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Argentina: 35 anni dopo il colpo di Stato militare: “Nunca Mas!”

Categorie: America Latina, Argentina, Citizen Media, Diritti umani, Protesta, Storia

Trentacinque anni dopo il colpo di Stato [1] [it] del 24 marzo 1976, il Paese lo ha ricordato con diversi eventi. Una delle  celebri frasi legate all'occasione che riassume quegli eventi  è del procuratore generale Strassera, pronunciata durante l'iter legale con la giunta militare: “Nunca Mas” [2] [es, come gli altri link eccetto ove diversamente indicato] (Mai più):

Señores jueces: quiero renunciar expresamente a toda pretensión de originalidad para cerrar esta requisitoria. Quiero utilizar una frase que no me pertenece, porque pertenece ya a todo el pueblo argentino. Señores jueces: ¡nunca más!

Spettabili giudici: desidererei rinunciare espressamente ad ogni pretesa di novità al fine di concludere questo interrogatorio. Voglio utilizzare un’espressione che non mi appartiene in esclusiva poiché è dell’intera popolazione argentina: mai più!

Nel 2006, quando il 24 marzo è stato dichiarato festa nazionale, si sono scatenate accese controversie poiché  l’appellativo “festa nazionale” è associato ad un giorno gioioso. Al proposito David Rey11 [3] [es] commenta nel suo blog:

Lo que va en contra de toda norma del castellano y, asimismo, del sentido común, es que se erija como feriado (repito, “día festivo”) una jornada cuyo saldo histórico sea, supuestamente (según los mismos impulsores), para lamentar, repudiar, marchar, atacar, denostar… El claro ejemplo de esto lo resume el “feriado” del 24 de Marzo

Ciò che si autodefinisce festa nazionale (ripeto, “giorno di festa”) va contro la norma castigliana e in quanto tale contro il senso comune, un percorso il cui equilibrio storico è apparentemente (secondo le stesse forze che lo hanno generato) legato all'idea  di lamentela, ripudio, movimento, attacco, insulto… la “festività” del 24 marzo rappresenta un chiaro esempio di questa contraddizione.

Il blog di Luis Maria Mariano [4] informa che quando l’ex Presidente  Néstor Kirchner [5] [it] ha presentato il progetto (di festività nazionale), c’è stata una forte resistenza al passaggio della legge.

Varias organizaciones defensoras de los derechos humanos, habían planteado su resistencia porque consideraban que “feriado” es sinónimo de día festivo y en cuando al golpe militar, hay que recordarlo con “dolor, reflexión y lucha”.

Varie organizzazioni in difesa dei diritti umani si sono opposte, poiché erano convinte che  “festa nazionale” fosse sinonimo di festività, e invece un colpo di Stato militare va ricordato in relazione al “dolore, riflessione e lotta” che lo hanno caratterizzato.

Nel 2006 anche Ruben Kotler [6] commentava in rapporto a quella che era stata dichiarata festa nazionale:

Cuando la semana pasada el gobierno nacional decretó que el 24 se convertiría en un día feriado, cierto escalofrío recorrió mi cuerpo.

La scorsa settimana, quando il governo nazionale ha decretato il 24 marzo una festa nazionale, ho provato un brivido lungo la schiena.

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Le madri di Plaza de Mayo; foto di Laura Schneider

Sono già trascorsi cinque anni da tale decisione,  e quest’anno, oltre a Giovedì 24 Marzo 2011 la festa è stata estesa anche al giorno successivo, Venerdì 25. Ciò ha fatto riaffiorare la controversia. Il blogger Tucumano in London [8] si esprme così:

Esta fecha que debería recordarnos lo que “nunca más debería pasar en Argentina”, hoy se ve totalmente desdibujado con un fin de semana largo no laboral para favorecer el turismo.

Il giorno che dovremmo ricordare come un monito, tipo “in Argentina questo non succederà mai più”, oggi è rappresentato sotto una luce completamente annebbiata, con un lungo fine settimana utile solo a favorire il turismo.

Tuttavia, non tutti i blogger sono d’accordo. Agustina Trinidad [9] scrive:

Hoy para muchos es un día que nadie puede olvidar y que cada persona que nace se va enterar, porque como me dijo ayer alguien, “Quien olvida su memoria, esta condenado a repetirla”

Per molti oggi è un giorno che non si può dimenticare e, come mi ha detto qualcuno ieri, chiunque scoprirà che “colui che dimentica ciò che è stato, è condannato a ripetere gli stessi errori.”

Allo stesso modo Maria Claudia Cambi [10] racconta la storia di Manuel, il figlio di un uomo scomparso che ne ha, alla fine, scoperto la vera identità:

Es día de reflexionar sobre la Memoria, la Verdad y la Justicia, sobre las historias épicas y sobre la grandeza de las historias mínimas, individuales.

Questo è un giorno di riflessione sulla memoria, la verità e la giustizia, una giornata che ci ricorda grandi storie, ma anche la grandezza delle piccole cose, delle storie individuali.

A Buenos Aires, vaste folle si sono riunite per ricordare l'evento in diversi modi, come mostrato nelle foto di Ezequiel Kopel [11], Alejo Costa [12] e Patricio Murphy [13] [en] su Demotix. Altre manifestazioni hanno avuto luogo anche altrove, ad esempio nella città di Rosario [14]. Nella strada di Scalabrini Ortiz, in presenza del governatore di Sante Fe [15] [it] e del sindaco di Rosario, ha avuto luogo la tradizionale cerimonia di piantare degli alberi,  nello stesso luogo dove un tempo si riuniva la delegazione delle Madri di Plaza de Mayo [16].

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La "festa" del 24 marzo. Piantare alberi a Rosario. Foto: Laura Schneider

Nel pomeriggio molte persone hanno marciato da piazza San Martin, di fronte al Museo della Memoria, fino [18] al monumento nazionale alla bandiera [19] [it], con gente che rappresentava diverse generazioni e unendo quanti hanno vissuto durante la dittatura militare argentina con altri che l’hanno conosciuta solo sui libri di storia.

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Manifestazione nella città di Rosario. Foto: Laura Schneider