Per certi versi si può dire che il Gay Pride tenutosi a Belgrado il 10 ottobre scorso abbia messo in evidenza al contempo il lato migliore e quello peggiore della società serba. La polizia ha dovuto affrontare circa seimila facinorosi che, in maniera ben organizzata, hanno invaso il centro città causando danni per almeno un milione di euro, mentre le forze democratiche hanno salutato l'evento come una grande mobilitazione in difesa della libertà d’espressione e d’associazione, garantite dalla legge.
Come riportato dal Macedonia Gay Blog-Magazine [mkd], almeno la manifestazione ufficiale è stata un successo:
… Il secondo Gay Pride si è svolto a Belgrado con la partecipazione di oltre un milione di persone. L'evento è stato un successo perché si è svolto in maniera pacifica, sotto lo stretto controllo della polizia… [Al termine della manifestazione] circa 6.000 teppisti hanno usato il Gay Pride come scusa per danneggiare edifici, rubare nei negozi e distruggere alcune infrastrutture pubbliche.
La sfilata è iniziata a mezzogiorno, ma la tensione ha cominciato a salire già dalle 10. La rabbia dei teppisti è culminata dopo le 13. Hanno bruciato l'ingresso della sede del Partito Democratico al governo. A un certo punto, dopo che i rivoltosi avevano violato il cordone di polizia, è dovuta intervenire un’unità anti-terrorismo. Un autobus pubblico è stato bruciato, un tram attaccato … I teppisti non sono comunque riusciti ad aggredire direttamente i manifestanti.
Il presidente serbo Boris Tadić ha condannato le violenze e annunciato l’arresto indiscriminato degli autori degli atti di violenza. Secondo il Presidente, un attacco contro la polizia equivale a un attacco allo Stato, e questo è pronto ad affrontare i vandali che mettono in pericolo la sicurezza dei cittadini. Tadić ha rimarcato inoltre che la Serbia tuela i diritti di tutti i cittadini indipendentemente dalle loro differenze.
Per l'intera giornata, le testate d'informazione hanno ripetuto che oltre il 60% dei rivoltosi arrestati non erano persone del posto, ma erano state reclutate e portate a Belgrado da altri luoghi della Serbia. I cronisti si sono lamentati degli attuali livelli di odio incontrollato diffuso tra i giovani e hanno evocato, o apertamente accusato, le forze nazionaliste reazionarie di aver messo in piedi delle unità paramilitari reclutate tra i teppisti degli stadi durante il regime di Milošević. In totale [en] circa 140 persone sono rimaste ferite, per lo più poliziotti, e le forze dell’ordine hanno arrestato oltre 200 sospetti.
L'eroe del giorno [srp] sui social media è stato il poliziotto ventiseienne Saša Čordić, filmato mentre gridava a un rivoltoso: “Come osi devastare la mia Belgrado! Vai all’inferno!”
Il video è stato immediatamente rilanciato online, registrando centinaia di migliaia di visite. Inoltre una pagina di Facebook [srp] ha rapidamente guadagnato diverse migliaia di fan.
Un altro successo è stata la rubrica “Open your mind!” della star turbo-folk Jelena Karleusa [en], diffusa innanzitutto dagli utenti di Twitter come Slobodan Markovic, che l’ha descritta [srp] come “brutale”.
Nella rubrica [srp], lodata su Facebook dalle forze liberali che di solito considerano il turbo-folk un genere reazionario, la cantante si chiede quando “i serbi fermeranno la manciata di escrementi umani che continua a dare un’immagine del popolo come stupido e selvaggio”. Jelena parla poi apertamente della sua lotta contro l'atteggiamento omofobo del marito calciatore [en], auto-proclamatosi tipico macho serbo, mettendo in evidenza l'ipocrisia e i doppi standard in materia di rapporti eterosessuali e omosessuali — così come il rifiuto di continuare a prendere parte ad atti sessuali considerati “innaturali “dai tradizionalisti, ma che le vengono richiesti all’interno del matrimonio.