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Iran: sotto processo il più giovane blogger mai detenuto

Categorie: Medio Oriente & Nord Africa, Iran, Citizen Media, Cyber-attivismo, Diritti umani, Governance, Libertà d'espressione, Politica, Protesta

Il governo iraniano, notoriamente assai attivo nella repressione dei netizen, ha stabilito anche numerosi primati: dal primo blogger arrestato della storia, al primo blogger morto [1]in carcere. Sfortunatamente, adesso può vantare un nuovo record nella lista delle sue azioni repressive: il più giovane blogger incarcerato e processato.

Reporter senza frontiere (RSF) segnala [2][en, come gli altri link eccetto ove diversamente indicato] che il diciottenne Navid Mohebbi, il più giovane blogger al mondo ad essere arrestato, è attualmente processato a porte chiuse davanti al Tribunale rivoluzionario della città settentrionale di Amol. Il suo difensore non può assistere al processo, iniziato il 14 novembre. Secondo RSF, Mohebbi è stato accusato di “attività contro la sicurezza nazionale” e “di offese contro il fondatore e attuale leader della Repubblica Islamica (…)  su testate straniere.”

Secondo Change for Equality, sito a sostegno dei diritti delle donne, oltre 250 blogger [3] e attivisti hanno sottoscritto una petizione per il rilascio immediato e incondizionato di Navid Mohebbi.

Sul blog il giovane Navid racconta la sua vita e le sue idee [4] [fa]. Nel 2009 parlava delle attività sportive, della vita scolastica e di una piccola operazione chirurgica subita al naso. Spiegava come lui e i suoi amici avessero studiato con impegno per superare gli esami di ammissione all’università e segnalava le sue letture: libri sulla disobbedienza civile, la democrazia e “Il Secondo Sesso” [5] di Simone de Beauvoir.

È stato accettato per studiare scienze politiche presso l’Università di Azad a Tehran. Ora viene detenuto nel carcere della città di Sari.

A marzo 2009, Navid scriveva [6] [fa]:

…i servizi segreti di Amol hanno chiamato mio padre per minacciarmi. Queste pressioni sono illegali. Le forze di sicurezza di tutti i Paesi dovrebbero proteggere i cittadini, ma qui stanno facendo esattamente il contrario.

In un post pubblicato lo scorso inverno, Navid spiegava di essere stato arrestato per strada senza motivo. Venne rilasciato un paio d’ore più in là, solo dopo aver consegnato il suo indirizzo e-mail e rivelato la password del suo blog. Gli fu anche intimato di presentarsi per un interrogatorio in qualsiasi momento lo avessero chiamato.

Ancora dal suo blog [7] [fa]:

La legge è quello che il tuo interrogatore decide che sia. La sentenza finale dipende dal Ministero dei servizi segreti piuttosto che dal sistema giudiziario nazionale… Poi sono tornato a casa, chiedendomi quando le cose potranno cambiare.

Purtroppo la risposta alla domanda di Navid è: non così presto.

L’Iran ha una lunga storia di persecuzione contro i blogger, in diverse occasioni condannati [8] a parecchi anni di prigione e in un caso anche alla fustigazione [9].

Per saperne di più, si può visitare la pagina dedicata all’Iran su Threatened Voices [10].