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Asia meridionale: reazioni alla legge francese anti-burqa

Categorie: Asia meridionale, Bangladesh, Bhutan, Francia, Pakistan, Citizen Media, Diritti umani, Donne & Genere, Governance, Legge, Religione

Il recente divieto su burqa e niqab, (tipi di velo islamico [1]imposto dalla Francia [2] [en, come tutti gli altri link, eccetto ove diversamente indicato], ha dato adito ad una serie di reazioni nelle varie blogosfere di tutto il mondo. La nuova legge, nota come “legge che vieta la copertura del volto nei luoghi pubblici [3]” [fr], non è esplicitamente anti-burqa, ma di fatto è pensata per musulmani e Islam.

Alcuni blogger dell'Asia meridionale hanno affrontato l'argomento ed espresso le proprie opinioni.

Bangladesh

Sul sito Technology Of The Heart, Sadiq Alam fornisce [4] alcuni retroscena del divieto sul burqa in Francia e della legge del 2004 che impedisce di indossare simboli e capi d'abbigliamento tipici di una determinata religione nelle scuole pubbliche. Scrive il blogger:

La maggior parte degli studenti islamici dichiara che il burqa NON è nè obbligatorio nè indispensabile, c'è però chi è convinto che indossare il velo significhi portare rispetto alla propria religione. Numerosi leader musulmani hanno espresso il proprio parere al riguardo: non approvano né il velo, né tanto meno il divieto. [..]

Grazie alla tolleranza mostrata dalle varie culture che hanno accettato e accolto la religione islamica, i diversi codici di abbigliamento preesistenti e il senso di pudore sono entrati a far parte della tradizione musulmana e devono essere considerati come elementi culturali più che religiosi. Vestirsi in modo modesto è possibile indipendentemente dalla cultura, dalla razza o dalle usanze tipiche di qualsiasi terra o nazione.

Infine, Alam si pronuncia sul divieto del burqa in Francia:

Dal punto di vista islamico è abbastanza comprensibile che il burqa sia concepito non necessariamente come un obbligo religioso, ma come un'antica tradizione di tipo culturale. Avendo istituito un divieto però, la situazione cambia: il velo diventa qualcosa di inquietante, qualcosa che mette a repentaglio la libertà individuale. Uno Stato o una nazione che impone ai propri cittadini cosa potere o non potere indossare, nega i valori civili e democratici, quei valori tanto sostenuti dalla repubblica francese.

[5]

Donne musulmane protestano per il divieto della Francia sul burqa davanti all'ambasciata francese a Londra. Copyright Demotix.

Bhutan
La giornalista e blogger Dipika, dopo aver esaminato la questione, scrive: [6]

Forse ci sono donne che non vogliono più sentirsi costrette a indossare il velo per tutta la vita che ora gioiscono in silenzio per aver ricevuto questa possibilità.

Riflettendo ancora un pò, sono giunta alla conclusione che questa legge è ingiusta. Credo che essa si basi sul presupposto che le donne non vogliano portare il velo e che siano i loro uomini a costringerle. Ma la mia è solo una supposizione. Sono sicura che ci sono moltissime donne musulmane in Francia: alcune non vorrebbero indossare il velo ma sono costrette dalle famiglie, mentre altre per quanto possa sembrare inconcepibile, sono libere di decidere se portarlo o meno. Se una donna single decidesse di mettere il burqa, in Francia può farlo. È ingiusto che esista una legge che nega questo diritto.

Infine, conclude dicendo:

Qualsiasi tipo di divieto che viola la libertà individuale è ingiusto: quello del velo in Francia così come quelllo sulla vendita di tabacco in Bhutan.

Pakistan

Raza Habib Raja scrive su Pak Tea House [7]:

il divieto apre un nuovo dibattito filosofico sui concetti di tolleranza religiosa, libertà, laicità e liberalismo. Il continuo dibattito tra laici e liberali mi interessa particolarmente, ci sono parecchi valori che entrano in gioco e di cui si dovrebbe discutere. [..]

Il secolarismo [8] [it] deve diventare un tutt’uno con la libertà religiosa e la tolleranza, solo allora potrà raggiungere la sua forma più autentica. Il tipo di laicità che vige in Francia non renderà mai popolare il concetto di secolarismo e non può reggere in una società pluralistica. Piuttosto accentuerà ulteriormente la confusione che, ormai da tempo, ruota attorno al termine laicità.

Per concludere, Sadiq auspica [4] che questo divieto possa generare degli effetti positivi:

L'effetto somma del divieto del burqa probabilmente porterà a dei vantaggi, favorendo l'integrazione e costringendo i musulmani, che in Europa tendono a vivere sotto una sorta di campana di vetro, a capire a fondo le proprie usanze, a educare sé stessi e ad imparare a distinguere il bagaglio culturale dagli insegnamenti autentici o dai costumi. Tutto ciò darebbe loro la possibilità di diffondere la propria ideologia e di convincere le altre culture che praticare l’Islam non vuol dire appartenere ad una cultura monolitica.