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Spagna: Wikileaks svela i retroscena della proposta di legge contro la neutralità del Web

Categorie: Europa occidentale, Spagna, Citizen Media, Cyber-attivismo, Politica, Tecnologia, Advox
Red neutral [1]

La neutralità del Web. Di Eneko/20minutos.es; foto di David Fraíz (daklein), rirepsa da Flickr con licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 2.0 Generic

Il tema della neutralità del Web [2] [it] è stato già affrontato in questa sede, soprattutto in riferimento alla Spagna [3] [es, come gli altri eccetto dove diversamente indicato]. Le cose si sono movimentate a partire dallo scorso settembre, quando la compagnia di telecomunicazioni Telefónica ha proposto alla Commissione del Mercato delle Telecomunicazioni spagnole di rimuovere la tariffa flat e di istituire tre tipi di servizi diversi in base alla qualità e all'utilizzo dei dati dell'utente.

A metà novembre è stata depositata al Senato spagnolo una “mozione che esortava il Governo a modificare la legislazione spagnola sulla Società dell'Informazione”, come riportato da El Pais [4]. L'obiettivo dichiarato era “garantire il rispetto del principio di neutralità della Web da parte dei fornitori [5] di telecomunicazioni operanti in Spagna”. Ma il voto del Senato non è andato come previsto [6], e per di più la mobilitazione del famoso blogger Enrique Dans e di altri attivisti che volevano spiegare e difendere il principio di neutralità del Web è stato contestato e descritto come “degradante” in una serie di eventi che lo stesso Dans racconta in questo post [7].

In seguito alla votazione del Senato, gli stessi attivisti hanno presentato un'altra mozione che però rientrava nella normativa comunitaria in materia (fatto che secondo Dans costituisce una semplice tattica dilatoria [8]). Nel contesto delle discussioni e delle negoziazioni su questa proposta è comparso anche un Manifesto per un Web Neutrale [9] sia nelle pagine del sito Red Neutral [10] che in molti altri blog. Ci sono anche molti altri post che illustrano cosa significhi una Web neutrale, come ad esempio quello di Alnair intitolato La neutralidad de las carreteras [11] [La neutralità delle strade] su GurusBlog o quello di Jesús Encinar dal sito Idealista.com. Quest'ultimo ha dichiarato [12]:

A muchos les gustaría tener controlado monopolísticamente internet en móviles y televisión y están haciendo todo lo que está en su mano para cambiar el marco regulatorio. La Red Neutral está siendo atacada en EE.UU. por las empresas que primero se beneficiaron de ella, desde Google a Apple pasando por Facebook. En España Telefónica está intentando crear un marco regulatorio favorable que le permita cobrar por todo lo que circula por la red.

Molti vorrebbero avere il monopolio sull’accesso a Internet attraverso cellulari e tv, e stanno facendo di tutto per cambiare il quadro normativo. Negli Stati Uniti, la neutralità del Web è sotto attacco da parte delle società che in un primo tempo ne avevano maggiormente beneficiato, come Google, Apple o Facebook. In Spagna, Telefónica sta cercando di creare un quadro normativo favorevole che le consenta di far pagare per tutto ciò che circola in Web.

Mentre Mariano Amartino di Denken Uber afferma che senza un Web neutrale non esisterebbe Wikileaks [13], Eduardo Arcos, del blog ALT1040 scrive le Tre cose che perderemmo se dovesse scomparire il principio di neutralità del Web [14]:

- Dejaríamos de poder acceder a cualquier sitio en internet a nuestro antojo.
– Dejaríamos de tener tanta libertad para emprender con un nuevo proyecto y ser exitosos.
– Perderíamos la libertad de información.

- Non avremmo più la possibilità di accedere liberamente ai siti Internet
– Non avremmo più la libertà di intraprendere un progetto nuovo e avere successo
– Perderemmo la libertà d’informazione.

Ma non sono solo i blogger ad aver fatto pressione: a questi si sono aggiunti anche gli imprenditori organizzati nell'Associazione Spagnola dell’Economia Digitale (Adigital), che riunisce più di 500 aziende. Questi ultimi si sono rivolti ai parlamentari [15] chiedendo un accordo affinché la legislazione spagnola “garantisca un uso aperto ed equo di Internet a tutti gli utenti, indipendentemente dallo scopo”. Il primo dicembre, alla fine, il Senato spagnolo ha approvato [16] la mozione. Ma secondo E. Dans questa non è “la fine, semmai è l'inizio [17]“:

Hemos conseguido, mediante una fortísima acción ciudadana directa a través de la red, contrarrestar la posición original expresada por el Gobierno en el documento remitido a la Comisión Europea sobre neutralidad de la red [18], echar abajo los frenéticos intentos de lobbying de algunas operadoras sobre los parlamentarios, sus partidos, el Ministerio y varios sitios más, y hemos conseguido un pronunciamiento unánime de la Cámara que hará muy, muy difícil que la votación se pueda dar en sentido contrario en el Congreso, por una evidente cuestión de coherencia.

Attraverso un’azione incisiva e diretta dei cittadini attraverso il Web, abbiamo potuto contrastare la proposta originale espressa dal Governo nella sua presentazione alla Commissione europea sulla neutralità del Web [18] e fermare i frenetici tentativi di lobbying di alcune imprese sui parlamentari e i loro partiti, come sullo stesso Ministero. Inoltre, abbiamo ottenuto una decisione unanime della Camera dei deputati che rende ora molto difficile un voto di senso opposto al Senato, non fosse altro che per un'ovvia questione di coerenza.

Tuttavia, la sensazione di soddisfazione è presto svanita quando, attraverso le rivelazioni di Wikileaks, sono emerse le pressioni degli Stati Uniti nei confronti di personalità spagnole di primo piano, come ministri, segretari di Stato, operatori come Telefónica e altri, affinché si adottasse la legge divenuta famosa come Sinde, così come l'esistenza di un piano per l'adozione in Spagna di una legge antipirateria [19]. Marilyn Gonzalo lo racconta indignata [20] in ALT1040:

Hace justamente un año, y como oposición a la Ley Sinde, se gestaba el Manifiesto en defensa de los derechos fundamentales en Internet [21] … que ocasionó que tras convocar la Ministra de Cultura a un grupo de internautas, el mismo presidente José Luis Rodríguez Zapatero tuviera que salir a declarar que no se iba a cerrar nada en la Red … A pesar de eso, la Ley Sinde siguió, y un año después sigue su tramitación en el parlamento. Nos preguntábamos por qué la Ministra y los políticos en general no nos escuchaban, si el lobby de los artistas tenía tanto poder como para que el gobierno desoyera tantas voces que habían firmado el manifiesto y ahora sabemos de dónde venían las presiones.

Un año después, venimos asistiendo a los esfuerzos por redefinir el concepto de la neutralidad de la red [22] por parte de grupos interesados en que ya no exista (situación ante la que se ha escrito también un Manifiesto por una Red Neutral [23], mientras la Disposición final Segunda de la discordia (la Ley Sinde) espera en el Congreso a las enmiendas parciales de los grupos parlamentarios. Un Senado califica de “factor externo degradante” [24] a un ciudadano que manifiesta su opinión (compartida por muchos otros) mientras su gobierno acepta presiones de un país extranjero para aprobar una ley. Y pensábamos que estas cosas ocurrían en países subdesarrollados y corruptos. Hoy, España, te me caes de vergüenza.

Esattamente un anno fa, in opposizione alla legge Sinde è stato creato il Manifesto in difesa dei diritti fondamentali su Internet [21]. Grazia a quel manifesto, dopo che il ministro della Cultura ha convocato un gruppo di internauti, lo stesso presidente José Luis Rodríguez Zapatero è stato costretto a dichiarare pubblicamente che non sarebbe stato censurato alcun sito o blog… Nonostante tutto, la legge Sinde è sopravvissuta, e un anno dopo continua a seguire il suo iter parlamentare. Ci chiedevamo perché il Primo Ministro e i politici in generale non ci ascoltassero, benché tante persone avessero firmato il manifesto: ora sappiamo da dove venivano le pressioni.

Un anno dopo, abbiamo assistito ai tentativi di ridefinizione del concetto di neutralità del Web [22] da parte di gruppi che hanno interesse a farla scomparire (situazione che ha fatto sì che si scrivesse anche un Manifesto per un Web neutrale [23]), mentre la Seconda Disposizione della contesa (la legge Sinde) sta aspettando nel Congresso gli emendamenti di modifica dei gruppi parlamentari. Un Senato che definisce “fattore esterno degradante” [24] un cittadino che esprime la sua opinione (condivisa da molti altri), mentre il suo Governo accetta le pressioni di un Paese straniero per approvare una legge. E pensavamo che queste cose succedessero in Paesi sottosviluppati e corrotti. Oggi, Spagna, dovresti vergognarti!

Visto che il numero dei cablogrammi diplomatici pubblicati da Wilkileaks sulla Spagna non è ancora completo, si attendono altre rivelazioni a questo proposito. Nel frattempo, i blogger e gli attivisti spagnoli sono determinati a non abbassare la guardia. In chiusura, segnalo il video di Simon Hergueta [25] “Sognano i bits Reti neutrali?” .

L'immagine [26] all'inizio di questo post è dell'utente Flickr David Fraiz [27].

Questo post è un adattamento per GV dell’originale [28] pubblicato in Globalizado.