Mentre gli occhi del mondo sono rivolti all'Egitto, rischiano di passare inosservate situazioni di crisi come quella del Gabon: le proteste in atto nel Paese centrafricano non sono riuscite ad attrarre l'attenzione dei media internazionali.
Mohamed Keita, membro del Committee to Protect Journalists (CPJ) [en, come gli altri link eccetto ove diversamente indicato], riassume le recenti vicende del Gabon, e, parlando della chiusura della prima televisione privata, TV+, si domanda se le “notizie inventate non siano usate come scusa per censurare quelle vere“:
La storia inizia con la morte di Omar Bongo Ondimba [it], Presidente del Gabon, avvenuta nel giugno 2009 dopo aver governato per oltre 40 anni. Obame, ex-ministro dell'interno, sfida il figlio di Bongo, Ali, alle elezioni presidenziali dell'agosto 2009. I due utilizzano nella campagna elettorale gli strumenti mediatici a loro disposizione: i media pubblici per Bongo, TV+ e Radio Nostalgie per Obame. [da notare anche il tentativo di Bruno Ben Moubamba, candidato indipendente, di usare la rete e i social media nella sua campagna, NdT] Ne è venuta fuori l'elezione più aggressiva e combattuta [it] nella storia del Gabon. Il giorno delle elezioni il segnale di TV+ improvvisamente scompare dai teleschermi, criminali non identificati sparano sui loro ripetitori, e le forze di sicurezza bloccano l'accesso alla sede centrale di trasmissione. Il canale televisivo ha dichiarato che per tutto il resto dell'anno la forza del loro segnale era molto ridotta, riuscendo a raggiungere solo un'area ristretta intorno alla capitale. Nel frattempo, la Corte Costituzionale ha dichiarato che Bongo aveva vinto le elezioni, e i ricorsi di Obame sono stati tutti respinti.
Malgrado ciò, il 25 gennaio, dopo più di 15 mesi dal voto, Obame ha riaperto la disputa sul voto inscenando un finto giuramento in cui si è auto-dichiarato Presidente e ha nominato anche un governo parallelo di 19 membri. La sua stazione televisiva, TV+, ha trasmesso l'evento. In risposta, il Democratic Party, il partito al governo, ha definito il giuramento “assurdo e reazionario”. Il National Union Party di Obame è stato sciolto, causando proteste e manifestazioni dei simpatizzanti. Obame, dal canto suo, si è rifugiato negli uffici del Programma per lo Sviluppo dell'ONU nella capitale Libreville.
Secondo M. Keita, la reazione esagerata del governo di Ali Bongo è in fondo sintomo di una preoccupazione più profonda: quello che prima era considerato risibile da Ali Bongo e dai suoi seguaci sembra aver provocato un grande sconvolgimento politico in questa piccola nazione centrafricana.
La strategia di Ali Bongo e della sua squadra sembra quella di ignorare completamente l'esistenza del partito d'opposizione. Sekou Oumar Doumbia, un simpatizzante, scrive infatti nella pagina Facebook di Bongo:
“Continuez de travailler et laissez les ridicules rêver.”
La situazione, però, è più complicata di quanto Ali Bongo e i suoi vogliano far credere: nell'ultima settimana si sono verificati diversi episodi di malcontento sociale. IQ4News, un magazine online che pubblica editoriali e commenti sui problemi dell'Africa, sottolinea come le proteste in Gabon “sono state ignorate dai media a causa dell'attenzione concentrata sull'Egitto.”
Manifestazioni di piazza e attacco al palazzo dell'UNDP
Grazie ad alcuni attivisti locali, tuttavia, i fatti sono stati raccontati e trasmessi attraverso i social network.
Nella capitale Libreville lo scorso sabato (29 gennaio) è stata organizzata una manifestazione. Più di 2000 simpatizzanti di Mba Obame hanno protestato contro il governo di Ali Bongo, sfidando le forze dell'ordine.
Dopo la manifestazione ci si sono stati violenti scontri tra i manifestanti di Mba Obame e la polizia di Ali Bongo. I poliziotti sono stati circondati da gruppi di dimostranti nei quartieri limitrofi al luogo della manifestazione stessa.
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Lo stesso giorno ai militari è stato ordinato di attaccare la sede dell'United Nations Program for Development (UNDP – Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo) a Libreville, dove Mba Obame e il suo governo parallelo si erano rifugiati. Camarade, un attivista gabonese, ha pubblicato sul suo blog [fr] le foto di alcune vittime dell'attacco:
La Voce del Popolo Gabonese (La voix du Peuple Gabonais LVDPG) [fr], una rete di netizen di base in Francia, riferisce che altre 2000 persone hanno manifestato lunedì 31 gennaio a Bitam [fr], nel nord del Paese. Secondo quanto riferito nel loro sito, disordini sono avvenuti in molti quartieri [fr] di Libreville il 2 Febbraio. In Atong Abè un poliziotto è stato ferito.
Franklin spiega su Twitter :
“Gabon:Crise politique:Soulèvements populaires en cours; quartiers pauvres de Nkembo, Cocotiers, Gare-routière, Atong Abè. Un blessé grave.”
Ondata di arresti di simpatizzanti e dirigenti
Negli ultimi giorni sono stati arrestati dozzina di impiegati e simpatizzanti dell'Unione Nazionale (NU), maggior partito di opposizione. Koaci.com ha pubblicato una dichiarazione del Presidente dell'Unione Nazionale [fr]:
“A 5 heures du matin plusieurs compatriotes ont été arrêtés, brutalisés et transférés au camp Aïssa (caserne du Bataillon des parachutistes gabonais), puis au camp de gendarmerie de Gros-Bouquet, avant d’être finalement gardés à vue, à partir du 28 janvier, dans les sous-sols de la Direction générale des Recherches de la Gendarmerie Nationale et ce, au mépris de la loi qui interdit toute garde à vue au-delà de 72h.”
Il ministro-ombra degli Affari Esteri, Bruno Ben Moubamba, stamattina ha riferito in un tweet il rapimento del figlio di un parlamentare gabonese, Alexis Bengone:
“Repressione & Brutalità sistematica in Gabon. Il figlio dell'ex-Primo Ministro rapito da uomini incappucciati. #revogab#egypt #tunisia #civ2010“
Alcuni pensano che il suo arresto è dovuto al fatto che gestisce il social network Gabao Res Publica [fr], attraverso il quale avrebbe incitato i giovani alla rivolta con questo articolo [fr]: “Gabon: una generazione in cerca di democrazia”.
AGGIORNAMENTO: dopo quanto riportato sopra, la situazione sembra essersi ulteriormente aggravata.
Su Koaci.com si parla di stato d'assedio non dichiarato [fr] a Libreville. Gabao Res Publica presuppone un terrorismo di Stato [fr]. Il sito della LVDPG racconta di nuovi arresti illegali [fr] e invita i cittadini a iscriversi alla newsletter via email [fr] , nel caso in cui il sito venisse oscurato. Inoltre chiama i cittadini alla mobilitazione generale [fr] prevista per il 5 febbraio. Analogo infine l'invito rilanciato in un post di Bruno Ben Moutaba [fr].