In termini politici la Giordania non può essere considerata una tessera del domino degli avvenimenti che stanno coinvolgendo la regione poiché il nostro generale discontento riguarda il nostro governo, la linea politica e il sistema mal funzionante non il re Abdullah II, a prescindere dal fatto che non condividiamo tutte le sue decisioni. C'è molto da fare, grandi sfide interne e tentativi di riforme fallite anche se è in corso una lenta evoluzione in direzione di una sincera e aperta conversazione, e questo è il lavoro che ci toccherà fare in Giordania. La Giordania preferisce gli scacchi al domino.
D'altra parte tuttavia nelle strade giordane l'opinione pubblica offre sostegno alle proteste in Egitto. La gente segue le notizie e gli eventi, e si parla parecchio dell'Egitto a diversi livelli: socio-economico, culturale e politico, e alcuni manifestano apertamente il proprio supporto. La comunità giordana attiva sui social network continua a fare il tifo, confrontarsi e amplificare le voci egiziane pro-democrazia. Quello che si percepisce e si mette in atto in Giordania è legato ad un convinto sentimento di appartenenza araba. Orgoglio arabo. L'Egitto è oggi un forte simbolo di tale appartenenza. I giordani, come altri, vogliono far parte di un nuovo e fiero mondo arabo che sia basato sulla libertà e la dignità umana.
Sono proseguite le manifestazioni di fronte all'ambasciata egiziana ad Amman, con 100/200 manifestanti di diverse estrazioni sociali pronti a sostenere le posizione degli egiziani a piazza Tahrir al Cairo e in altri luoghi nel Paese, in qualunque circostanza. Tale sostegno arriva da molti dei 500.ooo egiziani che vivono e lavorano in Giordania e sono parte integrante della forza lavoro locale. Egiziani che stanno fieramente esprimendo la loro solidarietà con i amici e connazionali attivi nelle strade egiziane..
Dina, una studentessa di architettura, racconta di una delle manifestazioni a cui ha partecipato ad Amman:
“…la gente ha persino scandito slogan in supporto della Tunisia, Yemen, Iraq, Palestina così come Sudan, affermando l'importanza di una rivolta popolare e come questo costituisca la via da seguire verso la riforma di cui tutta la regione ha bisogno.”
Ecco alcune delle foto di Dina:
Egitto, Egitto libero. Mubarak vattene.
br>Egitto, la Giordania è con te.
Ieri eravamo tunisini. Oggi siamo egiziani. Domani saremo liberi.
Aramram condivide [ar] il video sottostante di una manifestazione, insieme a slogan popolari e ai messaggi dei manifestanti giordani a quelli egiziani:
I poster propongono, in ordine di apparizione:
“Prendi nota, sono arabo”
“Basta con le promesse non mantenute”
“Ribelliamoci, arabi, l'Egitto è in rivolta”
“Uniti con i giovani egiziani”
Seguono i messaggi dai giordani agli egiziani:
“Onoriamo la grande gente egiziana. Sono sempre stati rivoluzionari dai tempi di Gamal Abdel Naser. Vi onoriamo e speriamo di vincere il regime di Mubarak. Gli egiziani sono stati oppressi e hanno a lungo tollerato un sistema corrotto. Hanno perso miliardi, hanno vissuto in povertà e disoccupazione e speriamo che ne escano vincitori, con il volere di Dio.”
“Sosteniamo il popolo egiziano, siamo tutti uniti. Ci sentiamo di condividere quello che gli egiziano stanno passando. Abbiamo una situazione di disoccupazione simile qui e tutte le dittature devono cadere, e questo è l'effetto domino.”
“Congratulazioni al popolo egiziano che ci riporta ai giorni di Abdel Naser.”
“Se lo meritano e noi siamo con loro”
“Andate avanti finché il regime di Mubarak non sarà destituito. In Giordania vi siamo vicini. Gli egiziano non hanno bisogno di supporto, siamo con loro. Il popolo egiziano è leader degli arabi.”
“Siamo con voi, continuate, non vi fermate. Vi siamo accanto fino alla fine.
“Io vi omaggio e dico di continuare la vostra rivolta, Con il volere di Dio emergerete vittoriosi e raggiungerete quello che desiderate.”
E alla fine è sbucato fuori un ombrello delle Nazioni Unite, ma solo per ripararsi dalla pioggia.