Il governo dell'Angola ha messo in atto una demolizione di grandi dimensioni a Lubango [it], la capitale della provincia di Huíla [it], che ha già causato 5000 sfollati [en] nella parte sud occidentale del Paese.
Durante l’“operazione” per demolire i quartieri poveri e le costruzioni anarchiche nel comune di Lubango [pt, come gli altri link eccetto ove diversamente indicato] non solo si è assistito alla violazione dei diritti umani di coloro che sono stati direttamente vittime dell'operazione, ma anche dei giornalisti che seguivano la notizia e hanno testimoniato di essere stati oggetto di soprusi. Il vuoto di informazioni su ciò che sta succedendo, al di là dei proclami che dichiarano si stia facendo “pulizia per poi costruire aree di interesse pubblico”, è stato riempito dalle notizie lanciate dai citizen media e dalle informazioni provenienti dalla società civile e dalle organizzazioni religiose.
Una volta ricostruita questa sorta di puzzle attraverso le notizie fornite da diversi blog, l'immagine che prevale sulle conseguenze sociali delle demolizioni è tragica. Luiz Araújo riassume sul blog Angola Resistente :
Desânimo, suicídio, falência dos pequenos negócios de sobrevivência, frustração por não verem cumpridas as promessas de apoio ao realojamento, impossibilidade de prosseguir estudos são efeitos previsíveis do desalojamento e deslocação forçada que têm autores e que devem ser responsabilizados por esses crimes, pois afinal são isso mesmo, CRIMES.
Sul blog Folha8, un articolo di Kuiba Afonso & Arlindo Santana racconta il contesto storico della migrazione a Lubango:
Por ocasião do reatamento da guerra depois das eleições fracassadas de 1992, muita gente foi obrigada a fugir das suas terras de origem por razões óbvias de sobrevivência. A cidade do Lubango não escapou às consequências dessas efémeras transumâncias humanas e viu-se a braços com a chegada de muita gente vinda das cidades, bualas e outros centros urbanos do sul do país.
Quasi due decenni più tardi, Lubango non è più un rifugio per coloro che sono diventati i senza tetto di Lubango:
Os bulldozers continuaram sob olhar indignado de muitos cidadãos, que a guerra trouxe a cidade do Lubango em busca de segurança, mas transformadas pelas instituições estatais em cenário de violações dos direitos fundamentais do homem, consagrados na Constituição e Declaração Universal. A guerra terminou há oito anos.
Luis Samacumbi, sul sito Pambazuka news, ha scritto sull’ inizio della paura e del panico a Lubango:
Le demolizioni sono iniziate il 6 marzo del 2010. Il giorno successivo tutto era immerso nella polvere. Era la polvere delle case abbattute il giorno precedente.
Il risultato delle demolizioni di marzo lungo la linea ferroviaria a Lubango, che ha provocato migliaia di sfollati verso Tchavola, a 10 km dal centro della città, è stato drammatico. Oltre alle “tensioni e ai conflitti fra la popolazione locale e i nuovi arrivati” causati probabilmente dalla cessione di campi di proprietà di gente del posto ai nuovi “arrivati”, Gil Gonçalves del blog Universidade, ha scritto sulle morti:
Várias fontes falam de 7 mortes no total, sendo uma criança que caiu do camião que transportava pessoas desalojadas, uma criança que foi atropelada por carros do Governo que fugiam o apedrejamento de populares no bairro Canguinda, no Domingo, dia 7, um adulto que desmaiou aquando da demolição da sua casa e acabou por morrer hoje no hospital Central. Entretanto, a família do finado já está na Tchavola, lugar onde está a ser depositada a população desalojada, mas não tem lugar para fazer o óbito. Outras pessoas que morreram incluem crianças que teriam ficado numa das casas demolidas .
Secondo un articolo pubblicato sul portale A Pátria (La patria), il governatore di Huila, Isaac dos Anjos, ha affermato che le famiglie le cui case sono state distrutte dovrebbero comprare i terreni, ma la gente gli ha risposto che “non è facile costruire” senza soldi né materiali. Ninguém [Nessuno] commenta:
É louvável que se faça infra-estruturas num país pós guerra,mas desde que seja de uma maneira mais coerente, responsável e razoável para com a população e não esses desalojamentos que fazem como se as pessoas fossem apenas cães rafeiros ou mesmo objectos descartáveis!!!! Seria muito melhor, se o governo fizesse um aviso previo(com dois anos de antecedencia) e antecipadamente [reunisse] condicoes financeiras suficiente para que as pessoas construam suas novas casas para terem onde ficar quando tiverem que abandonar o espaco precisado pelo governo.
A settembre, “la palla demolitrice è ritornata a volare sulla città di Lubango”.
L'opera di costruzione lunga 50 metri che si estende lungo una delle sponde del fiume Mukufi, nel centro della città, ha colto di sorpresa “molte famiglie le cui case non erano state indicate nel gruppo di quelle da demolire, ma che hanno visto invece abbattersi la palla della gru sulle loro abitazioni senza essere state avvertite” nei quartieri di Lucrécia, Comercial, 14 de Abril e Favorita.
Un articolo non firmato condiviso dal Centro per lo sviluppo e la cooperazione con l'Angola, sostiene che “la scia di distruzione si può paragonare solo ai danni inflitti a Haiti dalle forze della natura”:
Desolação, lágrimas e frustração a mistura marcam, desde quarta-feira, a vida de perto de duas mil famílias desalojadas pelo governo da província da Huíla, em Angola, seis meses de pois das primeiras três mil vítimas de demolições forçadas, em Março 2010, continuarem em condições precárias na zona da Tchavola.
Lo stesso articolo sostiene che “i bambini, i più anziani, i disabili e le donne incinta sono stati trasferiti senza alcun tipo di risarcimento in un posto chiamato Tchumucua, dove non esistono scuole, postazioni sanitarie né acqua potabile” e che “alle famiglie degli sfollati è stato dato uno spazio di 92 metri quadrati, dove sono stati obbligati a ricominciare da capo, attraverso un processo di costruzione diretta [dal governo], senza nessun tipo di aiuto materiale da parte dello stesso”.
Secondo il sito web di Voice of America, le conseguenze delle inumane condizioni offerte alla popolazione di Huila, e la frustazione causata dalle inaccettabili politiche di rialloggio in condizioni deplorevoli, stanno causando ogni settimana morti tra i più anziani e i bambini, lasciati indietro durante le demolizioni, e hanno già causato il suicidio di quattro giovani a Tchavola e Tchimucua.
Ci sono tutte le condizioni perchè nel 2011 la tragedia continui a causa del rilancio di una nuova fase del progetto.
La blogosfera prevede che altre venti case del quartiere di Rangel “verranno abbandonate al loro destino”, una chiesa costruita nel 1948, e l’edificio del 4 Cine. L'associazione dei 4 Cine Residents teme che verranno lasciati sulla strada, dato che le alternative che gli sono state proposte lasciano molto a desiderare:
«É uma mata fora, sem água, sem energia eléctrica nem estrada de acesso. (…) dizem que estão a preparar tendas para preparar o nosso desalojamento, para uma área sem nenhuma condição de habitabilidade».
Il blog Folha8 conclude:
Dizer que todos estes atentados à dignidade se perpetram numa repetição de actos de despejo cometidos “éne” vezes desde que Angola é independente, já se tornou ladainha de pessoas que acreditam num futuro de Angola em que as coisas melhorarão, o que não passa de um simples acto de fé, à maneira de crentes que rezam para que Deus os tire da miséria. Com um pseudo-governo, a agir deste modo, nunca mais!
Avvertendo sulle dimensioni effettive delle demolizioni, Jacques Arlindo dos Santos, dell'associazione Chá de Caxinde, ha lanciato una petizione. Rivolgendosi al Presidente del Parlamento, si è appellato al rispetto dei “sacri diritti di cittadinanza” contro “l'arcaica spinta a demolire case in varie città del paese”.
OMUNGA, una ONG (il cui nome significa “Unione” in lingua Umbundo), dal 2010 si appella al governo affinché si adoperi per “rispettare la costituzione dell'Angola e gli altri trattati sui diritti umani”. Durante le demolizioni di marzo aveva chiesto al Parlamento di creare urgentemente una commissione [per indagare e valutare] le reali dimensioni delle demolizioni in corso e ha chiesto al Presidente José Eduardo dos Santos [it] di cessare immediatamente le attività finchè “non siano messe in atto tutte le necessarie precondizioni per azioni di questo tipo”.