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Dichiarazione d'amore alla lingua portoghese, nella sua molteplicità di varianti

Categorie: Africa sub-sahariana, America Latina, Asia orientale, Europa occidentale, Angola, Brasile, Capo Verde, East Timor, Guinea-Bissau, Mozambico, Portogallo, Sao Tome & Principe, Arte & Cultura, Citizen Media, Letteratura, Linguaggi

La lingua portoghese [1] [it], parlata da più di 200 milioni di persone in tutto il mondo, è molto spesso definita come “patria” o “matria” del mondo lusofono. Oggi, 21 febbraio, si celebra la Giornata Internazionale della Lingua Madre [2][it], istituita  dall'UNESCO nel 1999. Con un tributo alla lusofonia in tutta la sua diversità linguistica e culturale, invitiamo, in questo articolo, a navigare attraverso le riflessioni di utenti internet  lusofoni, suscitate dalla lettura del primo romanzo dedicato alla lingua portoghese  [3][pt, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione], Milagrário Pessoal, opera più recente dell'autore angolano José Eduardo Agualusa [4][it].

Il titolo dell'articolo è stato tratto dal blog Mértola, in una citazione di Milagrário Pessoal, da parte di Carlos Viegas:

uma declaração de amor à língua portuguesa, na sua multiplicidade de falares (…) uma viagem pela história da nossa língua, pelos locais e culturas que alimentaram a sua enorme riqueza.

 “una dichiarazione d'amore alla lingua portoghese, nella sua molteplicità di varianti (…) un viaggio attraverso la storia della nostra lingua, dei luoghi e delle culture che hanno alimentato la sua enorme ricchezza.”

Foto: Lu Freitas no Flickr. CC BY-NC-SA 2.0 [5]

Foto: Manu Magalhães. CC BY-NC-SA 2.0

Il portoghese è lingua ufficiale di otto paesi, Angola, Brasile, Capo Verde, Guinea Bissau, Mozambico, Portogallo, São Tomé e Príncipe e Timor Est, e di quattro continenti, Africa, America, Asia ed Europa. La lingua attraversa così uno spazio discontinuo lungo una vasta area del globo terrestre (7,2% della superifcie terrestre [6]), racchiudendo realtà estremamente diverse che si riflettono nella molteplicità delle varianti. È anche la quinta lingua più parlata su internet [7][en], secondo Internet World Stats [7][en], con circa 82,5 milioni di utenti.

Morto a giugno 2010, José Saramago, unico lusofono a vincere il premio Nobel per la Letteratura, diceva che “non esiste una lingua portoghese, esistono lingue in portoghese [8]“. Lo scrittore Agualusa, in una intervista [3]per il blog Porta-Livros, sostiene:

O português é uma construção conjunta de toda a gente que fala português e isso é que faz dele uma língua tão interessante, com tanta elegância, elasticidade e plasticidade.

Il portoghese è una costruzione congiunta di tutti quelli che  parlano portoghese e questo lo rende una lingua così interessante, con una tale eleganza, elasticità e plasticità.

Il romanzo, o “il saggio sul portoghese travestito da romanzo”, come il giornalista Pedro Mexia lo descrive in una critica intitolata Política da língua [9], narra una storia di amore e allo stesso tempo esplora processi di costruzione della lingua portoghese. Agualusa, sempre nell’ intervista di cui sopra, ammette di avere “molta pietà di alcune parole molto belle che si perdono, che  smettono di essere utilizzate” e condivide la necessità e “l'impegno a non lasciare morire certe parole”.

Poema de Fernando Pessoa: Quem não vê bem uma palavra, não pode ver uma alma. Foto: Lu Freitas no Flickr. CC BY-NC-SA 2.0 [10]

Poesia di Fernando Pessoa: Chi non vede bene una parola, non può vedere bene un'anima” Foto: Lu Freitas per Flickr. CC BY-NC-SA 2.0

Rui Azeredo, del blog Porta-Livros, spiega [11] come “la storia [d'amore] serva solo da pretesto per omaggiare la lingua portoghese”:

através de uma busca, por parte das suas principais personagens, dos neologismos do português. E bem encaixados no meio da história (…) surgem os neologismos, como uma aula na qual nem se repara, mas onde tudo se aprende. De Portugal a Angola, passando pelo Brasil e outros, corremos os olhos por jogos de palavras (novas e velhas, dependendo por vezes da geografia) bem lançados por Agualusa.

attraverso una ricerca, da parte dei suoi protagonisti, dei neologismi del portoghese. E ben inseriti nel mezzo della storia (…) sorgono i neologismi, come una lezione della quale non ci si accorge, ma in cui tutto si apprende. Dal Portogallo all'Angola, passando per il Brasile e altri, scorriamo gli occhi attraverso giochi di parole (nuove e vecchie, a volte a seconda della geografia) ben proposti da Agualusa.

In una recensione [12] di Milagrário Pessoal, Bruno Vieira Amaral, dal blog Circo di Lama, afferma che “le parole hanno potere, le parole sono potere”. Amaral ripubblica citazioni di Milagrário Pessoal, in  intrecci così romanzati quanto rappresentativi della storia dei paesi a cui si riferiscono, in cui la lingua portoghese funge da veicolo per pratiche politiche insubordinate, sovversive e nazionalistiche:

Palavras também são poder, política no sentido mais lato. Podem significar insubmissão, como no caso do timorense que declamava sonetos de Camões. Podem significar afirmação nacionalista, como no caso das elites brasileiras que passaram a utilizar apelidos de origem tupi. Podem significar subversão, como o colonizado que pretende colonizar a língua do colonizador para assim o dominar.

Le parole sono anche potere, politica in senso lato. Possono significare insubordinatezza, come nel caso dei timoresi che declamavano sonetti di Camões. Possono significare nazionalismo, come nel caso delle élite brasiliane che sono passate a utilizzare soprannomi di origine tupi. Possono significare sovversione, come il colonizzato che vuole colonizzare la lingua del colonizzatore per dominarlo a sua volta.

José Leitão, nel blog Inclusão e Cidadania, conferma [13]:

O romance contém pistas preciosas para uma política da língua, que merecem a atenção dos cientistas sociais, dos linguistas e dos responsáveis pela política da língua portuguesa

 Il romanzo contiene indizi preziosi per una politica della lingua, che merita l'attenzione degli scienziati sociali, dei linguisti e dei responsabili della politica della lingua portoghese.

Poema de Manuel Bandeira: A vida não me chegava pelos jornais nem pelos livros/Vinha da boca do povo na língua errada do povo/Língua certa do povo/Porque ele é que fala gostoso o português do Brasil/Ao passo que nós/O que fazemos/É macaquear/A sintaxe lusíada. Foto de Capitu no Flickr. CC BY-NC-SA 2.0. [14]

Poesia di Manuel Bandeira: La vita non mi veniva né dai giornali né dai libri/ Veniva dalla bocca del popolo nella lingua errata del popolo/ Lingua giusta del popolo/ Perché  è esso quello che parla il portoghese saporito del Brasile/ Mentre noi / Quello che facciamo/ è scimmiottare la sintassi lusiade. Foto di Capitu su Flickr. CC BY-NC-SA 2.0.

Le riflessioni dei lettori di  Milagrário Pessoal nella blogosfera hanno talvolta affrontato il controverso Accordo ortografico [15] della lingua portoghese, che vuole uniformare e convergere le ortografie usate in ogni paese di lingua portoghese. Nell'intervista per il blog Porta-Livros, Agualusa afferma:

Nunca como agora houve tanto movimento de pessoas e ideias entre todos os países de língua portuguesa. (…) E isso faz com que a língua se aproxime.

Mai come ora c'è stato tanto movimento di persone e idee tra tutti i paesi di lingua portoghese. (…) E questo fa sì che la lingua si avvicini.

Pedro Texeira Neves, di PNETLiteratura, cita un passo del libro e chiede:

«Escreve Moisés da Conceição que a língua portuguesa, sendo já africana na sua matriz, pelo demorado convívio pelo árabe, que muito a contaminou, necessita de enegrecer ainda mais, afeiçoando-se à geografia dos lugares onde estão os seus abundosos falantes. O nosso destino é o de nos engolirmos uns aos outros…» Resumindo, é pois, de algum modo, esta a temática-tese de fundo onde se inscreve a tinta ficcional deste romance. Crítica velada ao acordo ortográfico? Porque não entreler desse modo?…

Scrive Moisés da Conceição che la lingua portoghese, essendo già africana nella sua matrice, per la sua lunga convivenza con l'arabo, che l'ha molto contaminata, ha bisogno di scurirsi ancora di più, affezionandosi alla geografia dei luoghi in cui si trovano i suoi numerosi parlanti. Il nostro destino è di inghiottirci l'un l'altro…” In breve, dunque, in qualche modo, questa è la tematica o tesi di fondo su cui si basa la parte narrativa del romanzo. Sarà una critica velata all'accordo ortografico? Perché non leggere tra le righe in questo modo?…

Non trovando una risposta alla domanda, Texeira Neves afferma che “La lingua è un tesoro” e conclude:

Um tesouro guardado não numa arca estanque dos povos que dele fazem uso (portanto, que falam essa Língua, o português), antes um tesouro que na sua diversidade geográfica e crescimento contínuo mais se enriquece e inflaciona. Em suma: a identidade da língua é múltipla, e tal facto não representa senão um acrescento, jamais uma subtracção. A língua é elástica, corpo vivo que se alimenta do tempo e dos tempos. A língua é uma contínua viagem de navegação por mares a cada dia nunca antes vistos ou adentrados.

Un tesoro custodito non sotto uno scrigno impermeabile dei popoli che ne fanno uso (quindi, che parlano questa Lingua, il portoghese), ma un tesoro che nella sua diversità geografica e crescita continua si arricchisce e si allarga. In sintesi: l'identità linguistica della lingua è multipla, e questo fatto  rappresenta sempre un valore aggiunto, mai una perdita. La lingua è elastica, un corpo vivo che si nutre del tempo e dei tempi. La lingua è un continuo viaggio di navigazione per mari  mai  visti o esplorati.

" [16]

Poesia di Antonio Risério: “la nostra materia prima è la parola. La parola come suono, come significato, come pratica, come codice, come segno culturale distintivo, come cemento culturale, come storia, come oggetto, come entità mutante e mutevole”.

Paula Góes [17] ha contribuito per l'illustrazione di questo articolo. Tutte le foto sono state scattate nel Museu da Língua Portuguesa [18], a San Paolo, in Brasile.