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“Riprendiamoci la tecnologia”: campagna online contro la violenza sulle donne

Categorie: Citizen Media, Cyber-attivismo, Diritti umani, Donne & Genere, Libertà d'espressione, Tecnologia

Take Back the Tech! [1]

La campagna collaborativa globale Take Back the Tech! [2] [Riprendiamoci la tecnologia] [en, come gli altri link se non diversamente indicato] è iniziata il 25 novembre, data in cui si celebra la Giornata Internazionale contro la violenza verso le donne [3]. Le nuove tecnologie di comunicazione vengono usate in molti modi contro le donne e le giovani di tutto il mondo. É essenziale, quindi, che diventino strumenti di cambiamento e trasformazione invece che mezzi di controllo e isolamento. E questo è proprio uno degli obiettivi di Take Back the Tech!

Take Back the Tech! (su Twitter @takebackthetech, attraverso il tag #takebackthetech) prevede campagne di azione quotidiane durante le 16 Giornate di Attivismo Contro la Violenza di Genere (tutti gli anni tra il 25 novembre e il 10 dicembre). L’edizione di quest’anno punta a stimolare Association of Progressive Communications Women's Networking Support Program [4] (APC WNSP), donne e uomini di oltre 30 Paesi hanno utilizzato le tecnologie dell’informazione e della comunicazione come Internet, telefonia mobile e radio, per documentare e combattere la violenza verso le donne.

Gli organizzatori di Take Back the Tech! hanno creato un bellissimo filmato sul rapporto fra donne, tecnologia e violenza, disponibile in spagnolo [5], francese [6] e inglese [7]:

Global Voices ha intervistato Erika Smith [8], coordinatrice delle comunicazioni per APC WNSP, sulle tematiche della campagna: la violenza sulle donne, i temi di genere [it] e tecnologia e la confluenza tra globale e locale.

Global Voices (GV)- Qual è l’obiettivo della campagna Take Back the Tech?

Erika Smith (ES)- La campagna Take Back the Tech! vuole eliminare la violenza sulle donne (VSD) utilizzando qualsiasi tecnologia disponibile per documentare, denunciare e cambiare la realtà dei soprusi e delle vessazioni che le donne subiscono in ogni angolo del mondo – violenza che oggi si trova anche, sempre più, in spazi online o tramite le tecnologie di informazione e comunicazione con mezzi digitali (ICT [9] [it]). La campagna di quest'anno è incentrata sulla difesa del diritto femminile alla libertà d'espressione e di accesso all'informazione – diritti fondamentali per potersi muovere sicure in Rete e al di fuori, per trovare supporto e mobilitarsi contro la violenza. Le iniziative previste quotidianamente dalla campagna per ciascuno dei 16 giorni, dal 25 novembre al 10 dicembre, approfondiscono la conoscenza della VSD e la convergenza con le ICT e ci spingono a sperimentare la tecnologia in modi diversi.

La campagna rivolge un appello a tutti – dagli utenti internet abituali ai blogger, ai fanatici di computer, agli appassionati dei social network e agli sms-dipendenti per incanalare le energie e porre fine alla violenza sulle donne, per collegare un'azione diretta online con azioni a livello locale.

GV- Che peso ha una campagna globale tesa a fornire i mezzi e le capacità alle donne per utilizzare la tecnologia?

ES- La tecnologia in sé non dà capacità alle donne, sono le donne a emanciparsi quando sanno utilizzare e trasformare la tecnologia per rispondere alle proprie esigenze. Molte donne sono cresciute in contesti sociali dove la tecnologia è al di fuori della loro portata – stereotipi di genere, accesso e accessibilità hanno fatto sì che molte guardassero alla tecnologia come qualcosa che “non è per loro”. Mettere in discussione quello stereotipo e demistificare la tecnologia in quei contesti demolisce le congetture sulle donne che le donne stesse elaborano. In APC WNSP [10] (APC Women) abbiamo visto che donne e tecnologia sono una miscela potente verso il cambiamento sociale con un potenziale di partecipazione-emancipazione femminile enorme. Semplicemente esaminando le tecnologie di informazione e comunicazione a disposizione della comunità molte donne hanno aperto gli occhi – appassionate di tecnologia o con nozioni limitate di ICT.

La violenza sulle donne troppo spesso viene vista e vissuta come un fatto privato, personale, intimo, un problema circoscritto e quindi invisibile. Ma è invece una pandemia globale, una minaccia alla salute pubblica mondiale e alla sicurezza, che le donne affrontano instancabilmente da decenni – localmente e globalmente. Per molti il 25 novembre è una giornata per fissare immagini e statistiche e la campagna di 16 giorni è nata grazie all’insistenza delle femministe di mantenere viva l’attenzione sulla VSD chiedendo soluzioni concrete. Take Back the Tech! affianca i 16 Giorni di Attivismo contro la Violenza di Genere a sostegno della crescita del movimento, per intensificare il collegamento delle iniziative e offrire consapevolezza su come la tecnologia stia cambiando il modo in cui le donne vivono la violenza e su come si mobilitano per contrastarla.

GV- Puoi fare degli esempi per chiarire alcuni legami fra genere e tecnologia?

ES- Ho già spiegato gli stereotipi di genere su donne e tecnologia più sopra, particolarmente evidenti nelle donne di una certa età che non sono cresciute nell’era del computer. Ma anche se questi preconcetti vengono abbattuti grazie al maggiore accesso all’ICT e alla diffusa presenza di questi strumenti nella nostra vita (e anche alla popolarità di cui gode oggi il mondo dell'informatica) le donne sono viste ancora come consumatrici e non fruitrici della tecnologia, e nel mondo del lavoro si concentrano in mansioni ICT di raccolta dati e servizi di call center.

Gli sviluppatori di software e hardware sono prevalentemente uomini. L’espansione dell’ICT sta permeando le nostre vite su molti fronti – dai momenti personali alle modalità in cui interagiamo con le istituzioni. Raramente ci fermiamo a riflettere su questi cambiamenti da un punto di vista sociale e di genere e non ci interroghiamo sulle implicazioni. Come si fa a stabilire la violenza sulle donne online? Qual è il danno reale nel cyber-stalking virtuale? Cosa c’è dietro il codice? Chi decide e finanzia le infrastrutture? Perché certi sviluppi che beneficiano di un accesso sociale e prioritario delle grandi imprese vengono ignorati? Le convenzioni sulla criminalità informatica sembrano enfatizzare la pirateria piuttosto che la tratta delle donne.

GV- In che modo Take Back the Tech collega il locale al globale?

ES- Ci sono attivisti a livello locale in oltre 30 Paesi che partecipano alle iniziative quotidiane della Campagna a titolo personale o collettivo, oppure scelgono di fare qualcosa di completamente diverso all’interno delle rispettive comunità per puntare i riflettori su VSD e ICT. Alcuni hanno organizzato dei corsi affinché le donne possano usare gli strumenti ICT per mobilitarsi ed esprimersi, ad esempio a Montevideo per imparare a costruire un blog, in Brasile per valutare produzioni video e audio per storie digitali, o in Argentina per creare poster che insegnano a usare software grafici. Altri scendono nelle strade, come a Johannesburg dove hanno intervistato la gente a proposito della violenza sulle donne documentando gli abusi o manifestando la protesta per chiedere soluzioni. In Congo le ragazze hanno creato dei CD informativi sulla violenza contro le donne e su come cercare aiuto, poi li hanno diffusi nei saloni di bellezza all'interno delle comunità accendendo il dibattito fra il personale femminile e le clienti. In Quebec, gli attivisti hanno tenuto un discorso per sensibilizzare sul tema della violenza nei video game più popolari.