Conflitto alla frontiera tra Costa Rica e Nicaragua

Quella che era iniziata come una semplice operazione di dragaggio del fiume San Juan [es, come gli altri eccetto dove diversamente indicato], frontiera naturale tra Costa Rica e Nicaragua, sembra portare verso un aperto confronto diplomatico e finanche militare.

Fiume San Juan

Fiume San Juan, foto di Guillermo A. Durán, ripresa da Flickr con licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-No Derivatives 2.0

Il governo nicaraguense ha deciso di avviare la pulizia del fiume San Juan, al fine di facilitare la navigazione per barche di grandi dimensioni. Fino ad oggi non c’era stato alcun problema, perché il fiume rientra nel territorio nicaraguense. Ma stavolta, pochi giorni dopo aver iniziato i lavori, il governo del Costa Rica si è reso conto che i materiali presi dal fiume venivano depositati nel proprio territorio. Dopo la richiesta di spiegazioni da parte del governo costaricano, il Nicaragua ha ammesso che si trattava di un errore e ha dichiarato che non si sarebbe ripetuto; ma era solo l'inizio del contenzioso.

Nell’edizione del Primo novembre, il quotidiano costaricano La Nación titolava: “Il Governo conferma: incursione dell'esercito del Nicaragua nel territorio nazionale”:

El Gobierno confirmó esta tarde la incursión de tropas del Ejército de Nicaragua en territorio costarricense, específicamente en la Isla Calero, ubicada en la zona fronteriza, en la desembocadura de los ríos San Juan y Colorado.

“Esto es una lesión a la soberanía nacional, no se puede interpretar de otra manera,” [Ministro de Seguridad José María Tijerino.]

Il governo ha confermato questo pomeriggio l'incursione di truppe dell'esercito del Nicaragua nel territorio costaricano, in particolare nell’Isola Calero, zona di confine alla foce del fiume San Juan, nei pressi di Colorado.

“Si tratta di una violazione della sovranità nazionale, non vi è altra interpretazione possibile” [Ministro dell’Interno, José Maréa Tijerino.]

Questo il motivo per cui Costa Rica ha subito convocato il Consiglio permanente dell’Organizzazione degli Stati Americani [it], dove esporrà le prove, incluse fotografie, video e testimonianze di residenti. Il Ministro Tijerino ha anche affermato:

“Costa Rica, que no tiene ejercito, confía en los canales diplomáticos para evitar una confrontación que solo agravaría la situación.”

“Il Costa Rica, che non ha un proprio esercito, farà ricorso alle vie diplomatiche per evitare un confronto che potrà soltanto peggiorare la situazione”.

L'inconveniente diplomatico potrebbe anche aggravarsi, innescando un problema legato all’immigrazione. In Costa Rica vivono infatti quasi 600mila nicaraguensi, la maggior parte privi di documenti, e non è un segreto che la xenofobia sia un sentimento diffuso, che potrebbe anche dilagare sull'onda del contenzioso politico.

Sul blog La Suiza Centroamericana, Cornito Dean scrive:

Cualquier otro país latinoamericano que hubiera sufrido la violación de su territorio, ya estaría en estado de guerra con su vecino. Y eso exactamente es lo que quiere Daniel Ortega, que siempre que tiene un problema interno, busca como desviar la atención del público creando un conflicto externo artificial.

Un Paese latinoamericano che ha subìto la violazione del suo territorio si troverebbe in guerra con il vicino. E questo è esattamente ciò che vuole Daniel Ortega [Presidente del Nicaragua]: ogni volta che c'è un problema interno cerca di distogliere l'attenzione pubblica creando un conflitto esterno artificiale.

Secondo le osservazioni di vari blogger, i costaricani sono ormai abituati a considerare questa dinamica politica come una situazione del tutto normale. Infatti è opinione diffusa che se il Nicaragua è in campagna elettorale si cerchi di spostare l'attenzione verso altri problemi per non affrontare le questioni interne, e di questo modo non togliere voti al governo in carica. A questo proposito, su El infierno en Costa Rica si legge:

Una de las tradiciones más arraigadas en la cultura política nicaragüense en las últimas décadas, es que cuando se acercan las elecciones, se debe provocar un diferendo con Costa Rica, preferiblemente por el Río San Juan; lo anterior con la finalidad de limpiar la imagen del gobernante de turno, llena de corrupción, incapacidad para solucionar los problemas, entre otros [..]

Una delle tradizioni più radicate della cultura politica nicaraguense negli ultimi decenni è che quando si avvicinano le elezioni, si deve produrre un conflitto con Costa Rica, preferibilmente per il fiume San Juan, soprattutto per pulire l'immagine del governo, travolto dalla corruzione, dall’incapacità di risolvere i problemi, ecc [..]

Secondo parecchi blogger, questo è il momento della chiarezza e della serietà nelle decisioni, per fare in modo che la situazione non precipiti, data anche l'importanza della cooperazione reciproca tra i due Paesi. Costa Rica e Nicaragua sono partner commerciali e i problemi politici rendono più difficili le esportazioni per entrambe le parti, e la stessa occupazione ne può risentire.

Su Ciencia Ficción con Julio Córdoba si aggiunge:

Como representante de nuestro país el ministro debe promover como valor superior la paz y el Derecho como única herramienta para resolver el conflicto y dejar a otros la promoción de la guerra, valor que no forma parte del sentir costarricense.

Come rappresentante del Paese, il nostro Ministro deve promuovere la pace come valore supremo e lo Stato di Diritto come l'unico strumento per risolvere il conflitto e lasciare ad altri la volontà della guerra, un valore che non fa parte della tradizione del Costa Rica.

La sensazione generale in Costa Rica, che dal 1948 è l'unico Paese privo di un esercito, è chiara: la scelta di un conflitto armato contro Nicaragua non è una opzione plausibile, dal momento che Costa Rica non ha nemmeno i mezzi con cui combattere.

H3dicho aggiunge:

Los gobernantes Nicas son los más trogloditas de la región, y con tal de desviar la atención de sus problemas internos, no les importa poner en riesgo vidas de costarricenses y nicaragüenses. […]

Dichosamente nunca es tarde, y ante una nueva incursión del ejercito nicaragüense a nuestra frontera, nuestro gobierno solicita la intervención de la OEA, como país de paz que somos. […]

A las autoridades nicas las debemos enfrentar con firmeza real, sin dar un paso atrás, pero con diplomacia, nunca con las armas contra un país hermano.

I governanti Nicas [nicaraguensi] sono i più stupidi della regione, e per distogliere l'attenzione dai loro problemi interni, non gli importa mettere in pericolo la vita dei costaricani e degli stessi nicaraguensi. […]

Fortunatamente non è mai troppo tardi, e prima che un nuovo esercito nicaraguense entrasse nei nostri territori, il nostro governo, dimostrando di essere un Paese che cerca solo la pace, ha chiesto l'intervento dell'OEA[…]

Dobbiamo affrontare le autorità nicaraguensi con fermezza, senza fare un passo indietro, ma attraverso la via diplomatica e mai con le armi, dato che Nicaragua è un Paese fratello.

Perché una situazione come questa non deteriori le relazioni commerciali per entrambi i Paesi, e affinché non coinvolga in maniera negativa i nicaraguensi che vivono in Costa Rica, le autorità si sono rivolte agli organismi internazionali per risolvere il conflitto nel miglior modo possibile. Dean Córnito in La Suiza Centroamericana segnala:

Con todo y todo, es mejor tolerar una violación de nuestra soberanía por algunas semanas hasta que el sistema interamericano de defensa mutua se mueva a favor de Costa Rica, que lanzarnos a una guerra sinsentido e innecesaria para nosotros. Nuestras autoridades tienen mucha razón al proceder con cautela.

Tutto sommato, è meglio tollerare una violazione della nostra sovranità per alcune settimane fino a che il sistema interamericano di difesa si muova a favore della Costa Rica, che lanciarsi in una guerra insensata e inutile. Le nostre autorità dimostrano saggezza procedendo con cautela.

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