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Argentina: Giudice riconosce il genocidio degli armeni

Categorie: America Latina, Argentina, Citizen Media, Etnia, Relazioni internazionali

Il primo aprile 2011 il Giudice Federale dell'Argentina, Norberto Oyarbide [1] [es, come tutti link tranne ove diversamente segnalato], ha emesso una sentenza storica in cui si accusa lo Stato turco di aver commesso il crimine di genocidio [2] [it] ai danni del popolo armeno.

Secondo quanto riferisce il sito Miradas al Sur [3], la causa ha avuto inizio nel 2000 sulla base dell'istanza presentata dal notaio Gregorio Hairabedian:

La causa se inició a raíz de la demanda presentada en diciembre de 2000 por el escribano Gregorio Hairabedian, descendiente de armenios asesinados, quien pidió que se investigue por la suerte de 50 familiares directos en la provincias armenias (vilayetos) de Palú y Zeitún, en poder del entonces Imperio Otomano.

A esta querella se sumó luego la colectividad armenia de Buenos Aires por la matanza de población armenia en las provincias de Trebizonda, Erzerum, Bitlis, Diarbekir, Jarput y Sivas, que de acuerdo a estimaciones históricas costó la vida a un millón y medio de armenios en el primer genocidio del siglo XX.

La causa è iniziata per via dell'istanza presentata a dicembre del 2000 da parte del notaio Gregorio Hairabedian, discendente di armeni assassinati, il quale ha chiesto che si investigasse sulla sorte di 50 suoi familiari diretti nelle province armene (vilayet) di Palú e Zeitún, all'epoca sotto il controllo dell'Impero Ottomano.

A questa denuncia si è aggregata in seguito la comunità armena di Buenos Aires con riferimento al massacro della popolazione armena nelle province di Trebisonda, Erzerum, Bitlis, Diarbekir, Jarput e Sivas; secondo valutazioni storiche, costò la vita ad un milione e mezzo di armeni, e può essere definito il primo genocidio del XX secolo.

Il sito Genocidio Armenio [4] riferisce i fatti che hanno portato alla dichiarazione di genocidio:

Del 23 al 24 de Abril de 1915 fueron detenidos, deportados a Anatolia y asesinados unos 650 dirigentes armenios de Constantinopla. A partir de entonces, se dio la orden de deportación de la población civil, desde las zonas de guerra en el Cáucaso, hacia los centros de reinstalación, en los desiertos de Siria y Mesopotamia.

El mismo esquema de arresto y asesinato de los líderes y de los hombres mayores de 15 años, así como la deportación del resto de la población -mujeres, ancianos y niños-, hacia los desiertos de Siria, se repitió en todos las localidades armenias.

In Anatolia, dal 23 al 24 Aprile del 1915 furono detenuti, deportati e assassinati circa 650 dirigenti armeni di Constantinopoli. A partire da allora, si diede l'ordine di deportazione della popolazione civile dalle zone di guerra nel Caucaso ai centri di reintegrazione, nei deserti della Siria e della Mesopotamia.

Lo stesso schema -arresto e uccisione dei leader e dei maschi con più di 15 anni e deportazione di donne, anziani e bambini nei deserti della Siria- si ripetè in tutte le località armene.

Il testo prosegue:

Esta larga marcha, que para muchos fue el camino hacia la muerte, era acompañada de violaciones, torturas y robo de lo poco que llevaban consigo los deportados. Los pocos que lograron sobrevivir, fueron trasladados a distintos puntos del Medio Oriente donde el hambre y las epidemias hicieron su parte.

Los hechos descriptos fueron encuadrados dentro del concepto de GENOCIDIO. Este término fue creado por Raphael Lemkin y aplicado por primera vez durante el juicio a los principales responsables del crimen contra los judios, durante la Segunda Guerra Mundial.

Questa lunga marcia, che per molti è diventata un cammino verso la morte, veniva accompagnata da violenze, torture e furti di quel poco che i deportati portavano con sè. Quei pochi che riuscirono a sopravvivere furono trasferiti in diversi punti del Medio Oriente, dove la fame e le epidemie fecero il resto.

I fatti descritti sono stati racchiusi nel concetto di GENOCIDIO, termine coniato da Raphael Lemkin e usato per la prima volta durante il processo ai principali responsabili del crimine contro gli ebrei, durante la Seconda Guerra Mondiale.

Vale la pena di sottolineare che l'Argentina fu meta di un rilevante afflusso di immigrati in fuga dal genocidio, i discendenti dei quali hanno conservato costumi e tradizioni riunendosi nelle varie entità che formano la Comunità Armena. E’ quanto riporta il sito Armenios On Line [5]:

Actualmente la colectividad armenia de la Argentina se estima que cuenta con aproximadamente de cien a ciento veinte mil armenios. Se han establecido siete escuelas armenias, siete iglesias armenias, también iglesias católicas y Evangélicas armenias, funcionan dos diarios, tres audiciones radiales, varias organizaciones políticas, grupos de beneficencia, clubes sociales, deportivos, restaurantes, grupos culturales como ser coros, grupos de danzas folklóricas armenias, grupos de teatro, bandas musicales, numerosas agrupaciones juveniles y también funcionan tres agrupaciones scout, y otros.

Attualmente si stima che la comunità armena in Argentina conti approssimatamente tra le cento e le centoventimila persone. Sono state fondate sette scuole armene, sette chiese armene, sia Cattoliche che Evangeliche, sono attivi due quotidiani, tre stazioni radiofoniche, varie organizzazioni politiche, gruppi di beneficenza, circoli sociali e sportivi, ristoranti, gruppi culturali come cori, compagnie di danza folkloristiche e teatrali, bande musicali, numerosi gruppi giovanili oltre a tre gruppi scout, e altro ancora.
Memorial del genocidio in Armenia [6]

Immagine di Pablo Flores (pablodf), caricata su Flickr e utilizzata con licenza Creative Commons BY-NC-ND 2.0

Riscoprire le proprie radici e costumi, far rivivere le tradizioni che affiorano dai racconti familiari è da sempre il sogno di Valeria Cherekian, argentina di nascita ma di origine armena. La blogger racconta la sua esperienza su Birth Right Armenia [7]:

Cuando pienso en las razones y los sentimientos que motivaron mi viaje a Armenia para trabajar como voluntaria recuerdo a mis abuelos: Nazik y Meguerdich Cherekian y Lusin y José Dadourian. Mis abuelos me enseñaban canciones armenias, que cantábamos todos juntos en cada entrañable reunión familiar… Así crecí, entre libros de escuela, historias que mis abuelos contaban y canciones que nos acercaban a la madre patria… Entre el idioma de mi sangre y el idioma de mi barrio, entre la escuela armenia y la universidad de Buenos Aires… Si me preguntan, soy armenia y argentina. Probablemente en ese orden.

Quando penso alle ragioni e ai sentimenti che hanno motivato il mio viaggio in Armenia per lavorare come volontaria, il ricordo va ai miei nonni: Nazik e Meguerdich Cherekian e Lusin e José Dadourian. Sono stati loro a insegnarmi le canzoni armene che cantavamo tutti insieme durante le consuete riunioni familiari… E’ così che sono cresciuta, tra libri di scuola, storie che mi raccontavano i miei nonni e canzoni che ci avvicinavano alla madrepatria… Tra la lingua del mio sangue e quella del mio quartiere, tra la scuola armena e l'università di Buenos Aires… Se qualcuno me lo chiede, sono sia armena che argentina, probabilmente in quest'ordine.

Poiché la Comunità Armena d'Argentina [8], formata per lo più da discendenti di terza o quarta generazione delle vittime del genocidio, vanta numeri importanti, le dichiarazioni e le prove presentate hanno permesso di avviare l'istanza avanzata dal notaio. Sul blog El Magna [9] di Lic. Baleno si possono esaminare alcune delle dichiarazioni, presentate dai discendenti armeni, servite come base testimoniale per la sentenza. A sua volta, sul sito de El Argentino.com [10] è stato pubblicato il testo della sentenza, intitolata “L'accertamento dei fatti storici conosciuti come il genocidio del popolo armeno – anni 1915/1923 [10].”

La lettura della sentenza da parte del Giudice Oyarbide è visibile in un video su YouTube. [11]

Le reazioni della Turchia non si sono fatte attendere, come riporta il periodico La Voz [13]:

Turquía fustigó ayer el fallo del juez argentino Norberto Oyarbide en el que dictaminaba que el gobierno del país euroasiático cometió genocidio en contra de armenios durante la Primera Guerra Mundial.

Según el ministro de Relaciones Exteriores de Turquía, Ahmet Davutoglu, ese fallo “es un ejemplo de cómo los nacionalistas extremos pertenecientes a la diáspora armenia abusan de los sistemas legales”.

Ieri la Turchia ha condannato la sentenza del Giudice argentino Norberto Oyarbide in cui si affermava la responsabilità del Governo del Paese euroasiatico nel genocidio degli armeni durante la Prima Guerra Mondiale.

Secondo il ministro degli Affari Esteri turco, Ahmet Davutoglu, questa sentenza “è un esempio del modo in cui i nazionalisti estremi appartenenti alla diaspora armena abusano dei sistemi giuridici”.