“Riprendiamoci la tecnologia”: campagna online contro la violenza sulle donne

Take Back the Tech!

La campagna collaborativa globale Take Back the Tech! [Riprendiamoci la tecnologia] [en, come gli altri link se non diversamente indicato] è iniziata il 25 novembre, data in cui si celebra la Giornata Internazionale contro la violenza verso le donne. Le nuove tecnologie di comunicazione vengono usate in molti modi contro le donne e le giovani di tutto il mondo. É essenziale, quindi, che diventino strumenti di cambiamento e trasformazione invece che mezzi di controllo e isolamento. E questo è proprio uno degli obiettivi di Take Back the Tech!

Take Back the Tech! (su Twitter @takebackthetech, attraverso il tag #takebackthetech) prevede campagne di azione quotidiane durante le 16 Giornate di Attivismo Contro la Violenza di Genere (tutti gli anni tra il 25 novembre e il 10 dicembre). L’edizione di quest’anno punta a stimolare contributi che difendano il diritto delle donne alla libertà di espressione e di informazione. Dal 2006, anno in cui nasce la campagna creata dall’Association of Progressive Communications Women's Networking Support Program (APC WNSP), donne e uomini di oltre 30 Paesi hanno utilizzato le tecnologie dell’informazione e della comunicazione come Internet, telefonia mobile e radio, per documentare e combattere la violenza verso le donne.

Gli organizzatori di Take Back the Tech! hanno creato un bellissimo filmato sul rapporto fra donne, tecnologia e violenza, disponibile in spagnolo, francese e inglese:

Global Voices ha intervistato Erika Smith, coordinatrice delle comunicazioni per APC WNSP, sulle tematiche della campagna: la violenza sulle donne, i temi di genere [it] e tecnologia e la confluenza tra globale e locale.

Global Voices (GV)- Qual è l’obiettivo della campagna Take Back the Tech?

Erika Smith (ES)- La campagna Take Back the Tech! vuole eliminare la violenza sulle donne (VSD) utilizzando qualsiasi tecnologia disponibile per documentare, denunciare e cambiare la realtà dei soprusi e delle vessazioni che le donne subiscono in ogni angolo del mondo – violenza che oggi si trova anche, sempre più, in spazi online o tramite le tecnologie di informazione e comunicazione con mezzi digitali (ICT [it]). La campagna di quest'anno è incentrata sulla difesa del diritto femminile alla libertà d'espressione e di accesso all'informazione – diritti fondamentali per potersi muovere sicure in Rete e al di fuori, per trovare supporto e mobilitarsi contro la violenza. Le iniziative previste quotidianamente dalla campagna per ciascuno dei 16 giorni, dal 25 novembre al 10 dicembre, approfondiscono la conoscenza della VSD e la convergenza con le ICT e ci spingono a sperimentare la tecnologia in modi diversi.

La campagna rivolge un appello a tutti – dagli utenti internet abituali ai blogger, ai fanatici di computer, agli appassionati dei social network e agli sms-dipendenti per incanalare le energie e porre fine alla violenza sulle donne, per collegare un'azione diretta online con azioni a livello locale.

GV- Che peso ha una campagna globale tesa a fornire i mezzi e le capacità alle donne per utilizzare la tecnologia?

ES- La tecnologia in sé non dà capacità alle donne, sono le donne a emanciparsi quando sanno utilizzare e trasformare la tecnologia per rispondere alle proprie esigenze. Molte donne sono cresciute in contesti sociali dove la tecnologia è al di fuori della loro portata – stereotipi di genere, accesso e accessibilità hanno fatto sì che molte guardassero alla tecnologia come qualcosa che “non è per loro”. Mettere in discussione quello stereotipo e demistificare la tecnologia in quei contesti demolisce le congetture sulle donne che le donne stesse elaborano. In APC WNSP (APC Women) abbiamo visto che donne e tecnologia sono una miscela potente verso il cambiamento sociale con un potenziale di partecipazione-emancipazione femminile enorme. Semplicemente esaminando le tecnologie di informazione e comunicazione a disposizione della comunità molte donne hanno aperto gli occhi – appassionate di tecnologia o con nozioni limitate di ICT.

La violenza sulle donne troppo spesso viene vista e vissuta come un fatto privato, personale, intimo, un problema circoscritto e quindi invisibile. Ma è invece una pandemia globale, una minaccia alla salute pubblica mondiale e alla sicurezza, che le donne affrontano instancabilmente da decenni – localmente e globalmente. Per molti il 25 novembre è una giornata per fissare immagini e statistiche e la campagna di 16 giorni è nata grazie all’insistenza delle femministe di mantenere viva l’attenzione sulla VSD chiedendo soluzioni concrete. Take Back the Tech! affianca i 16 Giorni di Attivismo contro la Violenza di Genere a sostegno della crescita del movimento, per intensificare il collegamento delle iniziative e offrire consapevolezza su come la tecnologia stia cambiando il modo in cui le donne vivono la violenza e su come si mobilitano per contrastarla.

GV- Puoi fare degli esempi per chiarire alcuni legami fra genere e tecnologia?

ES- Ho già spiegato gli stereotipi di genere su donne e tecnologia più sopra, particolarmente evidenti nelle donne di una certa età che non sono cresciute nell’era del computer. Ma anche se questi preconcetti vengono abbattuti grazie al maggiore accesso all’ICT e alla diffusa presenza di questi strumenti nella nostra vita (e anche alla popolarità di cui gode oggi il mondo dell'informatica) le donne sono viste ancora come consumatrici e non fruitrici della tecnologia, e nel mondo del lavoro si concentrano in mansioni ICT di raccolta dati e servizi di call center.

Gli sviluppatori di software e hardware sono prevalentemente uomini. L’espansione dell’ICT sta permeando le nostre vite su molti fronti – dai momenti personali alle modalità in cui interagiamo con le istituzioni. Raramente ci fermiamo a riflettere su questi cambiamenti da un punto di vista sociale e di genere e non ci interroghiamo sulle implicazioni. Come si fa a stabilire la violenza sulle donne online? Qual è il danno reale nel cyber-stalking virtuale? Cosa c’è dietro il codice? Chi decide e finanzia le infrastrutture? Perché certi sviluppi che beneficiano di un accesso sociale e prioritario delle grandi imprese vengono ignorati? Le convenzioni sulla criminalità informatica sembrano enfatizzare la pirateria piuttosto che la tratta delle donne.

GV- In che modo Take Back the Tech collega il locale al globale?

ES- Ci sono attivisti a livello locale in oltre 30 Paesi che partecipano alle iniziative quotidiane della Campagna a titolo personale o collettivo, oppure scelgono di fare qualcosa di completamente diverso all’interno delle rispettive comunità per puntare i riflettori su VSD e ICT. Alcuni hanno organizzato dei corsi affinché le donne possano usare gli strumenti ICT per mobilitarsi ed esprimersi, ad esempio a Montevideo per imparare a costruire un blog, in Brasile per valutare produzioni video e audio per storie digitali, o in Argentina per creare poster che insegnano a usare software grafici. Altri scendono nelle strade, come a Johannesburg dove hanno intervistato la gente a proposito della violenza sulle donne documentando gli abusi o manifestando la protesta per chiedere soluzioni. In Congo le ragazze hanno creato dei CD informativi sulla violenza contro le donne e su come cercare aiuto, poi li hanno diffusi nei saloni di bellezza all'interno delle comunità accendendo il dibattito fra il personale femminile e le clienti. In Quebec, gli attivisti hanno tenuto un discorso per sensibilizzare sul tema della violenza nei video game più popolari.

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