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Senegal: World Social Forum 2011: una settimana di attivismo a Dakar

Categorie: Africa sub-sahariana, Senegal, Citizen Media, Governance, Politica, Sviluppo

Dakar, la capitale del Senegal, Paese dell’Africa occidentale, si è riempita di attivisti e militanti venuti da tutto il mondo in occasione del Forum sociale mondiale [1] [it, World Social Forum, WSF], per affermare che un altro mondo è possibile. Il tono dell’ incontro tra gruppi che mettono in discussione il capitalismo e la globalizzazione l'ha dato Evo Morales, il presidente boliviano, il quale si è rivolto alla folla acclamante all'apertura dell’evento affermando che il capitalismo è agonizzante. Dichiarazione appoggiata da Ignacio Lula Da Silva, presidente uscente del Brasile, quando lunedì ha rincarato dicendo che la crisi finanziaria globale è la riprova del fallimento del capitalismo.

Attiviste per i diritti delle donne alla marcia di apertura del FSM 2011

PoliticalLeft rilancia [2] [en, come per gli altri link eccetto ove diversamente indicato] alcune delle citazioni più interessanti dei due leader latinoamericani, entrambi sindacalisti che hanno raggiunto la presidenza dei rispettivi Paesi, e sottolinea le differenze tra questo Forum e quello economico di Davos:

Mentre il Forum di Davos invita a partecipare direttori generali che dormono in alberghi a quattro stelle e sciano sulle montagne svizzere, chi partecipa al Forum sociale mondiale campeggia volentieri sui cigli delle strade o dorme ospite di gente del posto per poter prendere parte all’ incontro che viene organizzato ogni anno. Invece che con giacca e cravatta, arrivano vestiti in maglietta e con pantaloni di cotone organico, come Lula che ieri si è rivolto alla folla indossando una semplice maglietta bianca. Spesso gli interventi sono improvvisati, come nel caso dell'orgoglioso discorso proposto dal presidente boliviano Evo Morales, quando domenica ha dichiarato all’assemblea che il capitalismo è agonizzante. “Ce lo dimostra la crisi finanziaria globale. Ce lo dimostrano il cambiamento climatico e il riscaldamento del pianeta,” ha detto il primo presidente boliviano eletto da una maggioranza indigena, nel 2005.

In un’epoca in cui molti Paesi dell’emisfero nord aumentano le restrizioni per l'ingresso del crescente numero di immigrati provenienti dall’emisfero meridionale, la migrazione non poteva che essere uno dei principali temi di dibattito del Forum. Il blog della BAJI [3] informa anche sui  seminari sui movimenti migratori all’interno del continente africano [4] [it], che hanno messo a nudo le complicità tra Paesi dell’Africa occidentale e settentrionale rispetto alla violazione dei diritti dei migranti:

“I Paesi nord africani, Mauritania, Marocco, Algeria e Libia hanno siglato accordi bilaterali segreti con quelli europei, Italia, Spagna, Malta, Portogallo e Francia per svolgere la funzione della loro polizia di frontiera. I Paesi nord africani deportano regolarmente immigrati senegalesi, violandone i diritti umani. Immigrati di tutta l’Africa occidentale vengono deportati in Mali senza tenere conto della loro nazionalità. Gli immigrati sono spesso maltrattati, derubati e respinti alle frontiere. In cambio dei loro servigi i Paesi nord africani ricevono da quelli europei aiuti allo sviluppo e di tipo militare. Anche il Senegal ha siglato degli accordi con alcuni Paesi europei accettando deportare immigrati senegalesi e di dare a Frontex, l’agenzia europea per il controllo delle frontiere, completo e libero accesso a tutto il suo territorio.”

Giovedì, il blog Poverty Matters sul sito del quotidiano britannico The Guardian [5] ha raccontato che gli immigrati, piccoli pescatori e partecipanti del Forum Sociale mondiale sono scesi per le strade, riunendosi sul lungomare davanti all’ufficio della Frontex a Dakar, Senegal, per manifestare contro l’agenzia dei confini della Unione Europea:

“Gli organizzatori della protesta affermano che le pattuglie frontaliere davanti alle coste del Senegal e della Mauritania obbligano le piccole imbarcazioni a fare retro marcia verso il mare aperto mettendo a rischio gli immigrati che cercano di viaggiare verso l’Europa e i pescatori locali che dalle acque della costa traggono la loro fonte di guadagno.”

[6]

Un altro mondo è possibile. Gentile concessione di Priority Africa Network.

La questione della privatizzazione delle terre coltivabili a discapito dei produttori locali, il “land grabbing”, è stato l’altro tema dominante che ha ricevuto interesse da parte di molti, dai preti accorsi sotto gli auspici della CARITAS a famose organizzazioni non governative (ONG) tra cui Oxfam, ActionAid e La Via Campesina, i cui attivisti hanno dichiarato nel blog l’obiettivo della loro presenza al [7] Forum sociale mondiale di Dakar:

“Contadini del mondo contro la privatizzazione della terra (land grabbing): la terra deve andare a chi la coltiva e dà da mangiare al mondo,” come recita uno dei loro striscioni. Questo tema verrà discusso in numerosi seminari che La Via Campesina ospiterà per tutta la durata del forum. Via Campesina si concentrerà anche su altri temi come il cambiamento climatico, la violenza contro le donne e la necessità di proteggere le sementi dei contadini.”

Fra le discussioni e le proteste, è parso comunque che per molti dei partecipanti il livello di organizzazione del Forum non sia risultato ottimale. Si pensava che le aule dell’Università Chiekh Anta Diop potessero ospitare migliaia di attivisti, ma così non è stato. Le lezioni sono continuate normalmente e di conseguenza parecchie riunioni sono state cancellate o posticipate.

Mbong Akiy cura un blog per GreenPeace, [8] e pubblica quanto segue riguardo la prima giornata dei lavori:

“La logistica del primo giorno mi fa un pò preoccupare. Cumuli di spazzatura sono visibili  qua e là, negli spazi occupato dal Forum, mentre a alcuni stand è stato riservato un pezzo di terra battuta, ma non c'erano abbastanza sedie e tavoli richiesti dalle ONG per poter arredare gli stand.”

La disorganizzazione non ha però ostacolato la partecipazione alle attività. Ryan Schlief e Priscila Neri si sono recati a Dakar per incontrare gli alleati-chiave nella battaglia contro gli sfratti forzati e per saperne di più su come gli attivisti in giro per il mondo usano i video come strumento per la causa contro gli sfratti forzati, collaborando infine con alcuni attivisti dello Zimbabwe nella realizzazione del filmato disponibile qui [9].

WITNESS [10] e altre organizzazioni dedite alla causa della terra e dei diritti abitativi, hanno firmato una dichiarazione pubblica [11] richiedendo che si metta fine agli sfratti forzati di migliaia di persone ad Accra, capitale del Ghana. La raccolte firme è stata organizzata nel marco del Forum sociale mondiale di Dakar:

Le comunità che vivono lungo la ferrovia hanno ricevuto l’annuncio che il 21 di gennaio dovevano lasciare le loro case per fare posto alla ristrutturazione del sistema ferroviario nazionale pianificato per febbraio. È stato riportato che lo sfratto forzato potrebbe aver avuto luogo questa settimana, pregiudicando circa 25mila persone.

Il World Social Forum riceve sempre l’attenzione delle testate internazionale, sia nella fase di apertura che in chiusura, ma numerosi partecipanti hanno usato Twitter [12] e Facebook per raccontare la loro esperienza a Dakar, mentre il Panos Institute West Africa, grazie a un gruppo di giornalisti africani, ha informato dell’evento sulla stampa (un quotidiano del forum), alla radio e su un blog dal vivo [13] [fr].

Altri rilanci diretti si trovano su Thoughts of a Diné Woman [14] e D2D – World Social Forum Dakar 2011 [15], mntre la Black Alliance ha pubblicato delle bellissime foto sulla sua pagina di Flickr [16].