Guatemala: l'accesso agli archivi risolve un caso di sparizione del 1984, reo l'apparato governativo

Foto di Rudy Girón - Antiguadailyphoto.com

Foto di Rudy Girón – Antiguadailyphoto.com, con licenza Creative Commons BY-NC-SA

L'accesso alle informazioni assume un ruolo importante nelle società in transizione e in situazioni di post-conflitto. Pertanto, verbali e archivi ufficiali stanno diventando un'arma contro l'impunità perché forniscono le prove necessarie a perseguire i colpevoli di gravi delitti. In Guatemala l'accesso ad archivi e banche dati ha contribuito a far luce su un caso emblematico [en, come tutti gli altri link eccetto ove diversamente indicato] relativo alla sparizione di una persona, e annesse situazioni finora irrisolte.

Edgar Fernando García, 26 anni, era studente d'ingegneria, sindacalista e membro del Partito clandestino Guatemalteco dei Lavoratori (PGT), quando viene sequestrato dagli agenti di polizia in una strada di Città del Guatemala e sparisce per sempre — lasciando sole la giovane moglie, Nineth Montenegro de García, e la figlia di 18 mesi. Era il 18 febbraio 1984.

Così inizia il racconto della scomparsa nelle pagine dell’Archivio di Sicurezza Nazionale, dove Kate Doyle riporta la sua esperienza come esperta nel processo a carico dei responsabili della sparizione di Garcia.

Davanti alla Corte Penale guatemalteca, Kate ha fondato la sua testimonianza su documenti finalmente messi a disposizione dal governo statunitense e redatti dal Dipartimento di Stato e dall'ambasciata statunitense in Guatemala al momento della scomparsa di García. Tali documenti descrivono una campagna di rapimenti e uccisioni ai danni di attivisti sindacali e rappresentanti studenteschi legati all'opposizione, pianificata dal governo guatemalteco di allora.

Questa scoperta è stata possibile grazie al Freedom of Information Act, che ha permesso l'accesso alle informazioni in mano al governo Usa, e al contempo al lavoro straordinario svolto da parte di esperti specializzati nell'interpretazione di tali documenti, riuscendo così a mettere insieme i pezzi del puzzle per ricostruire l'intera strategia del governo guatemalteco. Azzeccato quindi il titolo del realtivo articolo su The Witness: “L'archivista può diventare il cuore della responsabilità e della giustizia.” In effetti gli archivi della Polizia hanno permesso l'arresto dei responsabili, poi giudicati colpevoli e condannati a 40 anni di carcere.

Sempre su The Witness, si mette in evidenza il crescente utilizzo di materiale di archivio come prova delle violazioni dei diritti umani. Mentre cresce tra i cittadini la consapevolezza che i governi nazionali abbiamo l'obbligo assoluto di garantire accessibilità e trasparenza:

Il lavoro di Kate al caso García è un esempio concreto della sua posizione: gli archivisti possono giocare un ruolo attivo nella costruzione del cambiamento. Quando i poliziotti hanno sequestrato García, non è stata commessa solo una grave violazione dei diritti umani, bensì l'ulteriore violazione del diritto della moglie a ricevere informazioni sul caso. Per anni ha supplicato per avere qualche notizia, dalle chiese agli obitori, dai cimiteri al Capo di Stato. Kate ha dichiarato che “il silenzio dello Stato è uno dei reati più gravi.”

Anche i database hanno svolto un ruolo importante nelle indagini, soprattutto grazie al sostegno del'organizzazione per i diritti umani Benetech, come si legge nel loro blog:

Il Benetech Human Rights Program utilizza metodi informatici d'avanguardia e analisi statistiche per fornire prove oggettive sulle violazioni dei diritti umani. I dati scientificamente comprovati delle nostre ricerche servono come un potente strumento per combattere l'impunità e perseguire i responsabili dei crimini commessi. Daniel Guzmán ha presentato la testimonianza di un esperto legale. Tale testimonianza ha aiutato i giudici del caso a fugare ogni plausibile dubbio sull'autenticità e l'affidabilità dei documenti. È riuscito a dimostrare la coerenza della documentazione sia nella struttura che nel contenuto generale, con rispetto a molti altri documenti dell'archivio scelti in maniera arbitraria. Ha constatato la ripetizione schematica degli stessi dati, e sostiene sia probabile che i funzionari di polizia fossero al corrente dei 667 documenti relativi a García. Guzmán ha elaborato delle stime statistiche per individuare quali unità della polizia avessero avuto accesso a quali documenti, trovando prove evidenti di comunicazioni tra l'esercito e la polizia.

La famiglia di Fernando, che sta lottando da 26 anni per ottenere giustizia, ha attivato il blog, casofernandogarcia.org/ dove condivide con il mondo – sia in inglese che in spagnolo – tutti gli sviluppi del processo. Nel blog si trova la dichiarazione ufficiale di Alejandra García alla chiusura del processo del padre. Eccone un estratto:

Non cerco vendetta, né l'avrebbe voluta mio padre, ma cerco la verità: voglio sapere dove è stato rapito, voglio sapere perché non è stato formalmente accusato, voglio sapere chi ha dato l'ordine, voglio sapere dove è stato preso e a chi è stato consegnato, voglio sapere cosa gli è successo. Il mio cuore non ha pace senza la verità, per quanto dura possa essere. La verità guarisce sempre l'anima.

Le norme di diritto umanitario internazionale affermano il diritto dei familiari degli scomparsi ad essere informate sui fatti, e le parti in causa hanno la responsabilità di cercare i desaparecidos e di agevolare le indagini intraprese dalle famiglie stesse. Oggi, le nuove tecnologie e i nuovi strumenti legislativi che permettono l'accesso alle informazioni possono contribuire ad onorare tali obblighi e ad aiutare le famiglie a creare una memoria condivisa da tramandare alle future generazioni. Solo mantenendo vivo e accessibile a tutti il ricordo di un passato violento si potrà imparare la lezione della storia.

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