrei dire loro che non è affatto una sorpresa, se non altro è il riconoscimento della voce di Nichane. Vorrei dire loro di farla finita e di passare ad altro, ma questo serve a poco, perché, stranamente, non è la gente di Nichane a lamentarsi, e ciò aumenta il rispetto nei loro confronti.
D'altra parte, l'altra stampa araba “indipendente” è impegnata in una divertente quanto patetica zuffa in cui si schiaffeggiano, si graffiano, si strappano i capelli e lacerano i vestiti a vicenda per le acquisizioni e le fusioni mancate.
Qualcuno si chiede ancora perché in questo benedetto Paese i giornali non vendono?
Mentre Sumayya di Reading Morocco riconosce che la sua squadra di blogger è “troppo ‘conservatrice’ per piangere la morte di Nichane” ma sostiene [14] [en] che, malgrado ciò, “siamo veramente dispiaciuti per la continua perdita di libertà nel dibattito pubblico e la continua polarizzazione di tutte le ‘parti’.”
La Blogoma [15] [en] continua intanto a piangere la perdita di Nichane su Twitter [16] [fr/ar].